Bread and Wine for the Eucharist. Stained Glass in the St. Michael the Archangel Parish

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La comunione sotto entrambe le specie dei concelebranti

Salvo che in casi molto particolari, il sacerdote è tenuto ad autosomministrarsi l’eucaristia sia nell’ostia che nel vino

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Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settimana alla domanda di un lettore italiano.

In occasione di un evento ecclesiale c’è stata la Concelebrazione Eucaristica. Il Presidente dell’Assemblea, un Vescovo, e i sacerdoti che concelebravano sul palco si sono comunicati, normalmente, sotto le due specie, mentre la ventina di sacerdoti che si trovavano ai piedi del palco non si sono comunicati al calice. Non vi pare un abuso? So bene che il Signore Gesù è presente sotto le due specie eucaristiche, ma Egli ha detto: “Prendete e bevete…”. Nel sangue di Cristo c’è il “segno” sacrificale, il “segno” della nuova ed eterna alleanza, il “segno” escatologico… “I principi e le norme per l’uso del Messale romano” non prevedono alcuna eccezione in merito. Grato della risposta che spero leggere su Zenit, auspico ogni divina benedizione su voi e il vostro prezioso lavoro. — G.M.M., Italia

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Il nostro lettore è nel giusto. Tutti i celebranti sono obbligati a comunicarsi sotto entrambe le specie, e ad eccezione di alcune circostanze molto particolari, è una grave mancanza che per essi ciò sia impossibile.

Abbastanza recentemente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si è dedicata alla questione delle grandi concelebrazioni, e i suoi principi sono applicabili a questo caso. Questo documento, Guida per le Grandi Celebrazioni, emanato il 13 giugno 2014, è stato finora pubblicato solamente in spagnolo ed italiano sul sito Internet della Santa Sede.

Riguardo alle celebrazioni solenni, queste linee guida dicono che esse sono designate per offrire ai vescovi locali un aiuto per emanare norme simili per le loro diocesi. Il documento parla della necessità di una preparazione tempestiva e di largo anticipo per queste grandi celebrazioni, del bisogno di essere capaci di acquisire una comunità orante nonostante i grandi numeri, dello spirito di conversione dove sia possibile la confessione, e da’ alcune indicazioni per l’uso dei maxi schermi qualora essi siano necessari.

Circa il tema della collocazione dei concelebranti e la loro Comunione, la guida fornisce varie indicazioni.

“9. Se si sceglie la Messa si deve considerare con oggettività l’ammissione dei sacerdoti alla concelebrazione. Il suo alto valore, specialmente quando è il Vescovo diocesano a presiederla, attorniato dal suo presbiterio e dai diaconi, deve tener conto del “verificarsi di problemi quanto all’espressione sensibile dell’unità del presbiterio, specialmente nella preghiera eucaristica”. Spesso l’elevato numero di concelebranti non permette di assegnare ad essi un posto nelle vicinanze dell’altare, rendendoli tanto distanti da destare perplessità la relazione con esso.

“A norma del diritto è compito del Vescovo regolare la disciplina della concelebrazione nella sua diocesi. Pertanto, dopo attenta valutazione, per non pregiudicare nel segno la concelebrazione eucaristica, conviene che il numero dei concelebranti sia adeguato alla capienza del presbiterio o dell’area equivalente. Un criterio sembra quello di ammettere una rappresentanza significativa di concelebranti. Per gli altri sacerdoti si suggerisce di prevedere concelebrazioni, in chiese e luoghi diversi, in tempi adatti della giornata.

“14. Se le persone e le funzioni non sono chiaramente distinguibili, tramite le vesti, è facile ingenerare confusione di ruoli. Per questo è necessario che ogni ministro ordinato indossi la veste propria.

“Anche quando i concelebranti sono numerosi è lodevole fare il possibile perché ognuno possa indossare la casula, tenendo presente che può essere sempre di colore bianco. Gli altri ministri, per quanto riguarda le vesti liturgiche, si attengano alle legittime consuetudini del luogo.

“18. […] L’altare deve essere unico. Perciò, è assolutamente da evitare la moltiplicazione di altari o mense attorno a cui raggruppare dei concelebranti. Così come il prolungamento esagerato della mensa nello spazio, per disporvi attorno i numerosi concelebranti impedendo la visione dell’altare ai fedeli.

“19. […] Nel presbiterio siano collocate le sedi per i sacerdoti concelebranti. Se la celebrazione si svolge all’aperto, ad esempio in un sagrato o in una piazza, si delimiti un’area in cui possano trovare comodamente posto i sacerdoti, per renderne visibile l’unità. […]

“29. È importante prevedere bene la Comunione dei concelebranti, che richiede un’accurata preparazione ed attenzione. “Si svolga secondo le norme prescritte nei libri liturgici, facendo sempre uso di ostie consacrate durante la stessa Messa, e ricevendo tutti i concelebranti la Comunione sotto le due specie”. I concelebranti si comunichino prima di recarsi a distribuire la Comunione ai fedeli.

“Se il grande numero di concelebranti impedisce loro di potersi comunicare all’altare, si rechino in luoghi appositamente predisposti per far la Comunione con calma e pietà. In una chiesa ampia, tali luoghi possono essere delle cappelle laterali, mentre in spazi all’aperto si allestiscano luoghi visibili e riconoscibili facilmente dai concelebranti. In questi luoghi, su un ampio tavolo, si dispongano sopra uno o più corporali il calice o i calici insieme alle patene con le ostie. Se ciò fosse troppo difficile, i concelebranti restino al loro posto e comunichino al Corpo e al Sangue del Signore presentati loro da diaconi o da alcuni concelebranti. Si deve fare la massima attenzione per evitare che delle ostie o delle gocce del Sangue del Signore cadano a terra.

“Terminata la distribuzione della Comunione ai concelebranti, si avrà cura di consumare subito e totalmente il vino consacrato rimasto, e di portare le ostie consacrate rimanenti ai luoghi destinati alla conservazione e custodia dell’Eucaristia”.

I casi in cui un concelebrante può legittimamente prendere la Comunione sotto una sola specie sono tutti specifici per il singolo sacerdote e non per i concelebranti in generale. Per esempio, alcuni sacerdoti hanno ricevuto tali permessi per motivi di salute, ad esempio allergie o dipendenze. In questi casi viene solitamente chiesto loro di concelebrare piuttosto che celebrare da soli, in quanto il celebrante che presiede è tenuto a prendere la comunione sempre sotto entrambe le specie, in modo che il segno del sacrificio sia completo.

[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]

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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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