Persecuted Christians - "Aid to the Church in Need" campaign

Cristiani perseguitati -ACN

Il Natale delle "periferie"

Terra Santa, Siria, Turchia, Pakistan. Ecco come verrà vissuto il Natale in luoghi in cui i cristiani sono discriminati

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I cristiani dei luoghi falcidiati dalla guerra e dalle persecuzioni attendono il Natale con viva speranza. Dalla Terra Santa al Pakistan, passando per la Siria e per la Turchia, fervono i preparativi.

A Betlemme questa sera verrà aperta la Porta Santa nella chiesa di Santa Caterina. Suor Maria Rosaria Mastino, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, che si occupano di La Crèche, a Betlemme, il solo istituto nei Territori palestinesi abilitato all’accoglienza di bambini abbandonatiIo, ha raccontato alla Radio Vaticana le sensazioni che vivono i cristiani in queste ore d'attesa: “Penso che siano dei segnali molto positivi, anche se la situazione è sempre drastica. La gente ha bisogno anche di questo e in modo speciale in questo momento del Natale, perché a Betlemme, che è la città natale di Gesù, si sente tutto in modo particolare”.

Suo Maria Rosaria ha commentato inoltre i dati impietosi relativi ai pellegrinaggi in Terra Santa nell'anno che sta per concludersi. Il “Rapporto sommario sul numero dei pellegrini cattolici” in Terra Santa, dal 1 gennaio al 15 dicembre 2015, fornito dal Franciscan Pilgrim Office (Fpo), spiega che i pellegrini che nel 2015 hanno prenotato un servizio nei santuari sono stati solo 275.118. I gruppi 8.254. Si tratta di un calo “vistoso e progressivo”, del 28% circa, come riporta l'agenzia Sir.

“Non è difficile interpretare, perché sia la televisione che i giornali parlano della situazione in modo negativo, ma non è così – afferma la religiosa -. Qui la vita continua nonostante tutto… Quindi io invito la gente a venire, perché se la gente non viene cosa succede di Gerusalemme, di Betlemme? Se non vengono i pellegrini non c’è vita”.

Vita che per i cristiani non è facile in Turchia, nonostante nel Paese non ci siano guerre. “Ancora di più si comprende quanto sia urgente la riconciliazione, la misericordia, non soltanto come fatto religioso, ma proprio anche in tutta la sua dimensione civile, politica, culturale…”. Così alla Radio Vaticana mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia.

Mons. Bizzeti ha sottolineato come il popolo turco sia disposto al dialogo e alla convivenza pacifica. “Io vedo che la maggior parte, la stragrande maggioranza della gente sicuramente vuole la pace e accetta anche il pluralismo – spiega -. Bisogna che questo, quindi, diventi anche un programma politico sempre più determinato, sempre più ricercato e perseguito in tutti i modi. E allora, ecco che la Turchia può tornare a essere una nazione che svolge un ruolo con un’autorità indiscutibile”.

Il vicario apostolico ha spiegato che i cristiani vivranno il Natale in Turchia “in una normale giornata di lavoro”. Lo stesso accadrà in Pakistan, dove rimane alto il livello di guardia intorno alla legge sulla blasfemia che colpisce in modo indiscriminato innocenti come Asia Bibi, tuttora in carcere dopo 6 anni.

Ne ha parlato alla Radio Vaticana, alla Vigilia nel Natale, padre James Channan, responsabile del Peace Centre di Lahore: “Le minoranze religiose si sentono costantemente in pericolo qui. Le persecuzioni sono all’ordine del giorno. Vengono perseguitate sia la Chiesa cattolica che quella protestante, non fa differenza. Uno degli ultimi esempi più gravi è stata la coppia di giovani cristiani che per non conoscere i versi del Corano è stata bruciata viva nel villaggio Kishan, qui vicino, nel Punjab. Per fortuna molti musulmani condannano questi avvenimenti terribili”.

Avvenimenti terribili si susseguono anche in Siria, dove quello che sta per arrivare sarà il quarto Natale in clima bellico. Mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, spiega alla Radio Vaticana che sono 13milioni le persone bisognose di assistenza e che il 72% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile.

“Questo Natale, vissuto da Maria e Giuseppe e dal Bambino Gesù, si ripete qui su larga scala, quando pensiamo che circa 12 milioni di siriani hanno dovuto abbandonare le loro case, in questi ultimi cinque anni”, afferma mons. Zenari. Il quale si augura che per la Siria questo sarà l'ultimo Natale vissuto in simili condizioni.

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ZENIT Staff

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