La degenerazione dello scenario politico nel Burundi è stato il tema al centro dell’intervento dell’Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU di Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi, in occasione della sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dedicata al paese africano.
Dopo la terza rielezione del presidente Nkurunziza, avvenuta nonostante il limite dei due mandati, in Burundi si sono moltiplicate le manifestazioni di piazza, alcune delle quali represse nel sangue dai militari, con numerose vittime tra i civili.
Secondo mons. Tomasi, il Consiglio dell’ONU dovrà “agire immediatamente” per mettere fine alle violazioni dei diritti umani in Burundi, oltre che alla “violenza sfrenata” e al “traffico di armi”.
L’auspicio dell’Osservatore Permanente è per “la promozione di tentativi efficaci, obiettivi, aperti e trasparenti in favore della riconciliazione, del dialogo e della costruzione della pace” e per una “mediazione imparziale del conflitto, per ristabilire processi democratici inclusivi di tutti i settori della popolazione”.
Servono, ha aggiunto Tomasi, “condizioni che permettano la sicurezza ed il ritorno spontaneo dei rifugiati” burundesi nel loro paese.
In conclusione, il presule ha menzionato il discorso di papa Francesco alle autorità del Kenya, dello scorso 25 novembre, in cui il Santo Padre indicava il perseguimento del “bene comune”, come condizione necessaria per la costruzione di un “solido ordine democratico” e la “povertà” e la “frustrazione” come cause principali dello scatenamento della “violenza”, del “conflitto” e del “terrorismo”.