La presentazione della mostra Opus Florentinum. Piazza del Duomo a Firenze tra fede, storia e arte è stata l’occasione per il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori per parlare di immigrazione e delle radici cristiane della sua città e del prossimo convegno ecclesiale nazionale.
L’esposizione, visitabile in questi giorni al Meeting di Rimini, intende offrire uno spunto di riflessione sul legame tra arte e fede cristiana. A sua volta, l’arte “è legata all’umano perché è la sola capace di colmare la mancanza del cuore dell’uomo con la presenza di Cristo”, ha detto il porporato, riallacciandosi al tema di questa edizione del Meeting, ispirata a un verso di Mario Luzi, una cui opera – Opus Florentinum – ha anche dato il titolo all’attuale mostra.
La mancanza che l’uomo patisce, ha proseguito Betori, è colmabile soltanto con Cristo, che è “il messaggio vero del nuovo umanesimo, quello che dà spazio alle aspirazioni dell’uomo senza cacciare Dio, che si preoccupa di rendere manifeste le ragioni di Dio non come alternativa all’uomo ma come complemento”.
I principi del nuovo umanesimo, ha ricordato l’arcivescovo di Firenze, saranno al centro del prossimo convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre).
Al pubblico del Meeting, il cardinale Betori ha dichiarato che “siamo tutti immigrati”, poiché i primi cristiani in Firenze erano “dei siriani e dei greci”, come è dimostrato dalle “lapidi che sono dentro l’antica chiesa di santa Felicita, a due passi dal Ponte Vecchio. Se non avessimo accolto quei profughi, quei migranti, non saremmo mai diventati cristiani noi fiorentini”, ha aggiunto il porporato.