“D’in sulla vetta della torre antica…”. Così cantava il poeta la libertà del passero.
Passero è proprio sinonimo di libero volo in libero cielo. Lo vedi, il passero, che becca in un angolo dell’orto e, dopo un rapido balzo, lo vedi su nel cielo o nella campagna vicina. Pronto sempre a cambiare piatto…
Meglio sarebbe dire che non cambia mai piatto perché tutto ciò che le sue zampette toccano è sua proprietà. Non seminano, non mietono, non raccolgono nei granai…eppure mangiano ovunque perché ovunque il Padre li nutre.
Ma questa mattina ho visto una scena terribile per due passeri. Relegati, imprigionati in una gabbia di colombi. I colombi tranquilli e tubanti facevano da contraltare ai due malcapitati…irrequieti, frementi.
Avevano perso la loro illimitata libertà per l’ingordigia del grano gettato nella gabbia dei colombi.
Sbattevano freneticamente le ali contro la rete, svolazzando all’impazzata, senza tregua, da un angolo all’altro della gabbia. Cercavano il loro cielo, ma senza ritrovare la via d’uscita.
Erano entrati in gabbia con estrema facilità…ma per uscire, quanta fatica!
Tu ed io siamo liberi figli di Dio; siamo creati per volare nell’immensità; nostri sono i cieli e la terra, perché Dio è nostro. Ecco la nostra illimitata, impagabile libertà.
Che Lui ci distolga dalle ingannevoli ingordigie offerte a buon prezzo dalla carne, dall’orgoglio… e ci liberi dai tentacoli dell’egoismo qualora ce ne fossimo lasciati irretire.
Ciao da p. Andrea
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