Mi fermo ad osservare un topolino che si aggira in una stanza dove avevo predisposto una trappola con uno stuzzicante bocconcino di formaggio. Dopo qualche passo sospettoso e guardingo, il topolino, attratto dal formaggio, si arrampica sulla trappola per calarvisi dal varco aperto in alto.
Immobile, non visto, io seguo ogni movimento del malcapitato: si avventò ingordo sul formaggio, leccandosi di tanto in tanto i baffi. Terminato il pasto, si guardò d’attorno per cercare l’uscita; dapprima la cercò con calma, poi sempre più nervosamente, girandosi su se stesso come una trottola, finché, esausto, sfinito, si fermò al centro della gabbia. Un breve riposo, e ancora qualche sguardo orizzontale verso i lati della trappola: nessuna apertura, nessuna speranza.
Allora, cosa che non aveva ancor fatto, cominciò a guardare in alto: fissò a lungo lo stretto pertugio dal quale era entrato, tanto largo e agevole dall’esterno, così angusto e arduo dall’interno. Fissò e rifissò quella remota, piccolissima speranza, inarcandosi, allo stesso tempo, sulle zampette posteriori. Sembrava un atleta di salto in alto, di fronte a una misura impossibile. Deciso, spiccò il salto in verticale, e, miracolosamente, fu libero.
Si guardò in giro, e, infilata la porta, andò a godersi il cielo aperto, la libertà infinitamente più saporita di ogni allettante formaggio.
L’egoismo è la trappola che, con l’offerta di qualche appetitoso bocconcino ti mette nei guai. Una volta intrappolato, ti guardi intorno, in orizzontale, e non trovi nessuno che voglia o possa aiutarti. Gli amici sono spariti lasciandoti privato della libertà, ingannato, sfinito. Sei deluso di te stesso e degli altri, disperato: “Qui muoio di fame!” Ma, proprio grazie alla disperazione, finalmente ti fermi e guardi in su… e, puntando verso l’alto con un balzo in verticale, ritrovi te stesso, torni a casa, trovi la libertà. Dio è Libertà.
Ciao da p. Andrea
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