La questione delle migrazioni va affrontata dalla comunità internazionale nel quadro degli impegni per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 secondo quanto stabilito dall’Assemblea generale dell’Onu. Lo ha detto padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha guidato la delegazione della Santa Sede all’8° Global Forum on Migration and Development, tenuto a Istanbul.
Nel suo intervento di giovedì 15 ottobre – riportato da L’Osservatore Romano – padre Bentoglio ha parlato di un punto di svolta poiché la dichiarazione approvata dall’Onu per l’Agenda 2030, oltre a riconoscere il contributo positivo dei migranti per la crescita inclusiva e lo sviluppo sostenibile, afferma esplicitamente che “la migrazione internazionale è una realtà multidimensionale di grande importanza per lo sviluppo dei Paesi di origine, di transito e di destinazione”. Di conseguenza, cercando di garantire “una migrazione sicura, ordinata e regolare, includendo il pieno rispetto dei diritti umani e il trattamento umano dei migranti, indipendentemente dal loro status come migranti, rifugiati o sfollati”, l’Agenda 2030 ha creato una solida base per l’azione relativa a migrazione e sviluppo.
A fronte di queste affermazioni di principio c’è però il prezzo inaccettabile delle migliaia di vite perse negli ultimi anni. “Malgrado queste tragedie, il mondo – soprattutto nei Paesi sviluppati – è stato consumato da una retorica controversa e allarmistica sui rifugiati e sui migranti, spesso mescolando erroneamente i due termini nei media e nei dibattiti pubblici. Ciò ha inevitabilmente portato a una risposta disordinata e inadeguata alla migrazione”, ha ricordato padre Bentoglio.
Sulla questione, il rappresentante della Santa Sede ha fatto tre osservazioni. La prima è che “il crescente numero di migranti è la prova tangibile dell’ingiusta distribuzione delle risorse della terra, che dovrebbero essere equamente condivise da tutti” e che “un viaggio per emigrare non è un viaggio di piacere: è un salto nel buio”. È dunque fondamentale che i diritti umani dei migranti, indipendentemente dal loro status, siano rispettati appieno. La seconda considerazione è che “non c’è una strategia migratoria efficace e a lungo termine senza una politica d’integrazione parallela e comprensiva basata sulla persona umana quale soggetto primariamente responsabile dello sviluppo. Sebbene l’afflusso di migranti e di rifugiati costituisca una seria sfida per le diverse società che li accolgono, la dignità della persona umana ha sempre la precedenza su interessi di parte e considerazioni economiche”.
I migranti, ha detto ancora padre Bentoglio, non sono persone di cui aver paura. Sono costruttori di ponti tra culture, contribuendo con il duro lavoro, energia e nuove idee. Occorre quindi interrogarsi sui modi per assicurare che la migrazione e l’integrazione diventino un arricchimento reciproco, aprendo prospettive positive alle comunità e prevenendo il rischio di discriminazione, di razzismo, di nazionalismo estremo e di xenofobia. Infine, il delegato vaticano ha sottolineato come troppo spesso professionisti giovani e preparati, in particolare donne, siano costretti ad accettare lavori non qualificati nei Paesi sviluppati per poter migrare. Così facendo, trascurano i propri talenti e gli sforzi e le risorse investiti nella loro formazione, solo per supplire alla mancanza di forza lavoro in economie sviluppate. Molti altri cadono vittime di pratiche di assunzione immorali, del traffico o del contrabbando. Si devono dunque creare più canali legali e opportunità a beneficio sia del Paese di accoglienza sia del Paese di origine. Ciò potrebbe essere fatto offrendo programmi di scambio a scopo lavorativo flessibili e temporanei o aumentando gli investimenti nelle borse di studio.