“Ho abortito”. Parole che nella confessione possono essere pronunciate in modo schietto oppure su un fiume di lacrime. Per il sacerdote che le accoglie rappresentano una ferita difficilissima da rimarginare e chiedono una risposta non sempre facile da discernere. Ora il clero che accoglie questi penitenti avrà ulteriori spunti per celebrare il Sacramento della Riconciliazione con chi si è trovato coinvolto nell’aborto procurato.
A settembre Papa Francesco ha esteso a tutto il clero del mondo, per l’Anno Giubilare della Misericordia, “la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono”.
Nello stesso momento il Santo Padre ha anche ammonito: “I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza”.
La Vigna di Rachele, un apostolato internazionale che accompagna donne, uomini e coppie che hanno fatto esperienza dell’aborto volontario o terapeutico, attivo da 5 anni in Italia, ha pubblicato dei materiali per assistere i sacerdoti a prepararsi a questa sfida.
I materiali sono disponibili sul sito dell’apostolato sia sulla pagina per il Clero sia sulla pagina dell’Anno della Misericordia. Tra i temi trattati ci sono la scomunica latae sententiae e le sue condizioni attenuanti, consigli pastorali per incoraggiare ed indirizzare i penitenti, e una discussione sul diffusissimo fenomeno delle confessioni ripetute dell’aborto. Inoltre, i sacerdoti troveranno una una breve guida in formato pieghevole che offre consigli utili per celebrare in modo fecondo il Sacramento della Riconciliazione con chi confessa l’aborto. Sul sito ci sono anche testimonianze di sacerdoti collaboratori nella Vigna di Rachele ed una lettera di presentazione dell’apostolato per chi ancora non lo conoscesse.
Commenta padre Cristiano Teles, OP, frate domenicano che da tre anni collabora con la Vigna di Rachele: “Non di rado si presentano persone che si sono confessate più volte e non si sentono perdonate. Purtroppo può capitare che abbiano trovato dei sacerdoti che hanno sbrigato il ‘caso’ come un fenomeno di scrupolo, perfezionismo o perfino ossessione. Penso però che tale incapacità di percepire il perdono sia legata soprattutto al fatto che l’aborto provoca in queste persone un trauma, che ha delle implicazioni non solo psicologiche ma anche spirituali.”
La Vigna di Rachele accoglie, da tutta Italia, donne, uomini e coppie che portano il dolore emozionale e spirituale collegato all’esperienza dell’aborto, offrendo loro anche la possibilità di partecipare ad un ritiro spirituale che porta l’approvazione ecclesiastica ed è progettato specificatamente per elaborare questo lutto e per risanare le ferite interiori collegate ad esso. Dal 2010 l’apostolato gode dell’accoglienza del card. Carlo Caffarra. La Diocesi di Bologna si è rivelata ideale come luogo di “pellegrinaggio” per i partecipanti al ritiro che arrivano dalle varie regioni italiane.
La responsabile nazionale Monika Rodman Montanaro aggiunge: “Suggeriamo di intravedere nelle confessioni ripetute un bisogno di elaborare sul piano umano la ferita alla maternità che si vive con l’aborto, oltre al bisogno di riconciliare il peccato commesso. Siamo lieti di vedere una lenta crescita nel numero di sacerdoti che suggeriscono alla penitente di contattare La Vigna di Rachele per avere un aiuto ad accogliere il perdono celebrato nel Sacramento, incoraggiandola ad intraprendere un percorso che conduca alla guarigione interiore. La parola chiave è ‘percorso’. Esso integra e arricchisce la celebrazione del Sacramento, non la sostituisce.”
L’apostolato ormai è attivo in più di 40 Paesi del mondo ed esprime concretamente la pastorale della misericordia che accompagna la proclamazione del Vangelo della Vita. Tra gli altri prelati che hanno lodato La Vigna di Rachele ci sono il card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, e mons. Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Già diversi anni fa, in Argentina, Papa Bergoglio è venuto a conoscenza dei frutti dell’apostolato. Più di una volta il Santo Padre ha incoraggiato il continuo sviluppo dell’opera.
La Vigna di Rachele opera in piena comunione con la Chiesa universale e rappresenta una risposta autenticamente cristiana alla piaga dell’aborto, prendendo ispirazione da San Giovanni Paolo II, che nella sua enciclica Evangelium vitae (1995) ha implorato coloro che hanno fatto esperienza dell’aborto a non abbandonare la speranza, ad interpretare quest’esperienza nella sua verità, e ad aprirsi “con umiltà e fiducia al pentimento”
Papa Francesco ha ribadito lo stesso incoraggiamento con la sua recente decisione di espandere a tutto il clero del mondo, durante il Giubileo della Misericordia, la facoltà di togliere ogni eventuale scomunica in cui la singola persona può essere incorsa con il peccato dell’aborto.