Mons. Gallagher: "Una comprensione difettosa della religione provoca il fondamentalismo"

Il segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati è intervenuto ad un convegno sul pluralismo religioso e sulla pace in Medio Oriente

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Rispetto dei diritti umani, specialmente della libertà religiosa, e promozione della democrazia. Intorno a questi due pilastri si è snodato l’intervento di mons. Paul R. Galagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, nel corso del convegno Il pluralismo religioso e culturale e la coesistenza pacifica in Medio Oriente, tenutosi ad Atene dal 18 ottobre ad oggi, 20 ottobre.

Il segretario della Santa Sede ha anzitutto espresso gratitudine al Governo greco per aver organizzato il dibattito. “È una chiara asserzione che la Grecia, nonostante la crisi economica vissuta negli ultimi anni e le relative sfide che deve affrontare, è consapevole delle sue nobili tradizioni quale culla della democrazia e dei valori essenziali dell’identità europea, nonché di essere la porta e il ponte tra l’Europa e il Medio Oriente”, ha detto.

Medio Oriente che è stato il nocciolo della parte iniziale del suo intervento. Secondo mons. Gallagher “il rispetto dei diritti umani, e in particolare della libertà di religione e di coscienza, è la strategia più efficace per conseguire il bene comune che è alla base dell’armonia sociale e per rispettare il tessuto stratificato della società in Medio oriente”. Il presule ha ricordato che “un elemento fondamentale del tessuto sociale è la religione con i suoi valori. La libertà religiosa è un diritto umano intrinseco e non è affatto incompatibile con la costruzione di società sulla base della cittadinanza comune, anzi è inaccettabile che persone credenti, a prescindere dalla loro fede, debbano reprimere una parte di sé – la loro fede – per essere cittadini attivi”. Pertanto – ha osservato – “nel mondo arabo, i cristiani sono pronti a fare la loro parte di cittadini, al fianco dei loro concittadini musulmani, nel costruire società che rispettino i diritti umani di tutti i cittadini”.

Questo atteggiamento aiuta anche a costruire, anche attraverso “l’impegno dei leader civili e religiosi”, una “cultura della democrazia”. La quale include “lo sviluppo dello stato di diritto, dove tutti sono uguali davanti alla legge”, e realizza “istituzioni statali che siano al servizio di tutti i cittadini”. Mons. Gallagher ha sottolineato quindi che democrazia “è più che tenere elezioni”.

Ha parlato allora di “sanai laicità”, concetto contenuto nell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente: “La sana laicità […] significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire la politica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara distinzione e l’indispensabile collaborazione tra le due. Nessuna società può svilupparsi in maniera sana senza affermare il reciproco rispetto tra politica e religione, evitando la tentazione costante della commistione o dell’opposizione”.
 
Mons. Gallagher ha aggiunto che “uno strumento importante per sviluppare una ‘sana laicità’, specialmente in Medio oriente, è il dialogo interreligioso. La promozione del dialogo interreligioso, poiché pertinente alla sfera religiosa, è una particolare responsabilità dei leader religiosi. Tuttavia, la società civile e i leader politici possono fare molto per creare gli spazi necessari perché il dialogo interreligioso abbia luogo. Il nostro incontro qui ad Atene è un esempio importante di tale ruolo”.
 
A tal proposito ha ribadito l’importanza dei leader religiosi, che “devono fare tutto quanto è in loro potere per favorire l’educazione e la comprensione reciproca, poiché il fondamentalismo religioso prospera su una comprensione difettosa della religione e sulla prontezza di alcuni nel manipolare altri e la religione per ottenere potere, spesso con mezzi violenti”. Questioni sviscerate nella Dichiarazione di Atene (Uniti contro la violenza in nome della religione: a sostegno dei diritti di cittadinanza dei cristiani in Medio Oriente, 3 settembre 2015), frutto di un incontro tra leader cristiani e musulmani organizzato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e dal Centro per il dialogo interreligioso Kaiciid a Vienna, al quale ha partecipato anche il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso della Santa Sede. “Denunciando la violenza in nome della religione, la Dichiarazione ha invitato tutti i leader e quanti hanno responsabilità politiche a preservare la diversità religiosa e culturale in Medio oriente e a sostenere le iniziative tese a rafforzare il tessuto sociale delle società mediorientali basato sul principio della cittadinanza comune”, ha spiegato mons. Gallagher.
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ZENIT Staff

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