"Siamo chiamati a far conoscere Gesù: al lavoro, a scuola, nei luoghi di ritrovo…"

Nell’Angelus di questa domenica, papa Francesco invita a riflettere sul tema della “conversione” e anche dell’evangelizzazione. E spiega il perché del Giubileo della Misericordia

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“Un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Suona attuale l’invito rivolto da Giovanni il Battista, contenuto nel Vangelo di questa domenica. Si propaga in una piazza San Pietro gremita (dove i controlli agli ingressi sono stati serrati in vista dell’inizio del Giubileo), irradiando i cuori di quanti ascoltano l’Angelus di papa Francesco. Il quale raccoglie l’invito del “Precursore” e chiede: “Perché dovremmo convertirci? La conversione riguarda chi da ateo diventa credente, da peccatore si fa giusto, ma noi non siamo già cristiani? Quindi siamo a posto”.

È proprio in questo tipo di risposta, tuttavia, che risiede la radice della nostra necessità di cambiare costantemente; “dalla supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione”, spiega il Vescovo di Roma.

Basta porsi qualche interrogativo per comprendere come la conversione sia un elemento necessario nella nostra vita quotidiana. Soggiunge il Pontefice: “È proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Gesù? Per esempio, quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa? Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo?”.

Questi interrogativi suscitano la convinzione che – dice Francesco – “la voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità”, che sono “le menti chiuse e i cuori duri, e ci provoca a domandarci se effettivamente stiamo percorrendo la strada giusta, vivendo una vita secondo il Vangelo”.

La strada. Un concetto evocativo che San Giovanni attinge al profeta Isaia: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Si tratta di un “invito pressante” – ricorda il Papa – ad aprire il “cuore e accogliere la salvezza che Dio ci offre incessantemente, quasi con testardaggine, perché ci vuole tutti liberi dalla schiavitù del peccato”.

In queste parole si evince che – prosegue papa Bergoglio – “la salvezza è offerta ad ogni uomo, ad ogni popolo, nessuno escluso…”. Infatti – aggiunge – “nessuno di noi può dire: ‘Io sono santo, io sono perfetto, io già sono salvato…’. No, sempre dobbiamo prendere questa salvezza”. Di qui la scelta di indire il Giubileo della Misericordia, che il Pontefice definisce un’occasione “per andare più avanti in questa strada della salvezza”, che “ci ha insegnato Gesù” perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati per mezzo di Gesù Cristo, unico mediatore”.

Un concetto, quello della salvezza offerta ad ogni uomo, che richiama anche ad un impegno. “Ognuno di noi è chiamato a far conoscere Gesù a quanti ancora non lo conoscono” afferma il Papa. Il quale precisa che questo atteggiamento “non è fare proselitismo, ma è aprire una porta”; come insegna San Paolo nella Lettera ai Corinzi: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”. Del resto – la riflessione del Santo Padre – “se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo?”.

La sete del Signore è diffusa. Infatti “basta guardarsi intorno”, per trovare “persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù”. E allora, domanda ancora il Papa: “Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani?”. Per farlo però, “dobbiamo essere coraggiosi – aggiunge -: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi”.

Di qui l’invito conclusivo, a pregare la Vergine Maria affinché ci aiuti ad “abbattere le barriere e gli ostacoli che impediscono la nostra conversione, cioè il nostro cammino incontro al Signore. Lui solo può dare compimento a tutte le speranze dell’uomo!”.

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Il testo integrale dell’Angelus è disponibile qui.

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Federico Cenci

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