Nel suo messaggio di Natale, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha descritto Gesù Bambino, come difensore dei profughi di oggi dalle intenzioni omicide di Erode.
La “dolcezza” della Santa Notte di Natale, ha affermato il patriarca, porta il “mistero della incarnazione di Dio” nel mezzo “delle pene e delle sofferenze dell’umanità, della crisi e delle crisi, delle passioni e delle inimicizie, delle insicurezze e delle delusioni”, seppure nella nostra epoca molti la pensino come “quell’ignobile e spietato” di Erode.
Il fatto che molti bambini, che fuggono dai loro paesi assieme ai genitori, siano visti “con sospetto” da “molteplici nemici”, costituisce un “ignominia per il genere umano”, ha proseguito Bartolomeo.
La speranza che, dopo le due guerre mondiali, “le società odierne avrebbero potuto assicurare la convivenza pacifica degli uomini nei propri Paesi”, è andata delusa.
Ciò, tuttavia, non annulla “la responsabilità di noi che abbiamo ancora la benedizione di vivere in pace e con qualche comodità, a non restare insensibili davanti al dramma giornaliero di migliaia di nostri fratelli”.
Gesù Bambino è dunque “il reale difensore dei profughi di oggi, dei perseguitati dagli Erode di oggi”, ha sottolineato Bartolomeo.
“L’assistenza e il nostro aiuto verso i perseguitati e i nostri fratelli deportati, indipendentemente dalla razza, stirpe e religione, saranno per il Signore che nasce doni assai più preziosi dei doni dei magi, tesori più degni ‘dell’oro, dell’incenso e della mirra’ (Mt 2,11)”, ha poi concluso il Patriarca.