Riuniti attorno al Successore di Pietro, i Padri Sinodali, insieme ai Delegati fraterni, agli Uditori e alle Uditrici partecipanti al Sinodo dei Vescovi rivolgono il loro pensiero a tutte le famiglie del Medio Oriente. I partecipanti all’assise, che oggi volge a conclusione, hanno voluto pubblicare un documento in cui stigmatizzano le “inaudite efferatezze” di cui sono vittime le famiglie a causa dei sanguinosi conflitti in corso.
“Le loro condizioni di vita si sono ulteriormente aggravate in questi ultimi mesi e settimane”, constatano i Padri. E stilano l’elenco di tutti i crimini che esse sono costrette quotidianamente a subire: “L’uso di armi di distruzione di massa, le uccisioni indiscriminate, le decapitazioni, il rapimento di esseri umani, la tratta delle donne, l’arruolamento di bambini, la persecuzione a motivo del credo e dell’etnia, la devastazione dei luoghi di culto, la distruzione del patrimonio culturale e innumerevoli altre atrocità”. Tutto questo ha costretto migliaia di famiglie a fuggire dalle proprie case e a cercare rifugio altrove, spesso in condizioni di estrema precarietà. “Attualmente – si legge nel testo – sono impedite dal farvi ritorno e dall’esercitare il loro diritto a vivere in dignità e sicurezza sul proprio suolo, contribuendo alla ricostruzione e al benessere materiale e spirituale dei rispettivi Paesi”.
In tale drammatico contesto i Padri sinodali affermano che “sono continuamente violati i principi fondamentali della dignità umana e della convivenza pacifica e armoniosa fra le persone e i popoli, i diritti più elementari, quali quello alla vita e alla libertà religiosa, e il diritto umanitario internazionale”. Esprimono pertanto la loro vicinanza e solidarietà a Patriarchi, Vescovi, sacerdoti, consacrati e fedeli, come anche a tutti gli abitanti del Medio Oriente, assicurando preghiere. Un pensiero va anche a tutte le persone sequestrate per cui si chiede “la loro liberazione”.
“Le nostre voci – si legge nel documento – si uniscono al grido di tanti innocenti: non più violenza, non più terrorismo, non più distruzioni, non più persecuzioni! Cessino immediatamente le ostilità e il traffico delle armi! La pace in Medio Oriente va cercata non con scelte imposte con la forza, ma con decisioni politiche rispettose delle particolarità culturali e religiose delle singole Nazioni e delle varie realtà che le compongono”.
Mentre i partecipanti al Sinodo si dicono “grati, in maniera particolare, alla Giordania, al Libano, alla Turchia e a numerosi Paesi europei per l’accoglienza riservata ai rifugiati”, rivolgono un nuovo appello alla Comunità internazionale “affinché, messi da parte gli interessi particolari, ci si affidi, nella ricerca di soluzioni, agli strumenti della diplomazia, del dialogo, del diritto internazionale”. “Siamo convinti – scrivono – che la pace è possibile ed è possibile fermare le violenze che in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa, coinvolgono ogni giorno sempre più famiglie e civili innocenti e aggravano la crisi umanitaria. La riconciliazione è frutto della fraternità, della giustizia, del rispetto e del perdono”.
Unico desiderio del Sinodo, come quello delle persone di buona volontà che formano parte della grande famiglia umana, “è che si possa vivere in pace”. Viene citata dunque la Ecclesia in Medio Oriente e l’auspicio “che possano gli ebrei, i cristiani e i musulmani scorgere nell’altro credente una fratello da rispettare e da amare per dare in primo luogo sulle loro terre una bella testimonianza della serenità e della convivialità tra figli di Abramo” (19). Con eguale “preoccupazione, sollecitudine e amore”, il pensiero e la preghiera dei membri del Sinodo si estendono “a tutte le famiglie che si trovano coinvolte in situazioni analoghe in altre parti del mondo, specialmente in Africa e in Ucraina. Le abbiamo tenute molto presenti durante i lavori di questa Assemblea sinodale – dicono – come le famiglie del Medio Oriente, ed anche per loro domandiamo con forza il ritorno a una vita dignitosa e tranquilla”.
Affidano infine “alla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, esperta del soffrire, le nostre intenzioni, affinché il mondo diventi presto un’unica famiglia di fratelli e sorelle!”.