“L’Africa è vicina a sconfiggere l’epidemia di Aids”. Lo ha detto Direttore Esecutivo Unaids (agenzia Onu contro il virus) Michel Sidibé, alla cerimonia di apertura della 18esima Conferenza internazionale sull’Aids e le malattie sessualmente trasmissibili in Africa (Icasa), in svolgimento dal 29 novembre al 4 dicembre a Harare, nello Zimbabwe.
Parole che fino a 15 anni sembravano impronunciabili, visto che il virus appariva ancora radicato e impossibile da debellare. Negli ultimi anni sono stati fatti eccezionali progressi. Come emerge dal report di Unaids, le morti per Hiv sono diminuite del 42% rispetto al picco del 2004 e il numero di individui infetti è in calo del 35% dal 2000.
La guerra contro l’Hiv non è però ancora finita. “Non abbiamo tempo da perdere. Abbiamo cinque anni per accelerare la lotta contro l’Aids – ha detto Sibidé – in modo che l’epidemia non possa più rimbalzare”. E’ l’Africa il continente in cui la lotta all’Aids assume un valore precipuo. Dei 36,9 milioni di persone che vivono con l’Hiv nel mondo, 25,8 milioni si trovano in Africa e in particolare in quella sub-sahariana.
Quindi la strategia di Unaids per sconfiggere il virus non può che partire dal Continente Nero, attraverso la cosiddetta “fast track”. Si tratta di un programma quinquennale, con l’obiettivo di sconfiggere definitivamente l’Hiv entro il 2030. Secondo gli esperti delle Nazioni unite, cinque anni fa il numero di persone che avevano accesso a terapie antiretrovirali erano circa la metà dei 15,8 milioni di oggi. Nel 2002 erano appena 2,2 milioni. “I progressi fatti negli ultimi 15 anni sono stati straordinari – afferma Michel Sidibé -. Oggi abbiamo ottenuto un livello di prevenzione mai raggiunto prima, e ogni cinque anni vediamo raddoppiare il numero delle persone sottoposte a cure salvavita. Tutti hanno il diritto di vivere una vita lunga e sana – sottolinea Sibidé -, dobbiamo fornire la massima assistenza alle persone più sofferenti”.
Oggi, Giornata Mondiale di Lotta all’Aids, è intervenuta sul tema anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. “Non è finita, nessuno si illuda che è finita”, ha detto. Presente all’inaugurazione del nuovo pronto soccorso dell’ospedale “Grassi” di Ostia, la Lorenzin ha aggiunto: “Non solo ci si continua a contrarre l’Hiv ma alcune persone arrivano in ospedale quando la malattia è conclamata. Non si fanno le analisi – ha detto – lo screening, persone che hanno comportamenti a rischio non si controllano. Non solo quindi bisogna proteggersi bisogna fare le analisi”.