“L’educazione è cosa del cuore, diceva don Bosco: senza educazione non c’è crescita umana e quindi non può esserci felicità”. Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto nel pomeriggio di ieri la seconda sessione del Festival della Famiglia di Riva del Garda. Accanto al porporato anche il governatore del Trentino Ugo Rossi e l’arcivescovo di Trento monsignor Luigi Bressan.
“In Trentino – ha detto il presidente Rossi nel rivolgersi a Bagnasco – abbiamo cercato di essere concreti e chiari nel mettere in campo alcune politiche che cercano di aiutare le nostre famiglie, certo, non tutto è perfetto e ci sono anche qui alcune emergenze educative: il Festival della Famiglia ha proprio il significato di mettere in campo il meglio di noi stessi, per offrire ai nostri ragazzi tutti gli strumenti che servono per diventare cittadini consapevoli, un percorso che si costruisce partecipando alla vita della comunità e relazionandosi con gli altri”.
Nel consegnare al cardinale Bagnasco la targa del marchio Family in Trentino, Rossi ha aggiunto: “Questo marchio lo dedichiamo a tutte quelle realtà che sul nostro territorio si impegnano a mettere in campo politiche e azioni a vantaggio della famiglia”; in chiusura anche un ulteriore omaggio da parte dell’assessore del Comune di Riva del Garda Lucia Gatti.
Il cardinale Bagnasco è arrivato a Riva del Garda poco dopo le 13 e ha pranzato con le autorità presso la struttura adiacente il padiglione espositivo, allestita dai Nu.Vol.A dell’Alto Garda e Ledro. La sessione pomeridiana ha visto nuovamente i ragazzi protagonisti: stamattina infatti sono stati molto apprezzati sia il murales dell’Istituto d’arte Vittoria di Trento e il momento musicale dell’Ensemble “BbBrass” del Liceo Bonporti, mentre i lavori della seconda parte del Festival sono stati aperti dagli studenti del Liceo Coreutico Bonporti, con “Yin and Yang” una coreografia di danza coordinata dal professor Sebastijan Petris.
Nel suo intervento, il presidente della CEI ha spiegato come felicità e crescita dell’uomo vadano di pari passo: “Senza una maturazione piena, complessiva e armonica l’uomo resta incompiuto; questo sviluppo armonico della persona è presupposto, premessa di felicità vera. Felicità che è frutto di sacrificio, di un progetto di vita, perseguito con determinazione e pazienza – ha spiegato -. Educare significa offrire ideali e mostrarne la bellezza, suscitare il desiderio di essere migliori”. Ma educazione vuol dire anche guardare negli occhi: “Lo sguardo educativo è quello che fa sentire l’altro visibile, prezioso, meritevole di un’attenzione tenera ed esigente”.
“La prima domanda che l’educatore deve porsi – ha sottolineato poi il cardinale – non è che cosa posso fare, ma è chi sono io, perché chi educa prima di fare deve essere”; l’educatore deve modellare le sue proposte sulle persone affidategli, ovvero è necessaria “l’intelligenza del cuore”. Bagnasco ha infine messo in luce il pericolo dell’impersonalità e dell’omologazione, concludendo: “Per essere padri e madri non basta saper generare, è necessaria stabilità interiore, bisogna essere radicati in sé stessi, è su questo che si fonda la famiglia”, istituzione che va protetta perché “dalla salute della famiglia dipende quella della società, la famiglie vanno poste al centro dello sviluppo economico attraverso politiche di sostegno”.