Chiamati a essere “grotta di Cristo”

Conta poco sapere che è nato, se ancora una volta Gesù resta fuori dalla porta del nostro cuore

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Un altro anno è trascorso, un altro Natale. Tanti sono gli sguardi che vanno sui giorni in “rosso” del calendario, per contare le possibili ferie. In giro, le persone si affannano, corrono, si organizzano per i motivi più vari.
Davanti a questo spettacolo è impossibile non farsi una domanda: quale visione di fede per Colui che nasce? Quale disposizione interiore per accoglierlo? Quali propositi per questo nuovo anno?
Certo, lo sappiamo bene: il Figlio di Dio è nato… ed è anche morto e risorto. Ma l’ingresso del Verbo eterno nella storia non è un rito da commemorare e neppure un evento chiuso, ancorato al passato. Esso richiede, invece, l’attenzione di ogni uomo; non si può rimanere indifferenti dinanzi a un evento così unico, singolare, inaudito. Ognuno è chiamato ad accogliere Gesù, con fede, nella propria vita.
Gesù viene nel silenzio più totale; entra in questo mondo come una brezza leggera e sommessa, quasi per dirci che egli non obbliga nessuno ad amarlo. Nonostante la durezza dell’uomo, egli non viene mai meno nell’amore per lui. Cristo desidera che il mondo lo accolga; solo così può dire a ogni creatura che Lui solo è il Salvatore di ogni uomo, a qualunque etnia e cultura appartenga: io sono la Via, la Verità, la Vita (Gv 14,6).
Conta poco sapere che è nato; conta poco tale verità se, ancora una volta, lo si lascia fuori dalle nostre occupazioni, dalla nostra esistenza concreta, come avvenne il giorno della sua nascita. Allora, come oggi, tutti erano occupati a fare qualcosa, a organizzarsi, affaccendandosi per le cose di questo mondo. No, non c’era posto per Lui nell’albergo. Così, ancora una volta, non c’è posto per Lui in questa storia, nella nostra vita quotidiana.
Forse, ci basta saperlo adagiare in una grotta di sughero, inserirlo in un bel presepe decorativo: questo gesto ci infonde un pizzico di serenità, ci libera probabilmente da qualche senso di colpa. Ma il gesso, la resina, le statuine, le raffigurazioni artistiche della natività, non salvano. Ciò che salva è la fede in Cristo, l’accoglienza della sua parola e l’affidamento della nostra vita a Lui. Conta poco sapere che è nato, se ancora una volta Cristo resta fuori dalla porta del nostro cuore. Con l’orecchio della fede sentiremmo la sua voce che sussurra: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
Immaginiamo anche l’appello di Maria, sua madre: oggi chiederebbe a tutti noi di accogliere il suo Bambino e di riscaldarlo con la nostra vita. Il vero gelo che Gesù Bambino avverte, specialmente nella società odierna, è quello che proviene dall’insensibilità di quanti raffreddano il loro cuore e non sentono il Suo richiamo di amore, di conversione. Gesù soffre per quanti lo rifiutano nell’Eucaristia, nel sacramento del Perdono e per quanti non lo riconoscono nei fratelli bisognosi e, soprattutto, lo combattono nella Sua verità, seminando il male.
Lasciamoci, dunque, catturare dall’amore di Cristo, un amore che non si offusca mai, perché Lui è venuto per tutti, anche per te che stai leggendo queste righe; caro lettore, ritieniti un prediletto del Suo cuore, ricco di misericordia e di perdono.
Quale augurio fare a questo punto? Prima di tutto un pensiero va a papa Francesco: il Signore Gesù gli conceda sempre la luce necessaria per guidare la Chiesa e ogni uomo nella verità del Vangelo; gli dia la forza per affrontare con coraggio le prove della vita.
Ai vescovi e a tutti i sacerdoti del mondo: sappiano essere ovunque la “luce vera del Vangelo”, non solo con l’insegnamento, ma anche con la testimonianza autentica della loro vita affinché le anime loro affidate sappiano riconoscere Cristo e camminare nella Sua verità.
Ai religiosi e ai consacrati auguro che la loro santità e l’ardore dello Spirito Santo susciti nei cuori il desiderio di distaccarsi dalle cose di questo mondo e unirsi con fede al cuore di Gesù e di Maria.
A tutte le famiglie del mondo auguro di saper conservare i valori del Vangelo e di saper educare i figli nell’amore di Cristo, accompagnandoli verso una partecipazione piena alla vita della Chiesa.
Al mondo intero e a tutto il popolo di Dio auguro che la benedizione del Signore Gesù accompagni le scelte quotidiane e conceda un sano discernimento della verità perché ognuno possa diventare “affamato di giustizia” e “operatore di pace”.
Cari lettori, come si apprende dalla liturgia, Gesù “oggi è nato per noi”, non ieri, non in un passato lontano. Sarebbe bello se ciascuno di noi, in questo periodo, gridasse al mondo: “Gesù oggi è nato per me”. Proprio di tale annuncio gioioso la società attuale ha bisogno. Un Santo Natale, allora, a tutti e un anno ricco di benedizioni.

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Alessandro Carioti

Alessandro Carioti è docente di Teologia dogmatica nell’Istituto di Scienze religiose di Catanzaro

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