Shrine of Saint Gabriel of Our Lady of Sorrows at Isola del Gran Sasso d'Italia

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La vita nei monasteri è tutt’altro che monotona

Al raduno internazionale delle monache passioniste, che si conclude oggi al Santuario di San Gabriele (Teramo) tante novità che smontano i pregiudizi sulle monache di clausura

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Scontente, recluse e fuori dal mondo? Tutt’altro. Le monache di clausura si sentono libere e felici come nessuno al mondo. E usano internet  per essere al passo con la modernità.  Insomma, la vita scorre tra contemplazione, allegria, attenzione alle nuove tecnologie.

Ma non mancano anche situazioni particolari, come in un monastero USA dove è normale accogliere persone anche non cattoliche per ritiri o convegni spirituali. Ma tutte le monache americane dei cinque monasteri negli USA hanno anche una missione speciale: pregare per le vittime della pedofilia, soprattutto quelle  causate da vescovi, sacerdoti e religiosi.

Al raduno internazionale delle monache passioniste, che si conclude oggi domenica 4 ottobre al Santuario di San Gabriele (Teramo), si incontrano esperienze da tutto il mondo.

Suor Theresa ha 49 anni ed è entrata in clausura quando ne aveva 24. Lei vive in un monastero della Corea del Sud.

Perché si entra in clausura?

“Sono entrata in monastero perché volevo partecipare alla Passione di Gesù con la mia vita contemplativa e di preghiera. Io mi sento libera e felice perché ho scelto questa vita con piena libertà. La nostra non è una vita intrappolata, anzi è una vita più libera e allegra delle altre”.

Qualcuna di loro si sente forse reclusa o insoddisfatta per la scelta fatta?

Non è certo il caso dell’italiana suor Teresa, entrata in giovane età in clausura. Aveva solo 19 anni e oggi, a 55 anni, afferma con forza: “Non siamo assolutamente recluse, né insoddisfatte. Ciò che ci fa stare in clausura non è imposto dall’esterno, ma è un’esigenza interiore nostra di avere quei mezzi necessari, come il silenzio e la solitudine, per meglio poter vivere il nostro servizio di preghiera che ci fa avvicinare a Dio. In effetti noi ci sentiamo più libere e felici di coloro che nel mondo rischiano di essere i veri “reclusi”, perché lontani da Dio”.

Come si fa a convincere oggi a entrare in monastero una ragazza “nativa digitale” e che naviga in internet dalla mattina alla sera?

“In monastero – continua suor Teresa, superiora del monastero di Genova – si entra solo se chiamate da Dio. Ma se ti accorgi che il tuo correre tutto il giorno, anche navigando in internet, non ti riempie il cuore, fermati un momento! Vieni e vedi una realtà che forse ti stupirà per la gioia e la serenità che troverai. Se vuoi un assaggio, cerca su Google: Passioniste Italiane. Sì, perché in molti monasteri usiamo anche internet e alcuni nostri monasteri curano anche pagine web”.

E la conferma arriva da suor Sandra, colombiana, appena 36 anni, la più giovane del raduno.

“Il nostro impegno principale è la contemplazione. Però non ci può essere contemplazione se il nostro sguardo non è rivolto al mondo. Esso è il nostro luogo di impegno. E’ chiaro che utilizziamo le nuove tecnologie perché, se vogliamo essere al passo con il mondo, non possiamo rimanere passivi”.

Il raduno internazionale si conclude oggi, domenica 4 ottobre, con la solenne messa celebrata da padre Luigi Vaninetti, superiore provinciale dei Passionisti di Italia, Francia e Portogallo.

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ZENIT Staff

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