Celebrando la domenica di Cristo Re dell’Universo, papa Francesco ha ricordato di come Gesù non sia tanto “re di un altro mondo”, quanto “re in un altro modo”.
Durante l’Angelus, il Santo Padre ha meditato sulla Vangelo odierno che vede contrapposti Gesù e Pilato (cfr. Gv 18,36) e le loro rispettive “logiche”: quella “mondana” basata “sull’ambizione e sulla competizione”, che combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze”; dall’altro lato, c’è la “logica evangelica”, che si esprime “nell’umiltà e nella gratuità”, affermandosi “silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità”.
Mentre i “regni di questo mondo” spesso “si reggono su prepotenze, rivalità, oppressioni”, il Regno di Cristo è “regno di giustizia, di amore e di pace”, ha ricordato il Pontefice, citando il Prefazio.
“Gesù si è rivelato re nell’evento della Croce” e “chi guarda la Croce di Cristo non può non vedere la sorprendente gratuità dell’amore” ha proseguito il Papa. “Parlare di potenza e di forza, per il cristiano – ha aggiunto – significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che appare come il compimento di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità”.
Mentre sul Calvario viene deriso – «Salva te stesso scendendo dalla croce!» (Mc 15,30), gli gridano – Lui stesso non scende affatto dal patibolo, per non cedere alla “tentazione del principe di questo mondo”; invece di salvare se stesso, si sacrifica “per poter salvare ognuno di noi dai nostri peccati”.
Quello di Cristo è un regno la cui forza è “l’amore”; la sua “regalità” non ci “opprime” ma, al contrario “ci libera dalle nostre debolezze e miserie, incoraggiandoci a percorrere le strade del bene, della riconciliazione e del perdono”.
Gesù è un sovrano che “non ci domina”, né “ci tratta come sudditi, ma ci eleva alla sua stessa dignità” e nel suo regno ci fa entrare per “regnare con Lui”, ovvero servendo “Dio e i fratelli” in nome dell’amore.
“Di fronte alle tante lacerazioni nel mondo e alle troppe ferite nella carne degli uomini, chiediamo alla Vergine Maria di sostenerci nel nostro impegno di imitare Gesù, nostro re, rendendo presente il suo regno con gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia”, ha poi concluso Francesco, prima di pronunciare la preghiera mariana.
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