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Liturgia della Parola sul luogo di lavoro

In un ambiente lavorativo sarebbe tuttavia più indicato avviare la pratica di pregare l’Ufficio Divino

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Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso  l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi alla domanda di un lettore in Canada.

Nel mio luogo di lavoro cattolico è stata introdotta la pratica della “Liturgia della Parola”, che consiste in una preghiera di apertura, lettura delle Scritture, salmi, Vangelo, intercessioni e preghiera conclusiva. Il mio primo pensiero è stato che la Liturgia della Parola è sempre una componente di un’altra liturgia e che non sussiste da sola, perché manca di per sé di certi altri elementi liturgici. Se ci raduniamo per il desiderio di una preghiera comunitaria, la Chiesa sembra avere altre pratiche e devozioni appropriate che vadano incontro a quel bisogno senza separare la Liturgia della Parola da una più ampia azione liturgica. Concludendo, può sussistere da sola?  — M.C., Toronto

Direi che occorre fare un distinguo. Ci sono due forme in cui una celebrazione della Parola può avvenire. La prima, che è strettamente liturgica, è la celebrazione della Parola che si tiene di domenica (o molto più raramente, nei giorni feriali) in quelle chiese dove per mancanza di sacerdoti non può essere celebrata la Messa. All’interno di queste celebrazioni viene talvolta distribuita la Comunione.

La seconda forma, che sembra essere quella a cui si riferisce il nostro lettore, è un esercizio devozionale ispirato alla liturgia e può usare modelli liturgici, senza però essere ufficialmente un atto liturgico. Questi atti devozionali non necessariamente si svolgono in chiesa.

Molte conferenze episcopali e diocesi hanno pubblicato direttori che forniscono applicazioni concrete delle norme generali emanate dalla Santa Sede. Ecco ad esempio cosa dice il rituale canadese rispetto alla celebrazione della Liturgia della Parola di domenica:

Una vera celebrazione della Parola

“Il rituale canadese per le celebrazioni domenicali, che si è sviluppato in queste circostanze, non è una forma adattata della Messa, ma una autentica celebrazione della Parola di Dio, con le appropriate caratteristiche. E’ caratterizzata da un’incoronazione della Parola divina, l’uso completo delle letture domenicali e dei salmi, un’omelia che rifletta sulla Parola, intercessioni che vengano suscitate dall’averla ascoltata, e una grande preghiera di lode a Dio, come ringraziamento, che proviene normalmente dalle Scritture. Questa celebrazione domenicale della Parola è vera liturgia. Essa celebra e fa presente l’azione salvifica di Cristo il Capo fra la sua gente, e dà forza all’opera del suo Corpo, la Chiesa. Riuniti in quel giorno in cui la Chiesa in tutto il mondo ricorda la memoria del Signore Risorto, il fedele di una particolare comunità proclama la gloria del Padre, attraverso il Figlio, in comunione con lo Spirito Santo. Inoltre, una particolare assemblea che si riunisce per celebrare la Parola di Dio celebra sempre questa liturgia in unione con la Chiesa universale. L’assemblea mostra la sua venerazione per la Parola di Dio, lo stesso genere di venerazione, insegna la Chiesa, che proviene dal Corpo del Signore, poiché in entrambi i casi è Cristo stesso che viene venerato. Nel proclamare e nell’ascoltare la Parola di Dio, Cristo diventa veramente presente per la sua gente, poiché la Chiesa insegna chiaramente che Cristo è presente nella Sua Parola, dal momento che è sempre Egli stesso che parla quando vengono lette le Sacre Scritture in Chiesa. Perciò, anche senza la Comunione, la presenza di Cristo viene realizzata sia nell’assemblea che celebra sia nella Parola che viene proclamata.”

Riguardo le possibilità di celebrazioni feriali, i vescovi non sono favorevoli:

Giorni feriali

“Qualunque possano essere le considerazioni relative al culto domenicale, nei documenti rilevanti nulla giustifica l’applicazione ai giorni feriali dei provvedimenti liturgici circa l’assenza di sacerdote nella Domenica. Questo per aree sia urbane sia rurali. Il Direttorio, per esempio, in modo piuttosto netto considera solamente la situazione della Domenica, in cui la gente verrebbe altrimenti privata dell’opportunità di celebrare liturgicamente il Giorno del Signore. Le disposizioni del Direttorio per la Domenica sono basate sul fatto di un reale e serio bisogno, non sulla convenienza. Di nuovo andrebbe detto che ciò che è di primaria importanza qui è che la celebrazione della Parola non viene presentata, né può essere considerata, come un’alternativa all’Eucaristia. Nei giorni feriali nelle aree urbane, la Messa quotidiana è di norma facilmente a disposizone nelle parrocchie vicine. Se non lo è, o per qualsiasi ragione vi è bisogno di fornire un servizio liturgico diverso dall’Eucaristia nei giorni feriali, le Lodi o i Vespri sono sempre adatti, sia per la situazione urbana che rurale. Infatti, la quotidiana Liturgia delle Ore parrocchiale è pienamente appropriata anche quando viene celebrata l’Eucaristia.”

Nonostante questi documenti non facciano riferimento al tipo di atto devozionale a cui fa riferimento il nostro lettore, fanno comunque luce su alcuni aspetti della domanda. Il primo testo chiarisce come la celebrazione della Parola possa sussistere da sola e non solamente come parte di un’altra celebrazione liturgica. Il secondo testo invece mostra una spiccata preferenza per la celebrazione della Liturgia delle Ore rispetto alla celebrazione della Parola.

Questo non significa che un gruppo cattolico non possa celebrare la Parola di Dio in una cerimonia privata. Ma ricorda ai cattolici che abbiamo già, nella Liturgia della Ore, una celebrazione della Parola di Dio pienamente approvata che fa parte integrante della liturgia della Chiesa. Un cattolico che celebri, individualmente o con altri, una parte dell’Ufficio Divino partecipa attivamente alla preghiera della Chiesa intera.

Ci sono tuttavia alcuni documenti, in particolare il Rito per l’Iniziazione Cristiana degli Adulti (n° 85-89), che propongono celebrazioni della Parola di Dio e offre modelli che possono essere usati da altri gruppi:

“85. Per le celebrazioni della Parola di Dio che si tengono specialmente per il beneficio dei catecumeni (vedi n° 82), la seguente struttura (n° 86-89) può essere usata come modello.

“86. Canto: un canto appropriato può essere cantato per aprire la celebrazione.

“87. Letture: una o più letture dalle Scritture, scelte per la loro rilevanza per la formazione dei catecumeni, vengono proclamate da un membro battezzato della comunità.

“88. Omelia: una breve omelia che spieghi e applichi le letture va tenuta.

“89. Riti conclusivi: la celebrazione della Parola può concludersi con un esorcismo minore (n° 94) dopo l’omelia o con una benedizione dei catecumeni (n°. 97) o con entrambi […].”

Questo schema presuppone chiaramente la presenza di un ministro ordinato, quindi in un ambiente lavorativo andrebbero fatti alcuni adattamenti. Lo schema menzionato dal nostro lettore può anche costituire un valido profilo, e ne esistono probabilmente vari altri modelli.

Tuttavia, personalmente raccomanderei a questo luogo di lavoro cattolico di considerare piuttosto di avviare la pratica di pregare l’Ufficio Divino.

 

[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere sol
o ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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