Pope Francis

WIKIMEDIA COMMONS - Jeffrey Bruno

"Francesco, il Papa ribelle": la prima serie tv biografica sul Pontefice argentino

Presentata nei giorni scorsi in Italia la prima fiction televisiva dedicata interamente alla vita di Jorge Mario Bergoglio, in onda dal 15 dicembre sul canale Sky History

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Nella mattinata di giovedì 3 dicembre, è stata presentata in Italia la prima serie tv dedicata interamente alla vita di Papa Francesco che sarà trasmessa per quattro settimane, a partire dal 15 dicembre, su History, canale tematico Sky che offre al grande pubblico film, trasmissioni ed eventi interamente dedicati alla storia: da quella romana alle pagine più recenti a noi vicine.

Risulta significativo  a questo punto il grande interesse mediatico nei riguardi della figura del Pontefice argentino, che dopo quasi tre anni dalla sua elezione, avvenuta il 13 marzo 2013, è già protagonista di due prodotti cinematografici: Chiamatemi Francesco di Daniele Lucchetti, film presentato in anteprima in Vaticano martedì 2 dicembre e in tutte le sale italiane da giovedì, e Francesco, il Papa ribelle, la serie tv argentina basata sull’unica biografia autorizzata, El jesuita, scritta da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, già disponibile in lingua spagnola sul mercato due settimane dopo l’elezione al Soglio petrino.

Ciascun episodio della serie (Chiamata da Dio, Fede e coraggio, La voce dei deboli, Apostolo di Pace) spazia dalla sfera privata a quella pubblica di Jorge Mario Bergoglio, non tralasciando i burrascosi rapporti con la dittatura argentina e i primi passi del Papa in Vaticano, mossi nel segno della Misericordia e dell’umiltà di chi ama essere vicino alla gente. Grande importanza inoltre è conferita anche agli affetti familiari del futuro Papa (il rapporto con i genitori e la nonna, i primi amori e la vocazione), diventati sin da subito oggetto di una letteratura tesa a far conoscere al grande pubblico la parte più intima e personale dell’ex arcivescovo di Buenos Aires, che, una volta diventato Papa, non ha perso occasione di presentarsi nel migliore dei modi a tutti coloro che hanno desiderato conoscerlo.

È stato Francesco stesso a parlare dei propri cari e lo ha fatto con nomi e cognomi (si pensi a Nonna Rosa, punto di riferimento per il giovane Jorge Mario, o agli aneddoti divertenti raccontati sulle perpetue della sua parrocchia) perché quel Papa “venuto dalla fine del mondo” potesse entrare il più presto possibile nel focolare domestico di ogni famiglia.

Francesco, incuriosendo e coinvolgendo, ha familiarizzato da subito e, certamente, la presenza di due fiction presentati su scala mondiale a distanza di poche ore è una vittoria primariamente del Vaticano, che nell’arco di così breve tempo si ritrova, positivamente, al centro della comunicazione globale ricevendo un applauso corale, straordinariamente con poche critiche. Il film di Daniele Lucchetti infatti è stato ben accolto dal sistema mediatico, proprio perché il regista ha voluto mettere in scena la vita dell’uomo Bergoglio, di Jorge Mario, diremmo, e in un secondo momento la personalità carismatica e “fisica” di Papa Francesco che appena eletto ha acceso la fiamma della grande rivoluzione all’interno della Chiesa. È tuttavia noto che è soprattutto del lato umano del Papa che la gente vuole sentire parlare, quell’umanità che in qualche modo esce fuori anche quando il Pontefice parla come parlerebbe un genitore di riforme, di “malattie della Curia” e di trasparenza nella gestione delle finanze della Santa Sede.  

Tuttavia, una critica – come si direbbe – è d’uopo: era davvero necessario collocare la persona del Papa attuale al centro di due prodotti cinematografici che rendono “storico” quello che ancora è “attualità”? Ma ancora più, indagando il particolare, era davvero necessario parlare di Papa Francesco quando ancora il cambiamento è in moto e il suo pontificato ha riscaldato i motori da “pochi mesi”? Senza “se” e senza “ma” siamo tutti testimoni di un magistero innovativo e per certi versi – come recita il titolo della serie tv Sky – “ribelle” che piace molto al sistema mediatico e che, anzi, facilita di gran lunga quel processo di trasmissione della “parola del Papa” che già da sola entra nelle case dei fedeli senza che l’operatore debba necessariamente interpretarla.

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Alessandro Notarnicola

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