A priest celebrates Holy Mass on board of a warship

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Lunghezza di una Messa feriale

Classici teologi morali, come Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ritenevano che farla durare meno di 15 minuti costituisse persino un grave peccato

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Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settiamana alla domanda di un lettore in Canada.

Un anno fa è arrivato nella nostra parrocchia un nuovo sacerdote. Don Kevin (pseudonimo) è una persona rispettabile, educata, premurosa, ben accolta dalla grande maggioranza dei parrocchiani. Parla chiaramente, sia quando si trova nella navata che in sacristia. Ma quando celebra le Messe infrasettimanali parla sempre di fretta. Molti dei nostri cittadini più anziani non capiscono le sue omelie perché parla troppo, veramente troppo veloce. La normale Messa di 30 minuti viene così ridotta a massimo 20 minuti. Dà l’impressione di “voler farla breve”. Molti hanno cercato di parlargliene, ma senza alcun risultato. Non c’è qualche norma che offre indicazioni su come celebrare questo sacro rito? — L.B., Ontario, Canada

Non c’è alcuna norma che stabilisca quanto debba durare una Messa, nonostante esista una tradizione di lunga data secondo la quale la Messa quotidiana dovrebbe durare circa 30 minuti. Classici teologi morali, come sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), erano dell’opinione che tanto dovesse durare, e che farla durare meno di 15 minuti costituisse persino un grave peccato.

Queste opinioni si riferiscono però nello specifico alla forma straordinaria, nella quale si usa sempre il Canone Romano della Messa e comprende altre lunghe preghiere che non fanno parte del rito attuale. Allo stesso tempo, credo che anche la forma ordinaria abbia alcuni nuovi elementi, non presenti nella vecchia forma, che conferiscono alla Messa feriale grosso modo la stessa durata, cioè dai 25 ai 35 minuti, almeno se celebrata con il dovuto fervore e rispetto per le rubriche.

Nella Messa feriale ci sono alcuni elementi che possono sia essere eseguiti che omessi. Ai tempi di sant’Alfonso, non era usanza ad esempio di tenere un’omelia nella Messa feriale. Oggi invece in molte località si tiene una breve omelia anche nei giorni feriali. Altri fattori opzionali che sono nuovi o invece ripristinati dai tempi più antichi sono la Preghiera del Fedele e il segno della pace.

Mentre gran parte della forma straordinaria viene celebrata in silenzio, la forma ordinaria raccomanda varie brevi pause per la preghiera silenziosa, come dopo l’introduzione all’atto penitenziale, dopo l’invito “Preghiamo” della collètta, dopo il Vangelo o l’omelia, e dopo la Comunione prima della preghiera finale. La forma ordinaria raccomanda inoltre il canto in più punti, anche nella Messa quotidiana, in particolare per l’Alleluia e per alcune parti del Proprio della Messa, come il Sanctus.

La variazione nelle Letture del giorno –  brevi in alcuni giorni, piuttosto lunghe in altri –  può talvolta cambiare sensibilmente la durata della Messa. L’esempio più noto è la lunga lettura dal Libro di Daniele (cap. 13) sul processo a Susanna, il lunedì della quinta settimana di Quaresima.

La scelta della Preghiera Eucaristica può anche fare una certa differenza nella durata della Messa ma forse meno di quanto pensiamo. A un cardinale che conosco piace usare quotidianamente il Canone Romano, e dice che questo ha aggiunto non più di quattro minuti alla Messa, in confronto alla Preghiera Eucaristica II. Inoltre, la forma ordinaria contiene anche una rubrica secondo cui le parole della consacrazione devono essere pronunciate “chiaramente e distintamente, come la natura di queste parole richiede”. Questo fa sì che si pronuncia le parole più lentamente.

Fino a tempi relativamente recenti la Comunione normalmente non veniva distribuita ai fedeli durante la celebrazione della Messa stessa. Oggi, la Comunione si riceve abitualmente durante la Messa, e quindi il numero di coloro che la ricevono influisce sulla durata.

Per la cura con la quale viene celebrato il rito, è essenziale anche la piena consapevolezza da parte del sacerdote dell’importanza centrale dell’Eucaristia. Perciò l’istruzione Redemptionis Sacramentum esorta in vari modi i sacerdoti a celebrare con cura e attenzione. A testimonianza di ciò:

“30. Grande è la responsabilità «che hanno nella celebrazione eucaristica soprattutto i Sacerdoti, ai quali compete di presiederla in persona Christi, assicurando una testimonianza e un servizio di comunione non solo alla comunità che direttamente partecipa alla celebrazione, ma anche alla Chiesa universale, che è sempre chiamata in causa dall’Eucaristia. […]

“31. In coerenza con quanto da loro promesso nel rito della sacra ordinazione e rinnovato di anno in anno nel corso della Messa crismale, i Sacerdoti celebrino «devotamente e con fede i misteri di Cristo a lode di Dio e santificazione del popolo cristiano, secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio dell’Eucaristia e nel sacramento della riconciliazione». Non svuotino il significato profondo del proprio ministero, deformando la celebrazione liturgica con cambiamenti, riduzioni o aggiunte arbitrarie.Come disse, infatti, S. Ambrogio: «La Chiesa non è ferita in se stessa, […] ma in noi. Guardiamoci, dunque, dal far divenire i nostri sbagli una ferita per la Chiesa».Si badi, quindi, che la Chiesa di Dio non riceva offesa da parte dei Sacerdoti, i quali hanno offerto se stessi al ministero con tanta solennità. Vigilino, anzi, fedelmente sotto l’autorità del Vescovo, affinché simili deformazioni non siano commesse da altri.

“32. «Il parroco faccia in modo che la Santissima Eucaristia sia il centro dell’assemblea parrocchiale dei fedeli, si adoperi perché i fedeli si nutrano mediante la celebrazione devota dei sacramenti e in special modo perché si accostino frequentemente al sacramento della Santissima Eucaristia e della penitenza; si impegni inoltre a fare in modo che i fedeli siano formati alla preghiera, da praticare anche nella famiglia, e partecipino consapevolmente e attivamente alla sacra Liturgia, di cui il parroco deve essere il moderatore nella sua parrocchia, sotto l’autorità del Vescovo diocesano, e sulla quale è tenuto a vigilare perché non si insinuino abusi» (Codice di Diritto Canonico, can. 528 § 2). […]

“33. Infine, tutti «i Sacerdoti abbiano cura di coltivare adeguatamente la scienza e l’arte liturgica, affinché, per mezzo del loro ministero liturgico, le comunità cristiane ad essi affidate, elevino una lode sempre più perfetta a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo» (Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, n. 5). Soprattutto, siano pervasi di quella meraviglia e di quello stupore che la celebrazione del mistero pasquale nell’Eucaristia procura nel cuore dei fedeli.”

Allo stesso modo, papa Benedetto XVI, al n. 23 della sua esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, sottolinea anch’egli l’importanza del ruolo del sacerdote nella celebrazione:

“È necessario, pertanto, che i sacerdoti abbiano coscienza che tutto il loro ministero non deve mai mettere in primo piano loro stessi o le loro opinioni, ma Gesù Cristo. Contraddice l’identità sacerdotale ogni tentativo di porre se stessi come protagonisti dell’azione liturgica. Il sacerdote è più che mai servo e deve impegnarsi continuamente ad essere segno che, come strumento docile nelle mani di Cristo, rimanda a Lui. Ciò si esprime particolarmente nell’umiltà con la quale il sacerdote guida l’azione liturgica, in obbedienza al rito, corrispondendovi con il cuore e la mente, evitando tutto ciò che possa dare la sensazione di un proprio inopportuno protagonismo. Raccomando, pertanto, al clero di approfondire sempre la coscienza del proprio ministero eucaristico come umile servizio a Cristo e alla sua Chiesa. Il sacerdozio, come diceva sant’Agostino, è amoris officium, è l’u
fficio del buon pastore, che offre la vita per le pecore (cfr. Gv 10,14-15).”

Di conseguenza, tenendo conto di tutti questi fattori, direi che la tradizionale durata di approssimativamente mezz’ora per una Messa quotidiana è ancora una valida linea guida.

A parte il proprio fervore personale, di fronte alla domanda se dire una Messa più corta o più lunga un sacerdote deve tenere conto anche di alcune considerazioni pastorali. Un conto è celebrare una Messa a mezzogiorno in un contesto urbano, dove le persone stanno sacrificando la maggior parte della loro pausa pranzo per partecipare alla Messa quotidiana, e un conto è celebrare la Messa alle nove di mattia in periferia, dove i fedeli hanno forse un po’ più di tempo e potrebbero quindi beneficiare di un’omelia quotidiana più riflessiva.

Infine è importante pronunciare chiaramente, non solo l’omelia, ma tutti i testi liturgici. Un’omelia che non è comprensibile per gli ascoltatori fallisce a livello essenziale, in quanto non comunica il messaggio che cerca di trasmettere.

[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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