Nella serata di ieri la Platea Sancti Petri ha assunto le fattezze di un grande teatro all’aperto e la facciata seicentesca della Basilica vaticana si è prestata al gioco di luci proiettate su di essa per circa un’ora e 30 minuti. Circa 100 mila persone, venute da tutta Roma, si sono riunite per godere dello straordinario spettacolo “Fiat Lux: illuminare la nostra casa comune”, che ha concluso il primo giorno dell’Anno Santo. Finanziato dal co-fondatore di Microsoft Paul Allen, l’evento è stato realizzato in partnership e a scopo benefico da cinque tra fondazioni, organizzazioni e società internazionali, con il patrocinio della Connect4Climate e del World Bank Group.
Per raccontare la bellezza dello spettacolo cromatico è stato necessario recarsi in Piazza e assaporare lo spirito della gente e la gioia dei presenti, dai bambini ai più anziani, che hanno accolto l’inizio dello show con una grande ovazione e con un applauso liberatorio pur mantenendo la curiosità suscitata dall’evento, tanto inedito quanto suggestivo.
Alle 18.46 tutti i fari della Piazza sono stati spenti e, prima che sulla facciata, all’altezza della Loggia delle Benedizioni, venisse proiettato il logo del Giubileo straordinario, le uniche luci rimaste accese erano quelle dei telefoni e dei tablet della gente pronta a documentare la proiezione architettonica che ha voluto ribadire quanto la difesa del pianeta siano al centro anche del Giubileo della Misericordia. A partire dalle 19 ha avuto quindi inizio il susseguirsi continuo di luci e colori in timelapse, tra candele che si infiammavano poco per volta, suggestivi paesaggi marini, animali selvatici di tutte le specie, tribù indigene, beduini del deserto, contadini asiatici.
Attraverso queste immagini, tratte dagli archivi di celebri artisti del calibro di Sebastião Salgado, Joel Sartore, Ron Fricke e Steve McCurry, è stato rilanciato quindi il messaggio di Papa Francesco nella sua ultima enciclica Laudato Si’, sulla difesa del creato e sull’uguaglianza sociale. Fra versi di animali e rumori del mondo naturale, sono risuonate infatti le parole del Pontefice che sin dalla sua elezione ha sempre esortato alla cura della Casa comune e al dovere di ogni essere umano di custodire il giardino del mondo, quale dono infinito e gratuito di Dio.
Difesa dell’ambiente e lotta contro l’esclusione di Paesi e persone deboli, “esigono il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana”, e chiedono “passi concreti e misure immediate” come una maggiore “equità” nella partecipazione agli organi decisionali, politici ed economici delle Nazioni Unite”, aveva detto infatti Papa Francesco lo scorso settembre, parlando all’ONU come portavoce dei Paesi del terzo mondo, dei poveri e dei perseguitati, compresi i cristiani e in genere le minoranze religiose.
Parole che sono state rese ancora più chiare dalla proiezione architettonica di ieri sera, da alcuni discussa e criticata ma da moltissimi ben accolta. Al di là di tutto, ciò che resta di essa non sono solo i colori vivaci di un mondo marino e terreno che poco sorprende ormai l’uomo, ma un messaggio visivo, quasi un’esortazione a recuperare il perduto e ad insegnare ai propri figli che solo curando la madre terra potranno avere la possibilità di abitare in futuro sul nostro pianeta. Senza il rischio della ribellione di una natura che – come dice il Papa – “mai perdona”.