“Nella nuova mappa mondiale del lavoro l’Italia conserva un posto speciale nei manufatti di alta e altissima qualità”, ed è iniziato “un momento di nuova generazione, soprattutto per la figura di papa Francesco, per cui siamo tornati ad investire in umanità”.
Lo ha detto al Meeting di Rimini, lo scorso 24 agosto, Brunello Cucinelli amministratore delegato della SpA omonima, un’impresa di altissima qualità che si occupa della produzione di abbigliamento pregiato in cashmere, i cui prodotti vengono esportati in oltre 59 paesi nel mondo.
Secondo l’imprenditore “gli italiani sono il primo popolo ad aver percepito il declino del consumismo e per governarlo occorre usare la scienza ma anche la poesia, miscelare mente e cuore”.
Per Cucinelli bisogna agire “come faceva san Benedetto, bisogna bilanciare la vita tra lavoro e preghiera, e a far lavorare troppo si ruba l’anima”.
Il presidente di LegaCoop Mauro Lusetti ha ribadito che “ancora oggi il movimento cooperativo garantisce il rinnovamento ed un’ampia possibilità di esprimersi e di cambiare la propria vita”.
Lusetti ha messo in guardia dal rischio dell’omologazione, nel senso che le logiche utilitaristiche del mercato potrebbero cancellare l’ideale cooperativo.
“Quando le cooperative non perseguono più la risposta ai bisogni delle persone che le costituiscono – ha detto – inciampano”, così “non si occupano più della persona nella sua interezza, che nel mondo cooperativo significa welfare aziendale, formazione, crescita”.
Frédéric Thil, amministratore delegato di Ferrero Spa, ha spiegato che “il lavoro deve piacere e il manager deve saper trasmettere questo piacere a quelli che si riferiscono a lui, perché in azienda ciò che lascia il segno è l’attaccamento delle persone”.
La questione discriminante, secondo Thil, è ragionare secondo la logica della borsa, basata sulla crescita trimestrale dei parametri del profitto, o invece su quella del capitale umano.
“Naturalmente il nostro conto economico è solidissimo – ha sostenuto – ma noi preferiamo parlare di capitale umano piuttosto che di costi di struttura, e non ci impensierisce aspettare alcuni anni per formare la presenza aziendale in un nuovo mercato”.
In merito alla considerazione non solo utilitaristica del capitale umano per Cucinelli “l’azienda è una fabbrica di geni, di diversa natura e quantità, e sono un sostenitore più del genio che non dello studio. Occorre lavorare e osare, ma dando rispetto al lavoro”.
Lusetti ha aggiunto che “le cooperative non sono le aziende che inseguono l’affare del secolo. Anche i meccanismi statutari sono fatti per non mettere in crisi i successori”.
E Thil ha concluso affermando che la chiave della gestione delle persone è l’aspetto sociale. “Noi abbiamo più tempo perché non siamo vincolati dalla borsa”.