Lettura
Siamo appena al terzo giorno del cammino di Avvento e questa liturgia ci lancia, con il profeta Isaìa, in una promessa di pace, di ordine, di pienezza che non può non riempirci della gioia del Natale, quando la parola si realizza in Gesù. È una Parola che ci parla di serenità tra l’agnello e il lupo, di gioco tra il bambino e il serpente, di fioritura di un germoglio da un tronco. Lo stesso misterioso intreccio di contrasti illumina anche il Vangelo: la grandezza, la profondità della rivelazione è accolta e compresa dai semplici, non dai sapienti. Questa è la beatitudine di cui Gesù si rallegra, promessa a ciascuno di noi!
Meditazione
La prima cosa che sorprende nel brano del Vangelo è la gioia di Gesù. La sua preghiera è una esclamazione di gratitudine e di entusiasmo nei confronti del Padre per il suo modo di agire, per la sua decisione di rivelarsi ai piccoli. Benedice e loda il Padre! Quanto ci insegna questo semplice versetto! La nostra preghiera a Dio è, spesso, una pretesa, una richiesta capricciosa, una lamentela. Non ci accorgiamo, così, della bellezza che Egli ci regala sempre, perché siamo troppo attenti ai nostri desideri. Gesù ci chiede di imparare a entrare in dialogo con Dio, come ha fatto Lui; ci insegna a pregare riconoscendo la benevolenza continua del Padre verso di noi. Ma c’è di più: esorta i discepoli a gioire di ciò che vedono. Ha bisogno di ricordare loro la beatitudine di cui godono, grazie al loro sguardo “bambino”. I piccoli, i bambini, hanno bisogno del genitore, si fidano di lui, gioiscono della sua presenza. Questo loro creaturale bisogno del Padre è ciò che Gesù chiede a chi lo ascolta: a chi riconosce di avere bisogno di Lui, Egli rivela se stesso. Ecco perché i sapienti e i dotti non possono stupirsi della sua bellezza, non possono entrare nella beatitudine dei piccoli: non comprendono in sé il desiderio di Dio. Anche noi dobbiamo essere richiamati, come i discepoli, a questa beatitudine di cui rischiamo di non accorgerci. Cerchiamo altre beatitudini, quelle dei dotti, di chi vive senza scoprire il bisogno vitale di Dio nella propria vita. Sono beatitudini vuote, precarie, passeggere, spesso dannose. Tutti desideriamo essere felici, e Gesù ci indica questa semplice strada: l’affidamento fiducioso al Padre, come i bambini, capaci di gioire per tutto quello che il Padre compie.
Preghiera
«Signore Dio mio, quale abisso il tuo profondo segreto! Guarisci i miei occhi e parteciperò alla gioia della tua luce. Oh, quanto sei elevato! Eppure gli umili di cuore sono la tua casa. Tu, infatti, sollevi chi è caduto, e non cadono quanti hanno in te la loro grandezza» (sant’Agostino, Confessioni, 11,31,41).
Agire
Questa sera, prima di addormentarmi, mi soffermerò su tutto il bene che Dio mi ha regalato oggi, senza fermarmi sulle fatiche e sulle sofferenze.
Meditazione del giorno a cura delle Monache Agostiniane – Comunità dei Quattro Santi Coronati di Roma, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it