A leggere i giornali, a sentire le radio e a vedere i telegiornali, sembrerebbe che al Sinodo sulla Famiglia che si sta svolgendo in Vaticano, i presuli provenienti dai diversi continenti si stiano dividendo in aspri dibattiti relativi a temi come la possibile comunione ai divorziati risposati e il riconoscimento o meno delle coppie omosessuali.
La realtà sembra tuttavia molto differente, almeno a sentire il parere di cinque padri sinodali, tutti originari dell’Europa dell’Est, intervistati da ZENIT.
“Fino ad ora al Sinodo abbiamo avuto modo di discutere su temi di ampio respiro. Abbiamo visto che siamo uniti nel seguire le indicazioni della dottrina e nutriamo fiducia e speranza nel salvare il matrimonio, così come ce lo chiedono i nostri fedeli”. Queste le parole di Monsignor Mieczysław Mokrzycki, Arcivescovo di Lviv dei Latini e presidente della Conferenza Episcopale Ucraina.
“Di fronte a tante situazioni di divisioni – ha aggiunto il presule – noi stiamo discutendo di come salvare l’unità della famiglia. Non è solo una nostra preoccupazione ma tocca tutto il mondo”.
Monsignor Mokrzycki ha spiegato che “i Vescovi provenienti dai diversi continenti hanno raccontato di tante buone esperienze, ed hanno suggerito proposte su come assistere e sostenere la famiglia per difenderla di fronte a tanti problemi che ne minacciano l’unità”.
Secondo l’arcivescovo il problema più evidente sono le separazioni e i divorzi, entrambi in aumento. Se anche fosse possibile dare la comunione ai divorziati, questo non risolverebbe nessun problema. La grande maggioranza delle persone divorziate o separate infatti non frequenta la Chiesa. Il punto vero è quello di mettere più attenzione nel preparare i giovani al matrimonio.
“Ogni separazione – ha continuato l’Arcivescovo – genera sofferenze e quelli che subiscono di più sono i bambini. Mentre gli adulti sistemano la loro vita con nuovi partner, i bambini soffrono a relazionarsi con più mamme e più papà”.
Monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, Arcivescovo di Minsk-Mohilev, Presidente della Conferenza Episcopale della Bielorussia ha spiegato che i problemi maggiori che affliggono il suo Paese sono i divorzi e le interruzioni volontarie di gravidanza, entrambi praticati in grande numero.
La Chiesa Cattolica, insieme alla Chiesa ortodossa e alle altre comunità cristiane ha chiesto al governo di poter svolgere un servizio di consulto e assistenza nelle cliniche dove si praticano gli aborti. Il governo ha concesso il permesso, così sono stati creati i consultori e sono stati salvati tantissimi bambini.
“Un’iniziativa che fa sperare – ha sostenuto Kondrusiewicz – perché le donne che hanno potuto incontrare un prete cattolico o ortodosso adesso racconteranno ad altri come si è convinta a non seguire la strada dell’Interruzione della gravidanza. Questo conferma che esiste un’altra possibilità, c’è un’altra via, l’aborto si può evitare”.
L’Arcivescovo di Minsk-Mohilev ha quindi sollevato il problema dei divorzi che in Bielorussia raggiungono quasi il 50% dei matrimoni.
“Direi – ha proseguito – che è un’eredità dell’epoca sovietica. Un modo di fare che sembra non avere limiti. Insieme alla Chiesa Ortodossa stiamo facendo tutto il possibile per insegnare alle persone quanto sia importante mantenere unita la famiglia che è il fondamento della società civile”.
“Il problema più grande che abbiamo è che nel rapporto uomo donna c’è un approccio utilitaristico, l’uno percepisce l’altro come oggetto di consumo e non come una persona attraverso la quale si può raggiungere la pienezza”, ha spiegato Monsignor Zbigņevs Stankevics, Arcivescovo di Riga (Lettonia).
“In questo modo – ha aggiunto – sempre più persone convivono senza sposarsi neanche civilmente. Il che vuol dire che non prendono un impegno serio e definitivo. Nascono pochi bambini e non hanno una famiglia unita. Anche loro sono feriti e tutto questo porta ad una disgregazione della società”.
Per monsignor Stankevics è necessario ricordare che “la famiglia è una vocazione indicata da Dio per raggiungere il compimento della propria vita e per essere felici. La famiglia è una grande bene da annunciare ed è compito del Sinodo portare e diffondere questo messaggio”.
Per monsignor Tomasz Peta, Metropolita-Arcivescovo di Astana, il problema delle famiglie in Kazakistan è simile a quello degli altri paesi, in particolar modo quelli dell’Est Europa.
Ma più che parlare dei problemi, il Metropolita ha voluto raccontare due buone notizie. La prima è che un anno fa il presidente ha annunciato una nuova festa in Kazakistan: “la giornata per la famiglia”.
La seconda buona notizia è che “hanno provato a diffondere e imporre l’ideologia del gender in Kazakistan, ma le persone si sono ribellate e questa ideologia è stata respinta”.
Il Vescovo di Oruro, Monsignor Krzysztof Janusz Bialasik Wawrowska S.V.D., ha spiegato che in Bolivia il principale problema delle famiglie è la povertà.
Le precarie e cattive condizioni economiche fanno sì che le famiglie si dividono, madre e padri vanno in cerca di lavoro in paesi diversi. In queste situazioni i bambini soffrono molto la mancanza di una famiglia unita. Molti divorzi avvengono a causa della separazione dei coniugi che vivono lontani in diverse regioni.
“Un altro problema – ha precisato monsignor Bialasik Wawrowska – è l’ideologia del gender che promuove facili costumi, confusione d’identità sessuale, aborto e eutanasia”.
Un’ideologia negativa e nichilista che sta creando confusione e corruzione nelle università, nei luoghi frequentati dai giovani, così crescono fenomeni come l’alcoolismo e il consumo di droghe.
La Chiesa Cattolica sta cercando di contrastare questa deriva con l’accompagnamento, la catechesi, l’accoglienza nei collegi, nelle scuole e nelle università, ma la diffusione della droga sembra allargarsi, adesso per esempio sta crescendo l’uso di marjiuana.
“Sta crescendo anche l’uso di pillole abortive e questo preoccupa”.
“Ci chiediamo – ha concluso il Vescovo di Oruro – perché questa ideologia contraria alla vita viene sostenuta da agenzie e organizzazioni internazionali. Mentre si dovrebbe sostenere la famiglia come nucleo centrale di ogni civiltà. Per questo la Chiesa parla delle famiglie come “santuario della società”.