È nel segno della misericordia il Messaggio del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione della 38° Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 7 febbraio 2016.
“L’Anno Santo della misericordia ci sollecita a un profondo cambiamento”, perché è la misericordia che “cambia lo sguardo, allarga il cuore e trasforma la vita in dono: si realizza così il sogno di Dio”, si legge nel Messaggio.
Una vera “crescita in umanità”, proseguono i vescovi, è possibile “all’amore materno e paterno” e alla famiglia, “costituita da un uomo e una donna con un legame stabile”, la quale “è vitale se continua a fare nascere e a generare”.
Ogni bambino che viene al mondo è un “dono per i suoi genitori e per la società”, mentre, al contrario, “la vita non accolta impoverisce il nostro tessuto sociale”. A fronte di ciò, l’Italia continua a “soffrire un preoccupante calo demografico, che in buona parte scaturisce da una carenza di autentiche politiche familiari”, denuncia la CEI.
“Mentre si continuano a investire notevoli energie a favore di piccoli gruppi di persone (probabile il riferimento all’attuale dibattito sulle unioni omosessuali, ndr), non sembra che ci sia lo stesso impegno per milioni di famiglie che, a volte sopravvivendo alla precarietà lavorativa, continuano ad offrire una straordinaria cura dei piccoli e degli anziani”, si legge nel messaggio.
E una società può crescere soltanto se c’è “la cura dell’altro – nella famiglia come nella scuola – che offre un orizzonte di senso alla vita”.
Compito delle nostre comunità parrocchiali è quello di “farsi diffusori di vita, costruendo ponti di dialogo”, per “guarire la paura di donarsi” e “generare la cultura dell’incontro”.
Per diffondere questo tipo di cultura, “siamo chiamati ad assumere lo stile di Emmaus”, in cui “Gesù si mette accanto, anche quando l’altro non lo riconosce o è convinto di avere già tutte le risposte”: così “cambia lo sguardo ai due di Emmaus e fa fiorire la gioia: nei loro occhi si è accesa una luce”.
È la stessa luce di cui “fanno esperienza gli sposi che, magari dopo una crisi o un tradimento, scoprono la forza del perdono e riprendono di nuovo ad amare”, riscoprendo quella “gratuità” che fa crescere le famiglie e le rende feconde.
“Il sogno di Dio – fare del mondo una famiglia – diventa metodo quando in essa si impara a custodire la vita dal concepimento al suo naturale termine e quando la fraternità si irradia dalla famiglia al condominio, ai luoghi di lavoro, alla scuola, agli ospedali, ai centri di accoglienza, alle istituzioni civili”, si legge ancora nel Messaggio.
“Contagiare di misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita”, che comprendono l’aborto, i migranti annegati nel canale di Sicilia, le morti per lavoro, per denutrizione, per guerra, per terrorismo o per eutanasia.
“La misericordia farà fiorire la vita – prosegue il messaggio -: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere”.
Contagiare di misericordia, tuttavia, significa anche “osare un cambiamento interiore, che si manifesta contro corrente attraverso opere di misericordia”, quelle opere di “chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio”, concludono poi i vescovi.