La grande mobilitazione italiana anti-gender è arrivata a una svolta. La Manif Pour Tous Italia, nata nell’estate 2013, sulla scia dell’omonima esperienza francese ha annunciato quattro iniziative fondamentali in campo educativo, che segneranno l’attività nei prossimi mesi. Per l’occasione, il nome dell’associazione pro-family è stato mutato in Generazione Famiglia
Nel corso del meeting tenutosi stamattina al Teatro Adriano a Roma, il portavoce Filippo Savarese ha illustrato i vari punti, a partire dalla costituzione di un coordinamento nazionale anti-gender per mettere in rete tutte le famiglie che vogliono impegnarsi per la causa.
A livello più strettamente politico scatterà l’operazione “Caro Ministro”, con l’invio coordinato di decine di migliaia di raccomandate al Ministero dell’Istruzione da tutta Italia, per ribadire con forza che, a dispetto delle affermazione del ministro Stefania Giannini, l’ideologia del gender è stata introdotta nelle scuole e c’è bisogno di “provvedimenti urgenti per impedirlo”.
È stata poi indetta, per il prossimo 4 dicembre, la prima Giornata Nazionale per il Diritto di Priorità Educativa della Famiglia, ovvero un giorno in cui le famiglie si asterranno dal mandare i figli a scuola, non in polemica con essa ma per sottolineare che nell’educazione, specie se morale, affettiva e sessuale, la famiglia ha la priorità.
Savarese ha poi confermato che è in preparazione una nuova manifestazione contro il ddl Cirinnà ed in particolare contro il tentativo di legittimare il ‘mercato dei figli’, attraverso la step-child adoption.
L’incontro è stato introdotto dal presidente nazionale della Manif Pour Tous / Generazione Famiglia, Jacopo Coghe, che ha tratto un bilancio dei primi 27 mesi di attività della Manif Pour Tous, con la nascita di circoli territoriali e l’imponente manifestazione dello scorso 20 giugno a piazza San Giovanni, promossa assieme ad altre associazioni, con oltre un milione di persone a protestare contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili e contro l’art. 15 del decreto “Buona Scuola”, sull’insegnamento della teoria del gender.
Sono seguite tre tavole rotonde, moderate dai giornalisti Marta Moriconi (Intelligo News) e Marco Guerra (Radio Vaticana) su altrettanti aspetti specifici della problematica, a partire dall’essenza antropologica del gender stesso.
La Consigliera Nazionale di Parità, Alessandra Servidori ha osservato il sempre più marcato slittamento del dibattito dall’uguaglianza uomo-donna alla questione dei presunti diritti degli omosessuali, sui quali lei stessa ha rilevato un crescente interesse degli studenti dei suoi corsi di diritto e politiche del lavoro.
Secondo il direttore di Intelligo News, Fabio Torriero, il gender è un concetto che travalica “categorie ormai superate come destra o sinistra, capitalismo o comunismo” ed è il prodotto di una “società radicale di massa”, segnata dal “supermarket dei desideri compulsivi”. Il gender, ha aggiunto Torriero, è una diretta conseguenza della “società liquida”, cui si può rispondere riaffermando la “società solida” fondata su valori che mai muoiono come, per l’appunto, la famiglia.
Sulla stessa lunghezza d’onda il filosofo Diego Fusaro, blogger del Fatto Quotidiano, che muovendosi da una peculiare prospettiva laica e post-marxista ha definito il gender una derivazione del “sistema del fanatismo economico”, in quanto il capitale, oltre ad essere per natura “eterofobo perché odia le differenze”, mira a “distruggere la famiglia, in quanto essa non vive secondo la logica del do ut des” ma della gratuità.
In questo scenario, ha aggiunto Fusaro, la “destra del denaro” e la “sinistra dei costumi” fanno spiccare il volo a quell’“aquila a doppia apertura alare” che è l’ideologia post-moderna dove il gender si annida.
È stato poi analizzato il punto di vista della famiglia naturale, con il contributo del giornalista e scrittore Marcello Veneziani, che ha messo in luce la “dittatura del presente”, in cui finiscono annichilite, le “tradizioni”, intese non come culto del passato ma come tensione verso il futuro ed eredità preziosa da trasmettere alle generazioni successive.
Veneziani ha anche colto il grottesco paradosso, secondo cui, proprio in un’epoca in cui trionfa la retorica della “natura”, con le ideologie ecologiste e il trionfo dell’alimentazione “bio”, la natura stessa è sbeffeggiata in tema di differenze sessuali.
È proprio sulle differenze sessuali che si articolano i primi due fortunati saggi di Costanza Miriano (Sposati e sii sottomessa e Sposala e muori per lei): il vero discrimine tra una relazione eterosessuale ed una omosessuale, ha spiegato la giornalista RAI, è che, nella prima, “si cerca l’altro”, mentre nella seconda “si cerca se stesso nell’altro”.
Un “amore stabile e duraturo”, però, ha aggiunto la Miriano, è difficile se non impossibile se la coppia pretende di cavarsela “da sola”; c’è un mistero che la trascende ed è per questo che il cristianesimo considera il matrimonio un sacramento, ovvero un rapporto a tre: uomo, donna e Dio.
Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR, ha individuato come momento spartiacque della crisi della famiglia, il ’68 e l’affermazione delle ideologie neomaltusiane nella stessa epoca storica.
Secondo l’economista, dunque, è necessario, ribaltare il luogo comune odierno, secondo cui bisogna essere ricchi per mettere su famiglia, quando in realtà è vero il contrario: “si diventa ricchi mettendo su famiglia”.
L’ultimo punto discusso ha riguardato la filiazione. In merito, il direttore de La Croce, Mario Adinolfi, ha sottolineato la manipolazioni dei media, in particolare su un tema come l’utero in affitto.
A tal proposito il giornalista ha citato due casi. Il primo è quello di Brooke Lee Brown, giovane donna statunitense, deceduta dopo essersi sottoposta a ben cinque gravidanze per conto di altri: la sua tragica storia è stata completamente e volutamente ignorata dalla quasi totalità dei media americani e internazionali.
Adinolfi ha poi menzionato il caso clamoroso di un libro di testo universitario di psicologia, secondo il quale, in Italia i bambini cresciuti da coppie omosessuali sarebbero stati ben 20mila. Dato, quest’ultimo, completamente sbugiardato dall’Istat, che parla di soli 7571 casi (di cui 529 bambini nati in regolari coppie eterogenitoriali e 200 tramite fecondazione artificiale, mediante il ricorso all’utero in affitto).
Il punto di vista politico è stato affrontato dall’onorevole Eugenia Roccella e dall’ex europarlamentare Luca Volontè, presidente della Fondazione Novae Terrae.
La Roccella ha ricordato le sue radici femministe – nella corrente del “femminismo della differenza” – che, per radicale coerenza, l’hanno portata successivamente su posizioni pro-life ed organizzare il primo Family Day del 2007, che mandò in soffitta il primo progetto di legge sulle unioni civili. Al tempo stesso, la deputata ha espresso concreti timori per una possibile approvazione del ddl Cirinnà, vista la convergenza trasversale sullo stesso di forze politiche anche molto diverse tra loro.
Più ottimistica la prospettiva di Volontè, che ha ricordato l’emersione in questi ultimi anni in tutta Europa di un diffuso movimento a favore della famiglia naturale, con la Manif Pour Tous in Francia, ma anche in Inghilterra, Spagna, Slovacchia e Croazia (dove due anni fa, il referendum pro-famiglia fu vincente).
Ha chiuso gli interventi la fondatrice della Manif transalpina, Ludovine De La Rochere, che ha incoraggiato gli italiani a proseguire nella loro battaglia, rammentando che in Francia le associazioni familiari – pur non essen
do riuscite a impedire l’approvazione della legge Taubira sul matrimonio e adozione per gli omosessuali – hanno bloccato l’utero in affitto, l’educazione gender e la procreazione medicalmente assistita.