Il Coni in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero della Salute, sta portando avanti un progetto sociale, sportivo ed educativo denominato Coni Giovani. Il contesto sociale in cui va ad inserirsi il progetto è tipico delle zone in cui si possono riscontrare famiglie disagiate ed i beneficiari sono bambini e ragazzi da 5 a 13 anni ai quali viene offerta la possibilità di svolgere attività motorio-sportiva gratuitamente.
L’identificazione delle aree di disagio sociale è avvenuta in collaborazione con il centro studi dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ed è avvenuta sulla base di 4 parametri oggettivi: reddito irpef/persone fisiche; tasso di disoccupazione; dispersione scolastica; elenco delle aree interne periferiche ed ultra periferiche.
Inoltre sono stati inclusi del progetto tutti i capoluoghi di Regione con focalizzazione sui quartieri più disagiati di tali città. Per la Regione Marche per esempio sono stati individuati i comuni di Grottammare, Civitanova Marche, Corridonia ed Ancona come capoluogo. Nella cittadina di Grottammare si prevede un numero massimo di 50 ragazzi beneficiari del progetto.
Per saperne di più ZENIT ha intervistato il Presidente Regionale Coni delle Marche, Germano Peschini e l’assessore all’Inclusività sociale di Grottammare, Clarita Baldoni.
In merito al progetto Germano Peschini ha spiegato che “Coni Giovani mira a declinare concretamente il principio del diritto allo sport per tutti ed a fornire un servizio anche sociale alla comunità, costituendo un importante tassello del sistema educativo in aree di disagio sociale; inoltre intende supportare le famiglie che, per le difficili condizioni economiche in cui versano, non potrebbero sostenere i costi dell’attività sportiva extrascolastica, promuovendo al contempo uno stile di vita attivo e sano”.
“Il progetto – ha aggiunto – prevede l’erogazione del servizio di attività sportiva pomeridiana offerto gratuitamente a bambini/e di età compresa tra i 5 ed i 13 anni appartenenti a famiglie residenti o domiciliate in aree disagiate o a rischio sociale attraverso le società sportive presenti sul territorio”.
Nelle Marche per coinvolgere i bambini con disabilità e disagio sociale il Coni ha divulgato la locandina del progetto all’interno degli uffici Urp dei Comuni interessati, presso le società sportive ed ha inviato la documentazione riguardante il progetto insieme ai moduli d’iscrizione in tutti gli Istituti Scolastici di I° e II° grado dei Comuni interessati.
Riguardo lo sport come strumento educativo Peschini ha sottolineato che l’attività sportiva “ricopre un ruolo fondamentale rappresentando uno dei più importanti strumenti educativi e di prevenzione di disagio sociale e psicofisico. Lo sport infatti favorisce lo sviluppo delle capacità di integrazione e di socializzazione, attraverso il confronto e l’interazione”.
“Obiettivo principale del progetto – ha concluso – è quello di Incoraggiare i bambini a svolgere attività fisica facilitando il processo di crescita sana dal punto di vista logico e motorio e relazionale aiutandoli ad acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e della personalità individuale”. Sul coinvolgimento dei bambini con disabilità e disagio sociale Clarita Baldoni ha spiegato che “sono stati coinvolti direttamente, mettendo al corrente le famiglie di questa opportunità”.
“L’ufficio Assistenza alla persona – ha informato – è sempre in prima linea cercando di tenere sotto controllo il territorio e le famiglie che ne fanno parte. Facciamo particolare attenzione ai progetti che ci vengono proposti, valutandoli e appoggiandoli, perché ci permettono di aumentare i servizi che offriamo ai cittadini”. “Abbiamo colto l’occasione per una inclusività sociale sempre maggiore – ha continuato l’assessore -. Le famiglie che hanno più bisogno di aiuto concreto sono in aumento, per questo abbiamo ritenuto importante e giusto aderire a questo progetto perché ogni bambino non deve sentirsi diverso rinunciando allo sport”.
Circa la funzione educatva ed il rapporto con le scuole l’assessore all’Inclusività sociale di Grottammare ha sostenuto: “Il nostro rapporto con le scuole è costante e continuo e consiste nel seguire i ragazzi (soprattutto le disabilità) durante tutto il percorso scolastico. La scuola resta sempre il mezzo più importante di comunicazione tra le famiglie, i ragazzi passano tanto tempo a scuola, che quindi è il posto dove l’inclusività deve essere prioritaria”.