In Italia si va diffondendo una sempre maggiore preoccupazione intorno all’ideologia gender. L’ennesima testimonianza giunge dalla Sardegna, dove è stata presentata una mozione che oppone un deciso “no” alla teoria di genere nelle scuole sarde e chiede il riconoscimento del ruolo primario e indipendente della famiglia nelle fasi più importanti nella formazione dei figli.
Primo firmatario del testo è Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia-An. “Il principio da difendere – spiega il consigliere su Casteddu on line – è che riconoscere la diversità tra uomini e donne non significa discriminare, il vero principio dell’eguaglianza non nega l’esistenza delle differenze, non le azzera, ma le accoglie e le valorizza in quanto portatrici di ricchezza e di complementarietà. Questo deve essere un concetto base dell’educazione che famiglie prima e scuola poi dovrebbero dare ai propri ragazzi”. Il consigliere denuncia invece che si stia portando avanti un metodo educativo che, escludendo le famiglie, coinvolge esclusivamente gruppi omosessuali che promuovono il gender.
“Il ministro dell’Istruzione Giannini sostiene che la teoria gender non esista”, conclude Truzzu. “A scanso di equivoci, insieme a tutti i colleghi del centrodestra, Fratelli d’Italia ha presentato questa mozione impegnando la Giunta a vigilare affinché nelle scuole sarde non sia introdotta tale teoria e soprattutto affinché siano fatti rispettare tutti i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, compreso quello che attribuisce alla famiglia, e non alla scuola, il ruolo prioritario nell’educazione dei figli”. Prima della Sardegna, l’ultima regione in cui è stata presentata una mozione analoga era stata il Friuli-Venezia Giulia.