Nella babele di voci dell’universo letterario contemporaneo, sommessamente si fa strada una poetica nuova. Una poetica che guarda al sorgere di una nuova cultura, oltre il dogmatismo delle concezioni materialiste.
I suoi adepti si riconoscono da alcuni segnali: il richiamo all’irrazionale, la via intuitiva, la poesia “fuori dall’esperienza”, in una dimensione che trascende i confini spazio-temporali. Il linguaggio è al servizio di un’idea e rivela l’ansietà di rappresentare essenze inesplicabili sul sottile crinale dell’indicibile.
Nel corso di questa rubrica abbiamo già avuto modo di segnalare diversi esempi di tale poetica, che tuttavia sarebbe inesatto classificare come una “corrente”, almeno nei termini che a questa parola attribuiva la tradizione letteraria. Meglio sarebbe parlare di una sensibilità nascente, che punta a oltrepassare lo sbandamento dell’individualismo pragmatico per proiettarsi verso il “terzo millennio”; verso un ideale che non è più la “macchina” di novecentesca memoria ma una libertà illimitata del pensiero avviato sulla via dello spirito.
SILENZIO
Silenzio
Assenza
Né lingua né verbo
Ma pienezza d’essere
Volli esserci
Perciò dissi addio
A ciò che moriva.
Il bel componimento di Michela Felici, intitolato Silenzio ci sembra rappresentativo del concetto esplicitato in apertura, nonché anticipatore di un alveo nascente nel quale la parola poetica assume il valore di una condizione dell’anima di fronte all’esperienza mistica della preghiera.
L’ATTESA
Dio pianse con noi
E ci donò il tempo.
Le composizioni poetiche della Felici rappresentano le tappe di un percorso di conoscenza atto a creare una più intima relazione con Dio. Una relazione, tuttavia, che non si traduce in una sorta di fuga dalle cose del mondo ma piuttosto in una loro rivisitazione consapevole, che non esclude le esperienze di vita più intense.
AMANDOTI BEVVI ALLA COPPA
Amandoti bevvi alla coppa
Di una vita di prodigi –
– Ma il destino bugiardo
Cambiò i nostri volti
E ci perdemmo – sconosciuti –
Mio poeta,
Sogni in grembo alla terra –
Destati!
Il Re ci attende
Alla corte vestiti
D’incerte possibilità.
Il linguaggio di cui si avvale l’autrice per affidare il suo percorso al “medium” della poesia, risponde ad un uso della parola estremamente interiorizzato, che non punta a creare emozioni legate a una facile eccitazione ma piuttosto a suggerire uno stato di quiete e di superiore distacco, che predisponga alla contemplazione del mondo oltre il dualismo dell’apparenza.
ALL’OMBRA DEI PENSIERI
Chi è che inciampa all’ombra dei pensieri
E chiama – amore –
Mentre siedo sul fianco della vita –
Mio poeta,
Le lacrime – sono doni di Dio –
Asciugale – se necessario –
Se necessario – lascia che Dio –
Le asciughi per te.
“Per me la vita è un viaggio – afferma la poetessa – la possibilità che Dio offre per giungere alla sua conoscenza, e solo spogliando la coscienza dagli strati mentali è possibile contemplare l’anima”. Un’ispirazione, quella della Felici, dove la parola poetica è la chiave che sottende il Verbo, origine e compimento.
GETSEMANI
– Sei una lacrima d’amore
Versata –
In profondo segreto
Sul volto dell’uomo –
– Rabbì –
La tua paura mi chiama
– Qui –
Fra gli ulivi.
Michela Felici è nata Terni nel 1968, si è laureata in filosofia a Perugia, e si è impegnata per un certo periodo nell’organizzazione di mostre ed eventi, per poi dedicarsi al lavoro pedagogico e all’insegnamento. Ha iniziato a scrivere versi a sedici anni. Intorno ai trent’anni – come lei stessa racconta – avvertì il bisogno di un “fabbro”, ed entrò a far parte del gruppo di giovani poeti che ebbero la fortuna di formarsi nel vivace clima culturale promosso da Maria Luisa Spaziani, grande personalità poetica del secondo Novecento. Fu in quel contesto che ebbe modo di “forgiare” la sua vena creativa, focalizzando il senso della sua vocazione letteraria.
BOSCO D’AUTUNNO
Cattedrale di faggi
Affrescata d’autunno
Accogli i nostri passi
Giungiamo pellegrini
Dalle sponde del sogno
Finalmente liberi
Scorriamo nelle fronde
Se moriremo foglie
Torneremo all’alba
Domani.
Un lavoro poetico, quello della Felici, che raggiunge esiti d’indubbia maturità espressiva. Ascrivendo all’alfabeto del suo Dna letterario un intatto stupore, una verginale fragranza, l’aspirazione a sconfinare in ciò che è interdetto alla natura, oltre i condizionamenti dell’ambiente e dell’arbitrio soggettivo.
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