A priest hearing confession in a parish in the Philippines

Confessione / Wikimedia Commons - Judgefloro, CC BY-SA 4.0

Card. Piacenza: “Nel confessionale può nascere l’unica vera pace di cui il mondo ha bisogno”

Nel suo messaggio di auguri ai confessori di tutto il mondo, il Penitenziere Maggiore spiega il vero significato del Natale

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Riportiamo di seguito la lettera ai confessori di tutto il mondo da parte del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa e presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in occasione del Natale 2015.

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Carissimi Confratelli Confessori,

mossi i primi passi in questo Anno Giubilare della Misericordia e guidati dalla sapienza delle magnifiche antifone “O” di questi ultimi giorni di Avvento, ci prepariamo ad entrare nel sempre vivo stupore della Chiesa di fronte al mistero della Sacra Famiglia, nella quale il Figlio Eterno dell’Eterno Padre ha voluto farsi Uomo,  “per noi uomini e per la nostra salvezza.

Sappiamo – il Santo Padre Francesco lo ha ricordato nel primo Angelus natalizio del suo Pontificato – come l’Avvenimento che ci apprestiamo a celebrare non abbia nulla a che vedere con una certa concezione “fiabesca e sdolcinata” di queste festività, ma costituisca piuttosto il mistero santo, rispetto al quale il mondo e la storia vengono e verranno giudicati alla fine dei tempi, il mistero santo della Misericordia di Dio.

Infatti, non sarà soltanto in base ad un comportamento morale astrattamente inteso, che l’umanità verrà giudicata dal Figlio dell’Uomo. Verremo giudicati, piuttosto, in base alla “verità” del nostro amore: un amore perfettamente umano, quindi intelligente e libero; un amore che non “possiede” il fratello, ma ne comprende, desidera e persegue il vero bene; un amore che usa tutto e pone la propria stessa vita al servizio del destino eterno degli uomini, e che non sfrutta, invece, le persona al servizio dei propri miseri interessi; un amore che inevitabilmente, in modo più o meno consapevole, prende posizione di fronte al mistero del Figlio di Dio fatto Uomo, che incessantemente “viene”, prima nel nascondimento di Betlemme, adesso nel mistero della Chiesa e, alla fine dei tempi, nella gloria.

Sappiamo che questo nostro amore, chiamato a crescere come risposta all’amore di Cristo, è sempre però un amore ferito, “inquinato” dal peccato e che, non solo ha bisogno di essere “vero”, ma, ancor più e sempre, ha bisogno di essere “inverato”, purificato, salvato. Tuttavia, non vi è alcuna struttura sociale o ecclesiale, né alcuna esortazione morale, né alcuna strategia soltanto umana che possa liberare l’amore e renderlo realmente “vero”. Solo la Grazia di Cristo ha questo potere. è Lui – ci ha ricordato il Santo Padre – il mistero della Misericordia ed è Lui che, riconosciuto e accolto, rende l’uomo libero di amare veramente.

Alla fine dei tempi, perciò, verremo giudicati in base alla verità di Cristo, alla verità del nostro amore a Lui, ma, nel contempo, è soltanto Cristo che può liberare il nostro amore e renderci realmente capaci di amarLo. Egli è, perciò, il Giudice ed Egli è il Salvatore, Egli è la Giustizia ed Egli è l’Amore, Egli è la Verità ed Egli è la Misericordia. Dove si risolve questo apparente e divino paradosso? Proprio nel sacramento grande della Misericordia, nella confessione sacramentale.

In ogni celebrazione di questo sacramento, per l’anima fedele, viene, infatti, come “anticipato” il Giudizio ultimo e questo “presente” viene aperto, per grazia, al futuro di Cristo: il fedele, per mezzo del sacerdote confessore e per divina volontà, si trova ai piedi di Cristo Incarnato, Morto e Risorto; dinanzi al suo Signore, è chiamato a confessare, pentito, la verità delle proprie azioni, domandone perdono e, così, per mezzo della “sentenza” di assoluzione, gli è donato di aprirsi alla grande Verità del mistero di Cristo, alla Verità  della Sua Misericordia. Il penitente ne viene abbracciato, risollevato e trasformato, divenendo finalmente capace di “vivere Cristo” e, quindi, anche di “vedere Cristo” e di annunciarLo con gioia.

Offriamo, perciò, anche noi con gioia, le nostre vite al servizio di questo incontro di Verità e di Misericordia; un servizio che si svolge nel nascondimento, ma che trova la sua forza nella gratitudine per l’immenso privilegio che ci è stato concesso, di poter condurre, sacramentalmente e perciò realmente, i fratelli dinanzi alla “Grotta di Betlemme”, di poterli mettere a contatto con il Misericordiosissimo Cuore di Cristo e vederli così rinascere alla Vita vera. Da qui, dal confessionale, può nascere l’unica vera pace di cui il mondo ha veramente bisogno, l’unico aiuto, davvero efficace per l’umanità intera, che, confessione dopo confessione, si vedrà purificata dal peccato e così salvata dal più letale degli “smog”. E’ nella confessione che avviene l’opera ecologica più radicale che si possa compiere!

Cari e venerati Confratelli, preghiamo gli uni per gli altri, soprattutto in questi ultimi giorni di preparazione al Santo Natale e durante l’Ottava, perché, continuamente purificati anche noi dalla Misericordia, che in ogni celebrazione ci attraversa, ed immersi nell’attesa divina del Cuore di Cristo, che attira a Sé ogni penitente, possiamo lasciarci trasformare, sempre più intimamente, dal Mistero del Verbo Incarnato.

Non molti sentono il dovere di ringraziarvi ma io lo faccio con tutto il cuore, anche a nome degli altri: vi esprimo la più profonda gratitudine per il sacrificio paziente e la carità pastorale che esprimete nel vostro generoso ministero di confessori, che illumina, rinnova e ravviva le fondamenta stesse della Chiesa, ed assicuro l’assidua preghiera alla Vergine Madre, Porta del Cielo ed Icona perfetta della Chiesa, perché, a ciascun sacerdote, ottenga la grazia di una fede viva e di una gioiosa fedeltà alla propria Vocazione, e, a tutti il dono della conversione alla verità della Misericordia di Cristo.

Santo Natale!

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ZENIT Staff

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