Terra Santa: imposto il blocco di Gerusalemme Est

Israele dispiega l’esercito intorno ai quartieri arabi. Caritas Jerusalem: “In questo modo alimenta sentimenti di vendetta”

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Nel giorno in cui si è consumato un nuovo assalto con coltello da parte di un giovane palestinese a Gerusalemme, davanti alla Porta di Damasco, il Governo israeliano ha disposto nuove restrittive misure per arginare le violenze.

In città sono arrivati oltre mille militari, sulla base di una disposizione del gabinetto di sicurezza che prevede l’imposizione di posti di blocco e il dispiegamento di soldati intorno ai quartieri arabi di Gerusalemme Est, da dove – secondo Tel Aviv – sono arrivati l’80% degli autori degli attacchi degli ultimi giorni. In queste zone è stato imposto inoltre il coprifuoco.

Le misure adottate dal Governo trovano però l’opposizione, sia da chi le accusa di essere troppo morbide sia da chi ne vorrebbe persino di più rigide. A tal proposito si è espresso Avigdor Lieberman a chiedere più rigidità: “Bisogna imporre la legge militare nei quartieri arabi di Gerusalemme e nei villaggi arabo-israeliani della Galilea”. Lieberman, leader della destra estrema, è stato ministro degli Esteri di Israele fino al maggio scorso.

A pensarla diversamente è padre Raed Abusahliah, direttore generale di Caritas Jerusalem. Egli ritiene che questa “misura di sicurezza” non dia “nessuna sicurezza ma al contrario fa aumentare rabbia e frustrazione, e in questo modo alimenta sentimenti di vendetta”. Secondo il sacerdote, come ha riportato l’agenzia Fides, “possono imporre tutte le chiusure che vogliono ma non sarà questo a garantire la sicurezza. L’unico modo di ottenere una sicurezza stabile e per tutti è quello di restituire la libertà al popolo palestinese”.

Le ripetute violenze e scontri esplosi dal primo ottobre a Gerusalemme, in Israele e nei Territori Palestinesi hanno provocato finora otto morti israeliani e almeno 29 morti palestinesi.

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ZENIT Staff

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