Pope Francis at the Synod of Bishops on the Family

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Sinodo. Grech: "Non trasformiamo Gesù in una ideologia con tante prescrizioni"

L’intervento in Aula del vescovo di Gozo, durante la VI Congregazione generale 

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“È necessaria una maggior attenzione a non scindere la dottrina dalla realtà concreta. Questo incontro tra la dottrina e la pastorale non è opzionale, è costitutivo di una teologia che voglia essere ecclesiale. Se riduciamo la teologia a un ‘sistema chiuso’, la teologia diventa ideologia”. 

Riaccende uno dei dibattiti cruciali di questo (ma anche dello scorso) Sinodo sulla famiglia mons. Mario Grech, vescovo di Gozo. Nell’intervento in Aula – inviato a ZENIT – del presidente della Conferenza Episcopale maltese, durante la VI Congregazione generale di sabato 10 ottobre, riecheggiano i moniti del Santo Padre contro una ‘Chiesa chiusa in sé stessa’ che guarda al suo bene prima di quello del suo popolo. Soprattutto ritornano le posizioni già espresse nella lettera pastorale del 20 agosto scorso, dal titolo Un balsamo di misericordia per la famiglia, in cui Grech, guardando al Sinodo di ottobre, proponeva di lenire le ferite di tante coppie e famiglie bollate come “irregolari”, dove comunque sono presenti “semi di santità”.

“Quando la teologia diventa ideologia, il cristiano perde la fede e non rimane più discepolo di Gesù”, ha affermato il vescovo durante l’assise, mettendo in guardia dal rischio che “la conoscenza di Gesù non sia trasformata in una conoscenza ideologica e anche normativa” e che si chiudano le porte “con tante prescrizioni”.

Lo sguardo del presule è fisso su tutte quelle persone che “avvertono una stanchezza nel portare il dolce peso del matrimonio e della famiglia”. Tra costoro mons. Grech individua “quelli che si sentono traditi dalle scienze umane, dalla politica e dall’economia”, ma anche “che sono sfiduciati nella Chiesa perché avvertono che tra noi c’è chi dà più importanza ai princìpi che alla persona nella sua situazione concreta”. 

C’è gente – ha sottolineato infatti il vescovo di Gozo – che “nelle linee guida che la comunità ecclesiale offre nell’ambito del matrimonio e della famiglia” vede come si faccia più leva “sulla ‘morale normativa’ (affinché le leggi, comandamenti e regole disciplinari siano osservati)”, piuttosto che “sulla ‘morale delle virtù’ nella quale la persona, colta dalla bellezza e la bontà del bene, assume degli ‘atteggiamenti virtuosi’ e man mano si avvicina alla perfezione”. 

Ha spiegato mons. Grech: “I valori e le virtù, che ci rendono conformi alla volontà di Dio e che vengono pienamente affermati e rivelati nel futuro regno di Dio, devono essere praticati adesso nella misura in cui è possibile nelle circostanze peccaminose e imperfette della vita nel tempo attuale, come insegnano le parabole della rete e della raccolta”. 

Per la Chiesa le strade sono due. Anzitutto, ha detto il vescovo, “non dobbiamo mai stancarci di proclamare le verità evangeliche della vita del matrimonio e della famiglia e offrire ogni opportunità così che sia l’uomo, sia la società, possano scoprire e apprezzare la bellezza del matrimonio naturale e anche del matrimonio sacramentale che quando celebrato validamente gode di un legame eterno”. 

Allo stesso tempo – ha aggiunto – la Chiesa deve tener conto “della crisi antropologica” attuale e dunque ricordare la sua chiamata ad essere, “sull’esempio di Mosè e dell’Apostolo Paolo, strumento di mediazione pastorale tra gli ideali del matrimonio come espressi nelle norme vigenti e la persona fragile”.

La proposta del vescovo si rifà alla tradizione della Chiesa in Oriente, la quale, da una parte, con il principio di akribeia “enuncia che il matrimonio sacramentalmente pieno è uno e non deve essere sciolto”, dall’altra parte, impiegando il principio dell’oikonomia, realizza “quella mediazione pastorale nello spirito della condiscendenza, particolarmente quando la persona viene a trovarsi in una situazione irreversibile”. 

La logica dell’oikonomia è “la logica dell’approssimazione della situazione imperfetta verso l’ideale nel caso particolare”, ha spiegato Grech, nel senso che “ogni azione umana è in tensione verso l’ideale e dunque è un’approssimazione verso l’ideale”. In tal contesto, “la vita moralmente buona non implica che la persona abbia raggiunto la perfezione, ma piuttosto comporta l’impegno e la lotta del credente per raggiungere la perfezione”. 

Tramite l’oikonomia applicata al caso concreto viene fatta un’eccezione alla regola perché “se la regola fosse applicata in modo rigido (akribeia), risulterebbe più nociva che salutare”, ha affermato mons. Grech, citando il teologo Basilio Petrà nella sua opera Divorzio e seconde nozze nella tradizione greca, che a sua volta citava Origene.

Il teologo e filosofo greco riconosceva infatti “una legittimità di mediazione pastorale delle norme ideali che può arrivare anche ad alcune apparenti contraddizioni con la norma per i fedeli”. Per lui, “il potere pastorale non è semplicemente al servizio dell’ideale, ma al servizio del bene del fedele e non può dimenticare le concrete condizioni vitali del fedele stesso”.

In tal ottica si può creare un parallelo: il rapporto tra akribeia e oikonomia come quello tra giustizia e misericordia pastorale. Due aspetti non opposti, secondo Grech, bensì “due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa passo dopo passo fino al raggiungimento culminante nella pienezza dell’amore”. 

Il cristiano buono non è solo colui che osserva i comandamenti di Dio, come ci insegna Papa Francesco. Questa idea “ha portato non poche volte a cadere nel legalismo, mistificando il senso originario e oscurando il valore profondo che la giustizia possiede”, ha rimarcato il vescovo. E ha concluso rammentando che nella Sacra Scrittura “la giustizia è concepita essenzialmente come un abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio…”. Dunque, “il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”.  

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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