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ZENIT - HSM

La grotta che capovolge la creazione! Buon Natale

Gesù nasce sempre e rinnova la Sua venuta attraverso il nostro agire

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Non si può in queste feste natalizie non fermarsi un attimo, per meditare sul soprannaturale significato di quanto avvenne, oltre duemila anni addietro, in una delle tante grotte di Betlemme, rifugio naturale dei pastori del luogo. In quella dove nasce il Salvatore, non c’è povertà; c’è a pieno titolo un vero capovolgimento della creazione. Cambia il cammino dell’uomo sulla terra. In una puntuale e articolata riflessione sul Natale, il teologo mons. Costantino Di Bruno, tra l’altro, scrive: “In quella grotta c’è una nuova creazione. C’è una creazione al contrario. C’è tutto l’universo che ritorna al suo Signore per il cuore della Madre di Dio. Non è un evento puramente morale, una scelta di umiltà, semplicità, libertà dai condizionamenti degli uomini. È invece un evento altamente teologico, che naturalmente comporta un aspetto morale”. Una lettura forte che scuote il cuore di credenti e non, permettendo ad ognuno di cogliere fino in fondo il vero significato del più grande mistero che mai abbia accompagnato la storia dell’Umanità. Il sacerdote continua: “L’evento teologico consiste nello scambio operato da Maria e dal Padre celeste. Il Padre celeste dona a Maria il suo Figlio Unigenito. Per opera dello Spirito Santo, Maria lo fa divenire sua carne, suo sangue, suo vero figlio. Come suo vero figlio lo dona alla luce e appena dato alla luce, lo dona al Padre, come albero della nuova vita, come cibo e alimento di vita eterna, perché ogni uomo possa ritornare in Lui e per Lui al Padre”. È a questo punto che il religioso ci regala l’aspetto più “affascinante” che avvolge, nel suo insieme, ogni angolo di quel misero rifugio in cui Gesù emana i suoi primi vagiti: “È lì che si vive tutto il mistero della Croce. Anche al Golgota è Maria che offre al Padre, in quanto Madre, il Figlio suo per la redenzione del mondo. Il Figlio è suo ed è Lei che deve offrirlo. Cristo si offre attraverso la sua offerta”.

La grotta non può non essere vista con questa verità di fondo, perché si rischia di non “gustare” il Natale, rendendolo intimamente sterile; anche se colorato, musicato, ben accompagnato, ricco di tavole imbandite e baci e abbracci che, dopo l’Epifania, in moltissimi casi, rimarranno solo una sorprendente e ben riuscita scena teatrale. La domanda delle domande, a questo punto, non può che essere una! Oggi l’uomo chiede in verità Cristo alla Chiesa? Dinanzi alla attuale e strisciante deriva sociale, non è difficile affermare, anche se con sofferenza, che questo mondo non sa che farsene di Cristo! La direzione intrapresa va verso un traguardo di mera mondanità. È perciò necessario descrivere le cose per come si presentano, non certo per sollecitare la sfiducia, ma per capire fino in fondo di quale svolta abbia bisogno l’Umanità, per inaugurare una nuova stagione di luce. La missione di Papa Francesco, nonostante le mille insidie giornaliere, va verso l’orizzonte evangelico ed ogni credente ha il compito e il dovere di sostenerla e amplificarla. L’uomo spesso punta invece la sua attenzione solo ai suoi bisogni corporali, dimenticando la più naturale e necessaria “raccomandazione” che gli sia stata mai affidata. Nessuno ricorda che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. Il Natale non va pertanto vissuto come tradizione. Il Natale è la novità! Gesù non è nato e basta! Lui nasce sempre e rinnova la Sua venuta attraverso il nostro agire. Se quest’ultimo viene solo dall’uomo, il Natale non sarà che sterile, inadeguato, di sicuro vestito a festa, ma privo del valore autentico che emerge ancora da una grotta, pur se per molti rappresenti un capitolo suggestivo di un pregiato racconto religioso. Somigliamo in molte occasioni a quei sacerdoti e scribi che, dinnanzi alla nascita del Nazareno, rimangono inermi e disinteressati, come se quell’evento non gli appartenesse. In realtà la loro vita è in funzione dell’arrivo del Messia, ma succede che nel momento più grande della storia dell’Umanità, essi siano assenti; non leggano i segni del cielo; si perdano e si chiudano nel loro potere clericale terreno. Il cuore è di pietra. Si dona al culto che mai salva; mai redime; in nessun caso crea l’uomo!

Quando allora il Natale non è più sterile, ma diviene fecondo di ogni vita vera? Mons. Di Bruno risponde: “Quando noi, come il bue e l’asinello mangiano la paglia che il proprietario mette nella mangiatoia (presepio); prendiamo la paglia che il nostro proprietario, il Padre celeste, ha posto nella mangiatoia (Cristo Signore) e ci nutriamo di Lui per tutti i giorni della nostra vita”. È una similitudine, forte ed efficace, che dovremmo ben interiorizzare, senza inseguire facili e consumistiche teorie. Se fossimo affamati di vera vita e non di quella ”istituita”, attraverso le mille illusioni terrene, dai moderni poteri forti, para-religiosi, religiosi o laici pseudo democratici, “mangeremmo” il nostro “fieno” che non è altro che Cristo Gesù. Il Padre e Maria lo hanno posto nella mangiatoia per noi. A noi la scelta, continuando a separare Cristo, di ritrovarci in un Natale sterile. Mangiamo infatti l’Eucaristia ma non la Parola; mangiamo la Parola ma ignoriamo la Chiesa e non mangiamo Cristo nel fratello o nel prossimo. Il Figlio dell’Uomo va assunto nella sua unicità e senza alcuna divisione. Il cristiano testimone del Signore, qualunque sia la sua attività quotidiana, non può compiere un terzo, i due terzi o la metà del suo cammino di fede. Sarebbe un esempio monco e proiettato, da una parte a non svolgere nella verità e nella giustizia il suo ruolo nella società; dall’altra a ritardare o persino a disperdere la sua redenzione e quella di chi gli sta accanto. Inginocchiamoci davanti alla grotta, senza arrossire; con gusto; con la convinzione che in essa, apparentemente senza nulla di sconvolgente, avvenga piuttosto una creazione al contrario. Leggo ancora in proposito tra gli appunti del teologo citato: “Nella prima creazione Dio ha donato tutto all’uomo. Nella grotta la Vergine Maria dona tutto a Dio……..Lo dona come nuovo albero di vita perché il Padre lo possa donare ad ogni altro uomo, sempre in Lei e per Lei, per la sua salvezza e redenzione”. Si può allora dire con animo sereno che sarà un “Buon Natale” per tutti noi, se non ci fermeremo solo al ricordo di un evento, ma permetteremo, attraverso noi stessi, di dare vita oggi a ciò che in una umile grotta ha capovolto la creazione e con essa tutta l’Umanità. Buon Natale!

Chi volesse contattare lautore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com – Sito personale:www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio:  https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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