Bust of Saint John of Damascus decorating the staircase of the former convent of San Simpliciano monastery in Milan

WIKIMEDIA COMMONS

La "Compagnia di San Giovanni Damasceno" compie un anno

Nicola Rosetti racconta i primi 12 mesi del gruppo Facebook che raggruppa oltre trecento appassionati di arte sacra

Share this Entry

La Compagnia di San Giovanni Damasceno, il gruppo facebook che raggruppa oltre trecento appassionati di arte sacra, compie un anno! È stata “fondata” infatti il 4 dicembre (giorno nel quale la Chiesa fa memoria di San Giovanni Damasceno) dello scorso anno dal nostro redattore Nicola Rosetti che abbiamo intervistato.

***

Nicola, come è nata l’idea di creare un gruppo facebook di questo tipo?

Da quando ho iniziato a insegnare religione, mi sono sempre servito delle immagini artistiche che mi hanno aiutato a raccontare, ad esempio, le storie della bibbia. La visione delle immagini facilita molto la comprensione dei testi sacri e dunque per me è diventato abituale fare lezione con parole e immagini. Molti colleghi lavorano nello stesso modo. Poi ho iniziato a vedere che c’erano tante persone che, in altri ambiti e per altre finalità, erano interessate all’arte sacra e così ho cercato di metterle in contatto nel modo oggi più semplice e cioè attraverso un gruppo facebook.

Perché il gruppo è dedicato a San Giovanni Damasceno?

San Giovanni Damasceno è una figura quasi del tutto sconosciuta e tuttavia è un personaggio fondamentale nella storia della Chiesa. È l’ultimo Padre della Chiesa vissuto a cavallo fra il VII e l’VIII secolo ed è l’uomo al quale dobbiamo essere grati se nelle nostre chiese possiamo trovare così tante belle opere d’arte. Infatti c’è stato un momento nella storia della Chiesa nel quale ogni immagine sacra sarebbe potuta sparire per sempre, infatti, l’imperatore bizantino Leone III Isaurico voleva che nei luoghi di culto non vi fossero immagini in ossequio alla trascendenza di Dio. San Giovanni Damasceno si oppose strenuamente a questa visione aniconica, spiegando che, nel momento in cui il Verbo di Dio si è fatto carne e ha preso il volto di Gesù di Nazaret, per i cristiani è possibile rappresentare il divino. Le tesi di San Giovanni Damasceno vennero riprese durante il secondo Concilio di Nicea che condannò l’iconoclastia e stabilì una volta per tutte la liceità delle immagini. Possiamo dire che col Secondo Concilio di Nicea, il tema dell’immagine è entrato a far parte del patrimonio dogmatico del cristianesimo: l’arte non è qualcosa di accessorio o secondario nella vita della Chiesa, anzi, essa svolge a pieno titolo una vera e propria azione evangelizzatrice! Infine, è importante notare che, anche a livello “laico”, se oggi viviamo nella “società dell’immagine”, lo dobbiamo a San Giovanni e al Secondo Concilio di Nicea!

Chi fa parte della Compagnia di San Giovanni Damasceno?

Oltre agli insegnanti di religione che ho già menzionato, fanno parte del gruppo tanti appassionati di iconografia, diverse persone che operano all’interno di musei diocesani ed esperti di arte sacra.

In che cosa consiste l’attività del gruppo?

Si tratta di un gruppo spontaneo, creato “dal basso” e pertanto non ci sono regole definite. Molto semplicemente, chi fa parte del gruppo posta sullo spazio comune temi che possono interessare agli altri membri. Condividiamo materiale fotografico, link su siti o articoli che parlano di arte sacra, titoli di libri, esperienze ed eventi. È bello quando, ad esempio, il responsabile di un museo ci parla di qualche iniziativa intrapresa per rendere più fruibili le opere d’arte di cui i musei diocesani sono pieni: l’esperienza di uno può stimolare e arricchire gli altri.

Concludiamo con una domanda più personale. Quale opera d’arte ti affascina di più o senti più vicina?

Per la profondità dei significati, credo che i dipinti di Caravaggio nella Cappella Contarelli siano qualcosa di insuperato! Però se dovessi scegliere un’opera d’arte che sintetizzi allo stesso tempo il mio lavoro e lo spirito della Compagnia, sceglierei senza ombra di dubbio il San Luca dipinto da El Greco. In questa opera, l’evangelista mostra un vangelo aperto su una pagina scritta e su una illustrazione: è come se il pittore ci volesse ribadire ancora una volta l’inscindibile binomio parola-immagine.

(Fonte: L’Ancora Online)

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione