Dopo la recita dell’Angelus di oggi, papa Francesco ha ricordato la beatificazione del vescovo siro-cattolico Flaviano Michele Melki (1858-1915), avvenuta stamattina ad Harissa, Libano.
“Nel contesto di una tremenda persecuzione contro i cristiani, egli fu difensore instancabile dei diritti del suo popolo, esortando tutti a rimanere saldi nella fede”, ha commentato il Santo Padre.
La vicenda di Melki ha dato al Pontefice lo spunto per sottolineare ancora una volta che “in Medio Oriente e in altre parti del mondo, i cristiani sono perseguitati” e che “ci sono più martiri che non nei primi secoli”.
“La beatificazione di questo Vescovo martire – ha proseguito – infonda in loro consolazione, coraggio e speranza, ma sia anche di stimolo ai legislatori e ai governanti perché ovunque sia assicurata la libertà religiosa. E alla comunità internazionale chiedo di fare qualcosa perché si ponga fine alle violenze e ai soprusi”.
Di seguito il Papa ha ricordato i “numerosi migranti” che “hanno perso la vita nei loro terribili viaggi”, chiedendo preghiere per loro.
La preghiera di Francesco è andata anche ai settantuno profughi, tra cui quattro bambini, trovati morti asfissiati in un camion in Austria, lungo l’autostrada Budapest-Vienna.
Rivolgendo il suo cordoglio al cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, oggi presente all’Angelus, il Pontefice ha affidato ciascuna delle vittime “alla misericordia di Dio”, chiedendo al Signore di “aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana”.