La Chiesa non è “contro nessuno”, tuttavia “applicare gli stessi diritti della famiglia ad altri tipi di relazione è voler trattare allo stesso modo realtà diverse”. Lo ha dichiarato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in un’intervista al Corriere della Sera, rispondendo ad una domanda sulle unioni civili.
Secondo il porporato, l’equiparazione giuridica tra la famiglia e le convivenze di fatto “è un criterio scorretto anche logicamente e, quindi, un’omologazione impropria”. Bagnasco ha quindi ricordato che i diritti individuali dei “singoli conviventi” (non delle coppie in quanto tali), “sono già riconosciuti in larga misura a livello normativo e giurisprudenziale”.
La Chiesa, ha proseguito il presidente della CEI, “crede nella famiglia quale base della società, presidio dell’umano e garanzia per vivere insieme”, in quanto “la famiglia come è riconosciuta dalla nostra Costituzione e come corrisponde all’esperienza universale dei singoli e dei popoli: papà, mamma, bambini, con diritti e doveri che conseguono il patto matrimoniale”.
Nella medesima intervista, Bagnasco ha negato che vi siano divisioni nella CEI tra la ‘vecchia guardia’ e le nuove file di vescovi emersi con il pontificato di papa Francesco. Si tratta, a suo avviso, di “schemi che rispondono a categorie più sociologiche che ecclesiali”.
“Ai vescovi – ha aggiunto – non appartengono certe contrapposizioni che si leggono: lo dice la nostra storia di fedeltà piena e di collaborazione cordiale ai papi, alle loro indicazioni sia dottrinali che pastorali”.
Sul tema dell’immigrazione, il porporato ha ribadito che la sede più adeguata per affrontare il problema è “a livello mondiale, perché si tratta di accogliere e anche di dare possibilità di futuro, tenendo conto dei contesti”.
Al tempo stesso, ha puntualizzato il presidente della CEI, “è urgente da una parte aiutare i Paesi di provenienza e, dall’altra, perseguire con rigore scafisti e altri oscuri decisori che speculano sulla pelle dei disperati”. [L.M.]