Il Festival del Cinema di Roma si è concluso da qualche giorno. Tra i documentari più seguiti ed amati dal pubblico, quello che omaggia due grandi registi: Hitchcock/Truffaut, realizzato da Kent Jones. Si tratta di 80 minuti intrisi di quel magico potere, che solo al cinema appartiene, di poter far rivivere le pagine di un testo. In questo caso è il libro-intervista Il cinema secondo Hitchcock, di François Truffaut, che rivive grazie all’audio delle registrazioni dell’incontro con Hitchcock, le quali, unite alle fotografie dei due registi, lo rendono un’opera emozionante ed esclusiva.
François Truffaut era un giovane regista, che aveva fatto soltanto 3 film, Alfred Hitchcock era ormai considerato un’icona del cinema americano ed internazionale, e i suoi film erano famosi in tutto il mondo.
Tuttavia quest’ultimo, riconobbe nel collega francese, il genio e la sua stessa passione per il cinema, pertanto accettò la sua proposta. Allora Truffaut, accompagnato dalla sua fedele amica ed interprete Helen Scott, partì per l’America e il 13 Agosto (data del compleanno di Hitchcock) arrivò a Hollywood, iniziando questa importante intervista, che resterà per sempre nella storia del cinema.
Il regista inglese mostrò così più lati del suo carattere: l’ironia e la sicurezza, ostentate davanti al pubblico, seguite anche dalla vulnerabilità e dalla paura, tutti sentimenti che ne hanno influenzato il modo di dirigere i suoi film, ma che ne hanno anche rappresentato la sua immagine e il suo successo.
Hitchcock rivelò che il motivo del suo trasferimento in America, era stato quello di voler lavorare nei grandi teatri di posa, e che il fenomeno del divismo non lo interessava minimamente: per lui gli attori erano visti come uno strumento e li trattava con una certa intolleranza. Esplicativo il momento di grande imbarazzo che vissero Cary Grant e Ingrid Bergman, nello girare film Notorious l’amante perduta del 1946.
Quando i due attori dovettero darsi quello che poi sarebbe stato decretato come il bacio più lungo della storia del cinema, Hitchcock notò l’evidente fastidio, e li avvertì dicendo: “Che voi vi sentiate a vostro agio o no m’importa poco; tutto quello che mi interessa è l’effetto che si otterrà sullo schermo”.
Oltre all’intervista di Truffaut, nel documentario di Kent Jones sono inserite delle testimonianze di 10 cineasti internazionali, tra i quali spiccano i nomi di: Martin Scorsese, Wes Anderson e David Fincher, che commentano alcune scene più importanti dei loro film sul tema della suspense e della paura.
La suspense, per Hitchcock, non assume sempre un valore negativo, può anche trasformarsi in un esito favorevole, ma certamente in film come Vertigo o La finestra sul cortile, le ossessioni e i sospetti della mente umana confluiscono verso la morte.
La paura viene analizzata in due dimensioni: quella di un brutale omicidio in un motel come in Psycho, o di natura apocalittica come Gli uccelli, dove gli animali assalgono violentemente gli abitanti di una cittadina, quasi come una specie di punizione divina. Riguardo la scena memorabile in Psycho – l’assassinio della protagonista nella doccia – Scorsere rivela sono stati studiati i movimenti della macchina da presa, da parte di tutti i registi del mondo. Hitchcock con quel film aveva terrorizzato milioni di spettatori, e fatto scuola su come mostrare il terrore sullo schermo trasmettendo emozioni fortissime.
Per François Truffaut Hitchcock è stato un maestro. E il 7 marzo del 1979, durante la serata d’onore organizzata dall’American Film Institute, iniziò il suo discorso affermando dinnanzi alla numerosa platea: “In America chiamate quest’uomo Hitch. In Francia lo chiamiamo Monsieur Hitchcock”, testimoniando così il rispetto che gli portava.
Tale sentimento di stima era reciproco, anzi secondo alcuni Hitchcock considerò Truffaut come suo erede, anche se non nel suo genere. Dopo l’intervista, iniziò una fitta corrispondenza tra i due, dove si scambiavano consigli di regia e complimenti sui loro rispettivi film.
Purtroppo il regista francese morì prematuramente di cancro, lasciandoci una filmografia assai ridotta rispetto a quello che avrebbe potuto fare. Ma il suo libro Il cinema secondo Hitchcock riuscì a rivoluzionare il pensiero della critica e del pubblico mondiale, e a far riconoscere al maestro della suspense di essere un artista completo, e non solo un uomo di spettacolo di Hollywood.