Sain Francis of Assis

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Francesco d’Assisi, "vero esempio di ecologia integrale"

Il cardinale Angelo Scola celebra la Messa nella città serafica, in occasione della solennità del patrono d’Italia

 

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In occasione dell’offerta dell’olio da parte della regione Lombardia e dell’accensione della lampada votiva dei comuni d’Italia il cardinal Angelo Scola domenica 4 ottobre ad Assisi ha presieduto la solenne Concelebrazione eucaristica nella solennità di san Francesco in cui ha  pronunciato la omelia che riportiamo integralmente di seguito.

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Ci siamo fatti pellegrini dalla Lombardia in terra di Assisi, insieme a tanti fedeli provenienti dall’Italia e dal mondo, sulle orme di san Francesco per accendere la lampada votiva al Santo Patrono d’Italia e guardare a lui come al nostro “padre e maestro”, come scrive Dante (Paradiso, XI, v. 85).

1. Non ci è difficile sentire il santo di Assisi vicino alla nostra esistenza di uomini di oggi, cosiddetti “postmoderni”. Il suo tempo, per quanto distante cronologicamente dal nostro, presenta infatti significative analogie con il travaglio e la complessità della società plurale in cui la Provvidenza ci chiama a vivere. Epoca di grandi e profondi cambiamenti fu quella attraversata da san Francesco; cambiamenti di natura culturale, economica e sociale. Anche noi siamo testimoni di rivolgimenti vertiginosi e ormai tutti persuasi che un’epoca si è chiusa inesorabilmente.

Molti fondamenti del vivere civile che per secoli hanno regolato l’umana convivenza sono oggi messi in questione: è un dato di fatto. Penso al significato del vero, del buono, del bello, al senso della vita e della morte, del matrimonio, della famiglia, dell’identità religiosa e culturale di una nazione, del rapporto con l’ambiente, della costruzione di un solido e durevole equilibrio tra pace, sviluppo e giustizia, ai processi migratori senza precedenti che stanno modificando la fisionomia geopolitica di tante parti del mondo.  Il percorso della modernità con le sue non poche contraddizioni, ma anche con le sue tante conquiste, sembra ormai giunto al capolinea.  Ed ora, che ne sarà di noi e delle nostre terre? Come stare di fronte all’inedito che ci aspetta?

2. San Francesco d’Assisi ha saputo affrontare con semplicità i profondi cambiamenti del proprio tempo. La sua insaziabile sete di infinito e di riuscita, dapprima ricercata nell’ideale cavalleresco e dell’amor cortese, ha trovato finalmente pace solo nell’incontro con Cristo, riconosciuto presente nell’umiltà dell’Eucaristia, nella Parola di Dio ascoltata e spiegata dal sacerdote, nei poveri ed in particolare nella fraternitas – parola chiave della spiritualità del nostro Santo. Mai da lui intesa come costruzione propria, ma come il riconoscimento di un dato: “il Signore mi diede dei fratelli” (2Test 14). Da allora tanti fratelli e numerose sorelle – in primis Chiara e le sue compagne –, attirati dalla sua testimonianza, hanno voluto vivere come lui una autentica sequela sine glossa di Cristo. 

3. San Francesco è certamente uno dei “piccoli” (Mt 11,25) di cui parla Gesù nel vangelo odierno, ai quali il Padre celeste si compiace di rivelare i misteri del Regno. Infatti, è proprio alla luce dell’incontro con Cristo, emblematicamente rappresentato dalla agiografia francescana nelle parole che il Crocifisso rivolge a Francesco nella chiesa diroccata di san Damiano (2Cel VI, 10-11), che è possibile comprendere la compassione del Serafico Padre per l’uomo e la sua drammatica condizione. Basti un esempio. Il Santo, ormai al termine della sua vita, ammette: “Mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi” (gli ultimi, i rifiutati del suo tempo) e testimonia: “il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia”. Il suo percorso di conversione diviene così anche un percorso di accoglienza dei più poveri tanto che quanto “mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo” (2Test 1-3). 

L’ormai imminente Anno Santo straordinario della misericordia, voluto provvidenzialmente dal Santo Padre, illumina l’attualità di frate Francesco che passa dalla ripugnanza alla tenerezza e alla misericordia.  In questo tratto così peculiare della spiritualità dell’Assisiate vediamo anche un esempio efficace di quel nuovo umanesimo di cui tutti avvertiamo l’urgenza e su cui la Chiesa italiana rifletterà nel prossimo Convegno di Firenze. In questo tempo di travaglio, in cui tecnica e finanza rischiano di diventare gli arbitri indiscussi delle relazioni umane, Francesco d’Assisi, con la sua testimonianza di fraternitas evangelica, ci mostra che al centro della società deve esserci sempre la persona, affermata come bene in se stessa e nelle sue relazioni fondamentali, con gli altri, con il creato e con Dio.

4. La straordinaria capacità di incontro del santo di Assisi con persone di diverse culture, condizione sociale e religioni – si pensi al celeberrimo incontro con il Sultano – ne fa per noi un sicuro punto di riferimento per vivere con coraggio nella società plurale, nel tempo del meticciato di culture, promuovendo la vita buona per tutti.  Francesco è stato davvero «colui che nella sua vita riparò il tempio e… premuroso di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio» (Sir 50, 1.4); con ciò egli è stato anche un riformatore della vita in comune tra gli uomini. Lungo i secoli fino ad oggi egli continua ad essere riconosciuto come “un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come il sole sfolgorante” (Sir 50,6-7). Il Santo di Assisi fu promotore tra fazioni diverse e avverse di perdono e di riconciliazione, come documenta una strofa del celeberrimo cantico di Frate Sole: “Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore” (Cant 10). Salutava ogni persona con le parole che l’Altissimo stesso gli rivelò: “il Signore ti dia Pace” (2Test 23).

5. Lo stesso Cantico, legato agli ultimi anni della vita di Francesco, quando portava ormai nel suo corpo “le stigmate di Gesù” (Gal 6,17), rappresenta indubbiamente – come ha ricordato il Santo Padre nella sua enciclica Laudato si’ – un richiamo potente ed incisivo alla responsabilità per la casa comune che ciascuno deve avere. Francesco d’Assisi è davvero testimone di quella ecologia integrale (Laudato si’ 137-162) di cui abbiamo bisogno per vivere in profonda armonia con noi stessi, con gli altri, con la realtà e con Dio. Il Santo di Assisi, come afferma Papa Francesco, è “l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. … In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore” (Laudato si’, 10).

6. Cosa chiediamo dunque al Signore per l’intercessione di San Francesco? Ripetiamo dal profondo del cuore l’invocazione che ha concluso l’accensione della lampada: «Fa’ o Francesco che il popolo italiano, fedele alle radici cristiane, vivendo in comunione e fraternità, concorra con l’Europa al progresso dell’umanità, per il bene e la pace di tutti» (Preghiera del vescovo dopo l’accensione della lampada votiva). «Il Signore mostri il Suo volto ed abbia di noi misericordia». Per questo siamo qui. La lampada che continuerà ad ardere presso la tomba del Poverello, grazie al dono dell’olio, sarà una preghiera continua. Per tutti. Amen.

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Per un approfondimento cfr. P. Martinelli – P. Messa, Francesco e la misericordia, EDB, Bologna 2015, pp. 80, euro 6,50.

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ZENIT Staff

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