Uno dei più grandi e stimati maestri delle cerimonie, professore di liturgia in Vaticano, a causa di un incidente ebbe gravi lesioni alle gambe e alle braccia. L’invalidità non gli permetteva di celebrare “dignitosamente” l’eucarestia.

In quel periodo quindi celebrava da solo la Messa nella cappella privata. Ma un giorno fu visto dai suoi discepoli che rimasero scandalizzati: lui, così esigente per i più piccoli e minuziosi particolari delle cerimonie liturgiche, si faceva il segno della croce con la sinistra; lui, così ligio al cerimoniale liturgico, non faceva le genuflessioni, né gli inchini prescritti. Lui, che dava tanta importanza alle vesti liturgiche, celebrava solo con la stola.

Dopo alcuni giorni seppe di essere stato “spiato” dai suoi alunni. Non potendo lui stesso recarsi all’università, invitò quelli del suo corso a casa sua. Ha avuto così l’opportunità di giustificare il proprio “scandaloso” comportamento liturgico, di rettificare alcune parti del suo insegnamento, ma soprattutto di richiamare e sottolineare il fondamento di tutta la liturgia.

Questa la sua lezione:

Il punto più alto della liturgia Gesù l’ha vissuto e celebrato quando non appariva più Lui, uomo trentatreenne, affascinante, nella sua splendida veste inconsutile, nè lo si poteva più ammirare mentre camminava pacato, solenne, benedicente tra le folle osannanti. Il culmine della liturgia Gesù lo toccò quando lo si vide sfinito, sfigurato, in preda a convulsioni, nudo… Un “verme e non uomo”, il volto senza apparenza, era la trasparenza del “più bello tra i figli degli uomini”.

Non più il parlatore, seduto tra i dottori, a confondere i sapientoni con la sua superiore dottrina; non più il taumaturgo dai gesti sorprendenti e miracolosi. Ma un uomo che agonizza e muore: questo è il volto di Dio, il volto dell’Amore. L’Amore che è per definizione “dare la vita per gli altri”. Gesù sacerdote e vittima.

L’uomo è sacerdote e vittima non solo e non tanto mentre, con ieraticità e dignità sacerdotale, celebra la messa: liturgia di tutte le liturgie; non solo quando, con profondità e precisione di termini, parla agli altri dell’amore crocifisso. Ogni uomo è sacerdote e vittima soprattutto quando, incapace di parlare e di agire, offre l’annientamento, l’avvilimento delle proprie capacità umane, la distruzione delle apparenze; fa del suo scomparire agli occhi degli uomini un dono prezioso per gli uomini stessi.

La bellezza del volto di Dio-Amore traspare in tutto il suo splendore quando per amore, sulla croce, scompare il volto dell’uomo. È lo “scandalo” provocato dalla liturgia vissuta. Solo chi dona la vita, trova, ‘celebra’ la vita.

Ciao da p. Andrea

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