Il nuovo terreno di scontro sul tema del gender è il Comune di Padova. Tutto è cominciato ad agosto, quando il primo cittadino Massimo Bitonci (Lega Nord), poco prima che iniziassero le scuole, ha raccolto le preoccupazioni di genitori e insegnanti contenute in una mozione e si è impegnato a vietare l’introduzione della teoria gender nelle scuole padovane. “Io pure sono genitore – la sua spiegazione -. E i genitori sanno che i figli hanno bisogno di guide e ruoli che diano sicurezze. Non di falsità”.
La reazione dei sostenitori del gender non si è fatta attendere. Un gruppo di associazioni ha allora affittato una sala comunale per una lettura pubblica di libri a tema gender. Affronto che il sindaco Bitonci ha subito rispedito al mittente. “Non capisco il motivo per cui queste persone insistono, si cerchino uno spazio privato”, ha detto negando la sala a questo tipo di iniziativa.
La decisione del primo cittadino, però, non è andata giù al suo predecessore, Alex Zanonato (Pd), che ha denunciato Bitonci per abuso di potere. “Questo comportamento criminoso – scandisce l’esponente democratico – contrasta in modo clamoroso con l’articolo 21 della nostra Costituzione, secondo cui tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”.
La risposta di Bitonci è arrivata dopo neanche un’ora. “Caro Zanonato, scopro a malincuore che sei un accanito sostenitore delle teorie gender, mentre ti pensavo un difensore della famiglia naturale. Ora minacci querele e denunce, sapendo che godi dell’immunità parlamentare”. Via Twitter è arrivato il sostegno al sindaco di Padova da parte di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, il quale ha scritto “Giù le mani dai bambini”. Stesso messaggio inviato sul social network da Roberto Maroni, governatore della Lombardia.