Youth having fun in a discobar

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Liberi da ogni droga

Invitiamo i giovani a riscoprire il vero significato del divertimento, attraverso l’educazione ad una sana cultura del limite

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Perché alcuni luoghi di divertimento dei giovani sembrano trasformarsi in strumenti di morte? Droga, alcolici, violenza, stragi del sabato sera… Perché diventa sempre più difficile riuscire a divertirsi in modo tranquillo, senza scadere negli eccessi?

I maggiori rischi sono concentrati in certi “rave” in cui domina la non-cultura dell’estremo. Sono grandi raduni musicali che si svolgono in posti isolati, lontani dai centri abitati. Possono durare notti intere, con un consumo di droga e alcolici molto elevato.  

Il principale strumento di autodistruzione si chiama “ecstasy”, una pillola colorata che viene venduta in certi ambienti. Tra gli elementi che ne hanno favorito la diffusione c’è sicuramente la sua apparenza innocua. Si ingerisce con facilità e non desta le preoccupazioni di altri tipi di droga (come, ad esempio, il rischio di contrarre l’Aids).

L’ecstasy ha un aspetto simpatico, accattivante. Non a caso, viene spesso offerta sotto forma di pastiglie raffiguranti personaggi dei cartoni animati (riprodotti illegalmente). Si tratta di disegni ingannevoli, che hanno lo scopo di nascondere la natura pericolosa di ciò che viene consumato.

La trappola dell’ecstasy consiste nel dare ai ragazzi l’illusione di assumere dei superpoteri, come certi eroi forzuti del mondo dei fumetti. Produce uno stato di eccitazione del tutto innaturale e una perdita di consapevolezza delle reazioni del proprio corpo.

L’ecstasy è la pura espressione del nulla, del vuoto e del non-pensiero assoluto. Non a caso, il suo scenario ideale è quello di certi “rave” estremi, dove regnano suoni assordanti e ritmi martellanti.

Spesso l’ecstasy viene erroneamente considerata una droga “possibile”, con la quale molti ragazzi si illudono di riuscire a convivere. Chi la consuma rifiuta l’idea di essere un drogato. Pensa semplicemente di vivere un momento di trasgressione, per poi tornare a condurre una vita normale. Ma è solo un inganno. Col passar del tempo, i danni sul fisico cominceranno a manifestarsi.

La migliore risposta a certi meccanismi di degrado è quella di invitare i giovani a riscoprire il vero significato del divertimento, attraverso l’educazione ad una sana cultura del limite.

Per trascorrere una serata rilassante con gli amici non è necessario fare troppo tardi, ubriacarsi o drogarsi. Basta controllarsi ed imparare a gestire con intelligenza la propria libertà.

Oggi la parola “libertà” viene spesso interpretata come libertà di fare qualsiasi cosa. In questo modo ci si dimentica che per essere davvero liberi è necessario porre dei confini morali alle proprie azioni. Altrimenti tutto diventa lecito. Non c’è più rispetto per se stessi e per gli altri.

Per giustificare certi comportamenti negativi si utilizza il termine “libertà di scelta”.

Oggi si sente spesso dire che drogarsi è una “scelta”, oppure che ubriacarsi è una “scelta”. E così, con la scusa della “scelta”, ci si sente autorizzati a compiere il male. Invece, sarebbe il caso di capire che noi non siamo isole. Le nostre scelte sbagliate possono fare del male a noi stessi e anche ad altri esseri umani.

La vera educazione dei giovani è quella che propone dei limiti, delle regole, dei “no”. Inizialmente può sembrare meno gradita, ma poi darà sicuramente ottimi frutti. E’ questa la soluzione giusta per illuminare il futuro delle nuove generazioni.

 

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Carlo Climati

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