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Utero in affitto: anche per l'Europa "mina la dignità della donna"

Il Parlamento europeo ha votato un emendamento che chiede il divieto nei confronti della maternità surrogata. Generazione Famiglia: “E ora stop al ddl Cirinnà”

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La presa di coscienza riguardo lo sfruttamento che si cela dietro l’utero in affitto arriva anche nel Parlamento europeo. La condanna nei confronti di questa pratica giunge all’interno della discussione del Rapporto annuale sui diritti umani come da emendamento preparato da Cristian Dan Preda, Popolare rumeno.

Il documento afferma che l’Europarlamento “condanna la pratica della maternità surrogata, che mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba esser vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani” a disposizione dell’Ue nel dialogo con i Paesi terzi.

Il voto delle scorse ore fa seguito a un altro, avvenuto nel 2011, a favore di un emendamento proposto dai Popolari sull’utero in affitto nell’ambito del rapporto annuale sui diritti umani nel mondo. Quel testo si limitava tuttavia a parlare di “grave problema della maternità surrogata” affermando che donne e bambini non possono essere “considerati merci sul mercato internazionale della riproduzione”.

L’associazionismo familiare europeo saluta con favore la condanna del Parlamento europeo nei confronti dell’utero in affitto. Lo dimostra Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia, il quale afferma: “Si tratta di una vittoria fondamentale della grande mobilitazione popolare che ha attraversato l’Europa negli ultimi due anni, rappresentata in Italia dall’imponente manifestazione del 20 giugno a Roma contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili e la stepchild-adoption, che legittima di fatto l’utero in affitto praticato all’estero dalle coppie omosessuali”.

“L’utero in affitto è una spada a doppio taglio contro i diritti umani – continua Savarese -: da una parte riduce la donna a fattrice di figli per conto terzi, dall’altra riduce i figli allo stato di beni commerciali. Per questo l’utero in affitto viola i diritti umani anche quando non implica lo sfruttamento economico e sociale della donna: perché comunque c’è sempre un essere umano trattato come un oggetto e non soggetto di diritto, il figlio”.

Secondo Savarese, questo voto si inserisce anche nel dibattito italiano sul ddl Cirinnà. Generazione Famiglia chiede a gran voce lo “stop immediato alle unioni civili, che equiparano alla famiglia le unioni omosessuali, perché sono una porta spalancata all’odioso mercato dei figli che vogliamo tutti combattere e sconfiggere”.

Paola Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione Scienza & Vita, dichiara: “Il voto con cui il Parlamento europeo sancisce la condanna dell’utero in affitto rimarca con forza l’importanza di non cedere alle lusinghe della dittatura dei desideri che, in nome di presunti diritti dei più forti, rendono l’essere umano merce e tolgono dignità ai più deboli”.

La Ricci Sindoni si augura ora che vengano sviluppati strumenti legali chiari “per contrastare efficacemente questa pratica”. Secondo Scienza & Vita, “l’utero in affitto, prodotto tecnogeno ed espressione drammatica dell’ipertestualizzazione del corpo femminile, rappresenta la punta estrema della strumentalizzazione delle donne in difficoltà ma anche ormai la figura sconsolante del nichilismo postmoderno che ci avvolge”.

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ZENIT Staff

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