“Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Anche papa Francesco (Udienza generale, 19 novembre 2014) ha ricordato che il principio della vocazione universale alla santità è un grandioso dono ricevuto da Dio per tutti, dove quel “tutti” non esclude nessuno, tanto meno le persone con inclinazione omosessuale, figli di Dio esattamente come tutti gli altri.
Proprio per raggiungere questo obiettivo, nel 1980 l’allora arcivescovo di New York, il servo di Dio Terence Cooke aveva istituito Courage, un apostolato della Chiesa Cattolica, che offre accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso ed ai loro cari, ora attivo in 15 paesi, fra cui anche l’Italia, dal 2012.
Intorno a questa iniziativa interamente spirituale si è alzato di recente un insolito polverone mediatico sulla stampa della città di Reggio Emilia (dove Courage opera da almeno un anno) intorno a tematiche che riguardano la psicologia e che quindi nulla hanno a che vedere con lo spirito e il fine di questo apostolato. Smentito facilmente (si veda il Comunicato di Courage e l’articolo apparso sull’Avvenire del 13 dicembre) un giornalista dell’Espresso che aveva affermato che Courage praticava tecniche terapeutiche riparative, è intervenuto successivamente l’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna con un insolito fuori campo, rimproverando a Courage di proporre la virtù della castità.
“Ogni battezzato è chiamato alla castità”, dichiara il Catechismo della Chiesa Cattolica. La castità, nelle sue varie forme, costituisce l’architrave dell’etica sessuale ed “esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale” (CCC 2337). La virtù della castità diventa, in questo modo, un tendere, un obiettivo da conquistare e riconquistare, non certo solo per chi ha inclinazione omosessuale ma da parte di tutti i cristiani, con la grazia di Dio e con il sostegno di iniziative pastorali specifiche, come quella proposta da Courage, che è una forma di auto aiuto, dove è particolarmente importante l’aspetto della condivisione della testimonianza e della comunione fraterna insieme ad un’appropriata catechesi. Le dichiarazioni dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, nella loro parzialità, finiscono per costituire un’offesa alla libertà di espressione religiosa e lasciano il sospetto che nella loro organizzazione non ci sia posto per l’antropologia cristiana.
Resta da rispondere a due domande: se chi ha inclinazioni omosessuali è un figlio di Dio esattamente come tutti gli atri, se la virtù della castità è un obiettivo per tutti i cristiani, perché istituire un programma di sostegno spirituale dedicato specificatamente a loro, come Courage? Se il cammino spirituale è uguale per tutti, è indubbio che la condizione in cui ci si trova comporta un diverso percorso nel conseguire il proprio obiettivo di santità. Chi è sacerdote o chi ha fatto una scelta di vita consacrata, agisce in modo diverso da un fedele laico, che ha l’obiettivo di costituirsi una famiglia e di operare nel mondo. Allo stesso modo, chi ha inclinazioni omosessuali santificherà se stesso e gli altri privilegiando l’amicizia e la dedizione al prossimo, con il sostegno di organizzazioni come Courage.
La seconda doverosa risposta scaturisce dal dibattito mediatico sorto a Reggio Emilia e che riguarda l’impiego del metodo “dei dodici passi” adottato da Courage nei suoi incontri, a somiglianza di quello impiegato nelle riunioni degli Alcolisti Anonimi, che ha finito per far attribuire a Courage, da parte di alcuni commentatori, la pretestuosa volontà di assimilare l’omosessualità a una forma di dipendenza.
Il programma di iniziative pastorali nei confronti di persone con inclinazione omosessuale, come risulta evidente nel sito di Courage Italia (www.courageitalia.it), è finalizzato al conseguimento dei cinque obiettivi dell’associazione (castità, servizio, fratellanza, amicizia e testimonianza) ed è proprio per conseguire questi obiettivi che è stato adottato il metodo dei dodici passi, che sviluppa un percorso tutto spirituale, dove l’unico male da contrastare è quello del peccato. Ne è una dimostrazione il fatto che lo stesso programma è stato scelto da Madre Teresa di Calcutta per la formazione delle sue Missionarie della Carità.
Per ogni persona con inclinazioni omosessuali Dio ha riservato una speciale vocazione come figlio di Dio al dono di sé : sta a lui scoprirla, con l’aiuto di movimenti come Courage che si pongono in suo aiuto per tale ricerca. C’è solo da auspicare che queste iniziative si moltiplichino anche in Italia. I malintesi che si sono creati sono derivati sicuramente da una mancanza di approfondimento sul tema ma anche da una crescente intolleranza nei confronti di chi cerca la propria vocazione di fede. Documentari-interviste come The third way o Desire of the everlasting hills disponibili su Internet e film come Dio esce allo scoperto, attualmente in programmazione in Italia, offrono interessanti esempi di uomini e donne con inclinazione omosessuale che hanno trovato la “loro casa” nella Chiesa cattolica.
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La presenza di “Courage” a Reggio Emilia: una grande opportunità
Al centro di una polemica per il presunto, poi smentito, utilizzo delle “teorie riparative”, questo apostolato, nato nel 1980, per iniziativa dell’allora arcivescovo di New York, accoglie gli omosessuali e propone loro la virtù della castità