The first Advent homily for 2015 was preached by Fr Raniero Cantalamessa

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Cantalamessa: “Come Maria, glorifichiamo Dio per la sua misericordia verso di noi”

Nella terza predica di Avvento, il predicatore della Casa Pontificia parla della “Madre della misericordia” e ne sottolinea la sua “portata ecumenica”

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Un “onore talvolta sconsiderato” da parte dei cattolici e “l’influsso negativo” del razionalismo nei protestanti. Sono questi due elementi che nel corso dei secoli hanno creato il solco che separa le due Chiese anche “sul terreno delicato e controverso che è la devozione alla Vergine”.
Nella sua terza ed ultima predica di Avvento, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, rileva come la Vergine Maria – se i cattolici e i protestanti mettono da parte alcuni atteggiamenti ostativi del passato – può sfoggiare la sua enorme “portata ecumenica”.
Il frate cappuccino si augura che i fedeli di Santa Romana Chiesa e i seguaci di Lutero in un futuro “non lontano”, possano diventare “non più divisi, ma uniti da Maria”. Un futuro che potrebbe iniziare dall’oggi, ossia dall’Anno Santo della Misericordia. Del resto, ricorda p. Cantalamessa, “Maria è madre e porta di misericordia”.
Un primo passo in questa direzione ecumenica è stato compiuto dai cattolici con il Concilio Vaticano II, in particolare grazie alla Lumen Gentium, che dedica alla Madonna l’VIII capitolo, intitolato La Beata Vergine Maria, nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Cantalamessa fa notare a papa Francesco e agli altri pastori riuniti per ascoltare la sua predica, che il Concilio, “non senza lacerazioni”, ha attuato “un profondo rinnovamento della mariologia, rispetto a quella degli ultimi secoli”. Dal Concilio in poi, “il discorso su Maria non è più a se stante, come se ella occupasse una posizione intermedia tra Cri­sto e la Chiesa, ma ricondotto, come era stato all’epoca dei Pa­dri, nell’ambito di quest’ultima”. Il predicatore cita allora Sant’Agostino, il quale riconosce Maria quale “il membro più eccellente della Chiesa, ma un membro di essa, non al di fuori, o al di sopra di essa”.
Un ritorno alla mariologia dei Padri operato dal Concilio è costituito anche dalla ”insistenza sulla fede di Maria”, tema ripreso e sviluppato da San Giovanni Paolo II che ne fa il nocciolo della sua enciclica mariana Redemptoris Mater. È così che – spiega Cantalamessa – “più che sui privilegi della Vergine”, la mariologia torna a far leva “sulla sua fede, come apporto personale di Maria al mistero della salvezza”.
Di qui le sue riflessioni sulla “portata ecumenica” della mariologia. Cantalamessa premette che “se Maria si colloca fondamentalmente dalla parte della Chiesa”, le categorie e le affermazioni bibliche da cui partire per fare luce su di lei “so­no piuttosto quelle relative alle persone umane che costituisco­no la Chiesa” e non “quelle relative alle persone divine”.
A tal proposito offre l’esempio di Abramo. “Se Abramo, per quello che ha fatto, ha meritato nella Bibbia il nome di ‘padre di tutti noi’, cioè di tutti i credenti, si comprende meglio come la Chiesa non esiti a chiamare Maria ‘Madre di tutti noi’,  madre di tutti i credenti”, spiega Cantalamessa. Che aggiunge: “Dal confronto tra Abramo e Maria possiamo ricavare una luce ancora maggiore, che riguarda non solo il semplice titolo, ma anche il suo contenuto o significato”.
Il riformatore Giovanni Calvino, così come l’esegeta protestante Gerhard von Rad, riconoscono a Maria “il titolo e la prerogativa di Madre, anche nel senso di Madre nostra e madre della salvezza”. Un aspetto che Cantalamessa reputa “incoraggiante”, allo stesso livello del fatto che Lutero, in una predica di Natale, affermò: “Questa è la consolazione e la traboccante bontà di Dio: che l’uomo, in quanto crede, possa gloriarsi di un bene così prezioso, che Maria sia la sua vera madre, Cristo suo fratello, Dio suo Padre… Se credi così, tu siedi allora veramente in grembo alla vergine Maria e sei il suo caro fanciullo”. Stesso riconoscimento, quello di “pura vergi­ne Maria”, proposto dal teologo protestante Huldrych Zwingli nel 1524.
Si chiede dunque Cantalamessa: “Come mai siamo giunti alla situazione attuale di tanto disagio da parte dei fratelli protestanti nei confronti di Maria, al punto che in alcuni ambienti ci si fa quasi un dovere di sminuire Maria, attaccare continuamente su questo punto i cattolici e, in ogni caso, sorvolare tutto ciò che la Scrittura stes­sa dice di lei?”.
Il predicatore invita allora i cattolici a fare un mea culpa, giacché nei secoli hanno reso Maria “inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprat­tutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso”.
Ma se in passato Maria è stata usata finanche come “arma contro i protestanti”, l’opinione di Cantalamessa è che il Concilio Vaticano II “ha opportunamente reagito”. Esso ha raccomandato che i fedeli “sia nelle parole che nei fatti evitino diligentemente ogni cosa che possa indurre in errore i fratelli separati o qualunque altra per­sona, circa la vera dottrina della Chiesa”, e ha ricordato agli stessi fedeli che “la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vana creduli­tà”.
Al contempo però, il frate sottolinea che da parte protestante ci sia “da prendere atto dell’influs­so negativo che ha avuto, nel loro atteggiamento verso Maria” il razionalismo. Egli rammenta che “Maria non è una idea, ma è una persona concreta, una donna, e come tale non si presta ad essere facilmente teorizzata o ridotta a principio astratto. Essa è l’icona stessa della semplicità di Dio”. Perciò “non poteva, in un clima dominato da un esasperato razionalismo, non essere eliminata dall’orizzonte teologico”.
Il frate ricorda le parole di Madre Basilea Schlink, una donna luterana scomparsa alcuni anni fa: “A leggere le parole di Lutero, che fino alla fine della sua vita ha onorato Maria, ne ha santificato le feste e cantato ogni giorno il Magnificat, si sente quanto ci si sia allon­tanati, in genere, dal retto atteggiamento verso di lei… Vediamo quanto noi evangelici ci siamo lasciati sommergere dal razionalismo”.
L’abbandono di questi atteggiamenti reciproci rappresenta per Cantalamessa la speranza che un giorno cattolici e protestanti possano ritrovarsi “in una comune venerazione” a Maria, “diversa forse nelle forme, ma concorde nel riconoscere in lei la Madre di Dio e la Madre dei credenti”.
Questo cammino può iniziare dal concetto di “misericordia”, cui è dedicato il Giubileo in corso. Maria, del resto, “è stata la porta  attraverso cui la misericordia di Dio, con Gesù, è entrata nel mondo, ed è ora la porta attraverso cui noi entriamo nella misericordia di Dio, ci presentiamo al ‘trono della misericordia’ che è la Trinità”. Ma Cantalamessa ricorda che Maria è anche oggetto della Misericordia, in quanto “non è soltanto colei che ci ottiene misericordia, ma anche colei che ha ottenuto, per prima e più di tutti, misericordia”.
Il titolo “piena di grazia”, infatti, significa “piena di misericordia”, rileva il frate cappuccino. “È quando  Dio crea il mondo e in esso delle creature libere – dice – che il suo amore diventa dono gratuito e immeritato, cioè grazia e misericordia”. E prosegue: “Maria si sente beneficiaria della misericordia, la testimone privilegiata di essa. In lei la misericordia di  Dio non si è attuata come perdono dei peccati, ma come preservazione dal peccato”.
Maria ha dunque ottenuto il privilegio di venire al mondo “santa e immacolata”. E privilegiato si sentiva anche San Paolo. Cantalamessa ricorda che l’Apostolo “si definisce ‘uno che ha ottenuto misericordia dal Signore’” e che “non si limita a formulare la dottrina della misericordia, ma ne diventa il testimone vivente”.
Sia Maria che San Paolo insegnano a noi tutti che “il miglior modo di predicare la misericordia è dare testimonianza della misericordia che Dio ha avuto con noi”, spiega il predicatore. Che invita a “sentirci  anche noi frutti della misericordia di Dio in Cristo Gesù, vivi soltanto per essa”.
Conclude allora p. Cantalamessa: “Maria, che nel Magnificat glorifica e ringrazia Dio per la sua misericordia verso di lei, ci invita a fare lo stesso in questo anno della misericordia. Ci invita a far risuonare ogni giorno nella Chiesa il suo cantico, come il coro che ripete un canto dietro la corifea”.

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Federico Cenci

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