Proseguono costanti i lavori del Sinodo sulla famiglia. E proseguono anche i briefing quotidiani di padre Federico Lombardi in Sala Stampa vaticana incentrati su quanto avvenuto all’interno dell’Aula nuova, ma anche e soprattutto su spunti provenienti dall’esterno. Che poi finiscono per essere la vera notizia.
Come la famigerata lettera di 13 cardinali (divenuti poi 12, 11, 10, 9 e alla fine uno solo) che il portavoce vaticano ha liquidato dicendo che “ha avuto più eco del dovuto”, invitando i giornalisti ad “andare avanti” sulla vicenda. O la richiesta di perdono di oggi di Papa Francesco durante l’Udienza generale “per gli scandali a Roma e in Vaticano”.
Al riguardo, padre Lombardi ha specificato “il Papa ha ascoltato la lettura della Bibbia che parlava degli scandali introducendo la catechesi e ha detto queste parole. Se il Papa usa una formula di carattere ampio e generale questa è la sua intenzione, se vuole dire delle cose più particolari e precise sa benissimo farlo. Se usa un’espressione di carattere generale non è compito mio farla diventare più ristretta o larga di quel che ha voluto dire, non ho quindi precisazioni da dare”.
Di certo – ha sottolineato il gesuita – il mea culpa di Bergoglio “non parlava di politici o, specificamente, delle vicende legate al sindaco uscente”, Ignazio Marino, in quanto si tratta di una questione “di carattere politico e non ecclesiale”; tantomeno si riferiva a fatti inerenti al Sinodo in corso, “ma semmai a questioni che si leggono sui mass media e che riguardano ‘uomini di chiesa’ e la ‘vita cittadina’”.
Perché – ha aggiunto – “il Santo Padre si rende conto che ci sono persone turbate o addolorate per le notizie diffuse dai media”. E allora “per quanto c’è una responsabilità della Chiesa o di uomini di Chiesa, chiede perdono che non ci sia edificazione e positività ma che ci siano anche a volte degli esempi negativi o delle cose che turbano”.
Messe da parte le due questioni, il direttore della Sala Stampa ha dato voce agli ospiti di oggi: i cardinali Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles; Rúben Salazar Gómez, presidente del Celam, il Consiglio Episcopale latinoamericano; Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou nel Burkina Faso. “Tre voci da Europa, America e Africa”, ha detto.
I porporati hanno illustrato ai giornalisti i due giorni di lavoro dei 13 Circuli minores, i gruppi divisi per lingua, che stamane hanno presentato al Papa le loro relazioni. In particolare, il card. Nichols, rimarcando la fatica per il “duro lavoro” – “Ascoltare più di 200 interventi non è facile. Siamo stanchi…” – ha evidenziato la “creatività” ed “energia” che ha caratterizzato le riunioni dei Circoli, come pure le sedute in assemblea plenaria.
Dalle diverse riflessioni, ha spiegato, la proposta che maggiormente è emersa è che la seconda parte dell’Instrumentum Laboris – oggetto di questa seconda sessione – “ha bisogno di una sua ristrutturazione, di uno ‘sprint’, di un tema teologico più forte per guidare tutti noi”. Su questo tutti i 13 gruppi si sono trovati tutti d’accordo. E i lavori sono andati avanti, concentrandosi ora sulla terza parte dell’Instrumentum, quella cioè inerente alle tematiche più controverse.
Nessun blocco, quindi, come ipotizzato da alcuni cronisti durante il briefing. “Un blocco non è assolutamente la mia esperienza”, ha affermato l’arcivescovo di Westminster, “al Sinodo, anzi, c’è molta energia, diverse opinioni… Ma come ha detto il Papa non dobbiamo seguire un’ermeneutica conflittuale, non è questo lo spirito seguito al Sinodo, c’è vera volontà di approfondire insieme le questioni, e nessun senso di negatività”.
Dello stesso parere il cardinale Rúben Salazar Gómez che ha rimarcato l’impegno dell’assise a rispondere a “tutti i dubbi, le speranze e le aspettative” delle famiglie di oggi. “Si sta facendo uno sforzo enorme per ascoltare le voci delle famiglie e delle persone”, ha affermato, in particolare quelle che “vivono momenti difficili” e che hanno bisogno di un più solido aiuto. La discussione è “agile, fraterna, libera”, ha rimarcato il cardinale colombiano, le posizioni e le “sensibilità” sono diverse, ma il desiderio è uno: mostrare al mondo “la bellezza della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia” per far capire che “lì c’è la fonte per avvicinarsi alle problematiche” e avere qualsiasi risposta.
Confermando l’idea di far precedere i prossimi Sinodi da Assemblee continentali – avanzata in Aula da un Padre latinoamericano – il presidente del Celam ha poi aggiunto che “in questo momento non sappiamo se il documento sul quale stiamo lavorando verrà pubblicato direttamente oppure se servirà al Pontefice per una nuova Esortazione apostolica”.
Da parte di Nichols c’è la speranza che il Pontefice pubblichi “una esortazione o un documento magisteriale”, in vista anche dell’Anno Santo della misericordia. “La mia idea – ha detto – è che il Santo Padre ci ha chiesto e incoraggiato a parlare molto liberamente, e ha stabilito il Giubileo della misericordia precisamente per creare il contesto in cui la sua riflessione o definitiva dichiarazione possa essere ricevuta. Mi auguro che possa completare questo processo, perché va concluso. E se c’è una persona che può farlo è solo il Papa”.
Direttamente dalla Savana ha fatto sentire infine la sua voce il cardinale Ouédraogo, il quale ci ha tenuto a precisare che i rappresentanti dei diversi paesi dell’Africa, “terre di prima evangelizzazione”, sono venuti al Sinodo per cercare di capire meglio il “progetto di Dio per l’uomo, la donna, il matrimonio, la famiglia”. “Non siamo venuti – ha evidenziato – per sposare i valori o i non valori culturali degli altri, ma siamo venuti insieme per contemplare Cristo e, sulla base del Vangelo, cercare di capire quelle che sono le sfide che il mondo attuale pone oggi alla Creazione e alla famiglia”.
È vero che il Sinodo denota una certa tendenza “eurocentrica” e un’impostazione “occidentale” della discussione. Aspetti, questi, sottolineati anche nei diversi Circoli. Ogni situazione specifica – i sacramenti ai divorziati risposati per gli occidentali o la poligamia e le diverse poligenia, poliandria ecc – va vista secondo il “background culturale” del territorio, ha spiegato il porporato.
Che ha rilevato come, al di là delle divergenze, ci siano comunque “sfide comuni” quali: “vocazioni, missioni, finalità del matrimonio, bene degli sposi, procreazione, educazione, monogamia, indissolubilità”. Temi che “riguardano tutte le chiese”, chiamate a promuovere i “valori fondamentali relativi a famiglia e matrimonio, e non dimenticare il proprio ruolo di Buon Samaritano”. Perché la “Chiesa è una casa dalla porta aperta dove ognuno può entrare con i suoi problemi”, come ricorda sempre Francesco. Ma soprattutto – ha concluso Ouédraogo – è “una” e “semper reformanda”.