Slaughter of Innocents

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Erode il grande: un prepotente con i giorni contati

E gli innocenti uccisi? Dove abbonda il male degli uomini, Dio fa sovrabbondare la sua grazia…

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È l’aprile del 750 di Roma (4 a.C.) e a Gerico re Erode il Grande, dopo sei mesi di lunga e dolorosa malattia, muore.

Il suo cadavere (già in vita eroso dai vermi) fu trasportato con grandi onori all’Erodion, palazzo-fortezza che aveva fatto costruire lui stesso.

Giuseppe Flavio ci racconta che il funerale si svolse nel modo più splendido possibile: “Erode fu posto su di una lettiga d’oro tempestata di perle preziose e molteplici gemme di diversi colori e una coperta di porpora; anche il morto era vestito con un abito di porpora, portava un diadema sul quale era sistemata una corona d’oro, sul lato destro giaceva il suo scettro”.

È per quella corona che Erode fece la Strage degli Innocenti.

È per il potere che egli fece vendette e omicidi, con una crudeltà senza limiti. Per questo il popolo lo odiava e godeva di ogni disgrazia che si rovesciava sulla sua corte.

Erode, per tutta la sua vita, fu un crudele arrivista, senza scrupoli.

Da giovane fece uccidere Malico, l’uomo che aveva avvelenato suo padre Antipatro (43 a.C.).

Imprigionò suo fratello Fasael il quale, per la disperazione, si suicidò fracassandosi la testa contro il muro.

Non ebbe scrupoli nel far uccidere prima la moglie Mariamne I (29 a.C) ed anni dopo i due figli avuti da lei: Alessandro e Aristobulo (7 a.C.).

Non soddisfatto, cinque giorni prima della sua morte, fece giustiziare l’altro suo figlio Antipatro, avuto da Doris, una delle sue mogli.

Man mano che la morte si avvicinava, nessuno scrupolo di coscienza balenò nell’animo di questo crudele re. Anzi: progettò un’ultima feroce beffa. Egli sapeva che nessuno dei suoi sudditi avrebbe pianto la sua morte (anzi!) e questo non lo poteva sopportare. Allora ordinò alla sorella Salome di riunire a Gerico (dove lui si trovava ammalato e in fin di vita) tutti i potenti del regno, per farli ucciderli, appena lui fosse morto.

Giuseppe Flavio racconta così l’episodio: Erode, sentendosi prossimo alla morte, “giunse al punto di deliberare un’azione ch’era fuor di ogni legge. Radunati infatti da ogni borgata di tutta la Giudea gli uomini più insigni, comandò che fossero chiusi dentro al luogo chiamato Ippodromo; chiamata poi la sorella Salome con suo marito Alexa disse: So che i Giudei faranno festa per la mia morte; eppure io posso essere pianto per altre ragioni ed ottenere uno splendido funerale, qualora voi vogliate seguire le mie commissioni. Questi uomini che stanno rinchiusi, voialtri, quando io sarò spirato, ammazzateli tutti, dopo averli fatti circondare dai soldati, cosicché tutta la Giudea e tutte le famiglie anche non volendo verseranno lacrime per me”

Per fortuna la sorella non obbedì al crudele fratello e, una volta morto, liberò tutti i dignitari.

Per tutta la sua vita Erode fu vittima del proprio egoismo crudele. Incapace di amare, usò potere, soldi e posizione sociale per avere ciò che con i soldi non si può acquistare: stima, ammirazione, affetto, felicità, rispetto, amicizia, approvazione…

Fece costruzioni imponenti per sentirsi un “grande” della storia.

Per dieci anni lavorò alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme (quel tempio davanti a cui Gesù, anni dopo, sentenziò: “Distruggetelo ed io lo ricostruirò in tre giorni”)

Eppure doveva essere bellissimo se gli apostoli un giorno, al tramonto del sole, dissero affascinati al Signore: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!” (Mc., 13,1).

Tutto fu poi distrutto nella famosa guerra giudaica nel 67-70 d.C.

Insieme al Tempio, Erode fece costruire anche altri edifici pagani in onore della dea Roma e del divino Augusto a Samaria, a Cesarea al Panion ed altrove.

Ma nessuno pensi che tutto questo Erode lo facesse per sensibilità religiosa o per una ricerca spirituale. La corte di Erode a Gerusalemme era pagana. Per la corruzione ed oscenità triviale superava di gran lunga le altre corti orientali.

Lui costruiva… costruiva… costruiva… dimenticandosi che “Se il Signore non costruisce la città, invano vi faticano i costruttori!” (Salmo 126). Senza Dio, lui e le sue costruzioni, avrebbero avuto i giorni contati.

A Gerusalemme costruì un teatro ed un anfiteatro; abbellì la fortezza Baris dei Maccabei (dandole il nome di Antonia in onore del suo protettore Marco Antonio); edificò lo splendido palazzo reale a nord-ovest della città; restaurò la città di Samaria, che chiamò Sebaste in onore di Augusto (Augustus è la latinizzazione del nome greco Sebastos); edificò il palazzo-fortezza Haerodium a sud di Betlemme; fondò la nuova capitale Cesarea Marittima, sulla sponda del Mediterraneo…

Tutte queste “pietre su pietre” gli valsero il titolo di “Grande”.

Re Erode il Grande!

Sembra quasi di sentirlo il suo narcisismo interiore dire: “Il regno è mio e guai chi me lo tocca!”

Si capisce quindi perché i vangeli raccontano che Erode rimase molto turbato (Mt 2,3) quando alcuni Magi gli annunciarono la nascita del “re dei Giudei”.

Erode, da quel momento, non ebbe più pace.

Chi voleva spodestarlo dal suo trono?

La sua frenesia di dominio suonò il campanello d’allarme e dalla sua ferocia nacque l’idea della strage degli innocenti. Tutti i bambini dai due anni in giù furono uccisi.

Gesù era appena nato e le forze del male già si erano scatenate.

I neonati di Betlemme, con il loro martirio, ci riportano alla drammaticità di un mondo che rifiuta Dio e i suoi prediletti: i bambini.

È tinto di sangue, il Natale che abbiamo riempito di luci soffuse. Racconto raccapricciante e, conoscendo la personalità di Erode, credibile.

Racconto terribile che ancora deve finire perché, di tiranno in tiranno, la strage degli innocenti ancora continua.

La fame, la malattia, la violenza, lo sfruttamento, l’aborto… Erode il Grande c’è ancora.

Ma anche Dio c’è ancora.

E come allora, ancora oggi manda angeli ad incoraggiare i suoi figli più coraggiosi affinché prendano con sé i piccoli e i deboli per salvarli dalla schiavitù omicida di questo mondo.

Fuggi in Egitto!

Quella vicenda di persecuzioni, quella storia di fuggiaschi ricercati a morte è la storia di milioni di famiglie ancora oggi.

È storia sacra che si ripete: sacra è la vita, più sacra ancora la vita perseguitata.

Mille Erodi ancora oggi emanano morte.

Erode però viene giocato dai Magi e da Giuseppe, perché c’è Qualcuno che veglia anche nella notte, anche quando noi dormiamo.

E mille Giuseppe ancora oggi ascoltano i consigli dell’angelo.

Giuseppe riuscirà a salvare la vita di Gesù ed ancora oggi tanti uomini prendono su di sé il peso della vita di un innocente. Sognatori e concreti, disarmati eppure più forti di ogni Erode.

E gli innocenti uccisi?

Dove abbonda il male degli uomini, Dio fa sovrabbondare la sua grazia. Sempre!

 [Fonte: www.intemirifugio.it]

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Maria Cristina Corvo

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