In occasione della Santa Messa in preparazione al Natale, celebrata ieri sera per i deputati e senatori della Repubblica, nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha richiamato l’attenzione sull’Anno Santo della Misericordia come “motivo di riflessione, di preghiera e di conversione per ogni singolo cristiano”.
Il Giubileo, ha detto il porporato nell’omelia, è un’occasione per “contagiare al meglio ogni dovere, nella Chiesa come nella società civile, nella famiglia come nell’ampio mondo del lavoro e nella politica”.
Bagnasco ha quindi spiegato le radici bibliche della parola “misericordia”, descritta nell’Antico Testamento come “hesed”, ovvero “fedeltà” a Dio e al patto del popolo d’Israele con Lui.
“L’assoluta fedeltà di Dio all’uomo – ha affermato – deve destare in noi un senso di stabilità e di fiducia: sapere che possiamo contare sempre e comunque sull’amore di qualcuno – ma soprattutto di Dio – genera sicurezza, vince lo smarrimento, quel senso di liquidità così diffuso e opprimente oggi”.
La politica, ha aggiunto il presidente della Cei, deve essere “affidabile per i cittadini, altrimenti si espande uno spirito di sfiducia verso chi li rappresenta e – ciò che sarebbe peggio – verso le stesse istituzioni”.
La Bibbia, tuttavia, usa anche il termine “rahamin”, che richiama al ventre materno: c’è infatti un legame tra il grembo della madre e la misericordia, in quanto “l’amore Dio per l’uomo non solo è fedele, ma anche tenero e fecondo”.
Anche se tornerà sulla terra alla fine dei tempi, “in tutta la sua gloria e potenza”, Gesù è venuto al mondo “in punta di piedi”, nell’“umiltà” e nella “discrezione”, senza alcuna “arroganza”, né “superbia”.
Betlemme e il presepe che tradizionalmente la rappresenta evocano quindi “dolcezza” e “pace”, suscitando ulteriori interrogativi all’uomo politico, sollecitandolo “a non essere supponente e arrogante, e, quanto più ha il dovere e il potere di decidere per tutti”, richiamandolo ad essere “altamente consapevole delle difficoltà a individuare il bene comune e a perseguirlo”, oltre che “a dire la verità sempre senza esibire se stesso”.
La misericordia è feconda anche perché “genera vita”: non è, quindi, un “sentimentalismo fatuo”, né un’“emozione passeggera”, né un “abbraccio vuoto e inutile”, ma una “forza che genera vita per gli altri perché dà se stessa per gli altri”.
La vera “missione politica”, ha sottolineato Bagnasco, sostiene “ogni forma di vita, o produce forme di vita buona per tutti, specialmente per i poveri e deboli”, altrimenti si rivela “autoreferenziale”.
Generare vita, significa generare una “vita buona”, che “non deriva necessariamente dal desiderio di ciascuno, ma da una visione più alta e complessiva che richiede fatica intellettuale, disinteresse personale, libertà interiore”.
Nello specifico, il cardinale ha voluto “dar voce ad una forma di vita oggi particolarmente sentita, che vogliamo deporre sull’altare”, ovvero il “lavoro”, il quale “genera altra vita, fiducia e futuro”.
In conclusione, il presidente della Cei ha chiesto una preghiera per il “nostro amato Paese”, perché i suoi parlamentari lo servano “con grande cuore e sacrificio, con la capacità di guardare al presente con le sue pungenti difficoltà, ma anche al futuro delle generazioni”.