Al cuore di ogni mancanza c’è la nostalgia di un Padre da cui ci siamo allontanati. Un Padre che soffre anch’egli per la medesima lontananza e ne soffre più dei figli.
Il tema del Meeting di Rimini di quest’anno, Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno, incanala il visitatore lungo un percorso che, partendo da Mario Luzi, conduce ai Vangeli del Figliol Prodigo, del Giovane Ricco e della Samaritana.
Lungo questi sentieri dello spirito si è inoltrato ieri pomeriggio, padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine dei Cistercensi, introdotto ai visitatori del Meeting dalla presidente Emilia Guarnieri.
È proprio la dicotomia mancanza/pienezza che fa pulsare il cuore umano e l’uomo, dinnanzi alla mancanza, può optare tra il ‘bluffare’ a se stesso, perseguendo pienezze fasulle o ad autopersuadersi di una soddisfazione inesistente, o ancora, in modo più autentico, ammettere la propria ferita e mettersi in un atteggiamento di ricerca.
Quand’è tuttavia che scatta la percezione della mancanza? È necessaria una grande e rara sincerità con se stessi per arrivare a questa ammissione e il vero punto di partenza è l’iniziale non conoscenza dell’oggetto mancante del proprio desiderio.
Non c’è nessuna folgorazione improvvisa in questo processo: è necessario essere ‘educati’ alla percezione della mancanza, viverla come il frutto di un cammino più o meno lungo, tuttavia, “non è necessario attendere la fine della vita per rendersene conto”, ha sottolineato padre Lepori.
“Ci vuole qualcosa che faccia sussultare in noi la coscienza della mancanza che ci invade, che ci affoga”, ha detto il religioso, raccontando di aver sperimentato questo percorso esistenziale, laddove a 17 anni incontrò il “volto vivo” di Cristo e della Chiesa, in quella che diventò poi la sua comunità.
Di fronte all’incontro con la “realtà positiva” di Cristo, l’uomo comprende poi cosa gli era mancato. È un po’ quello che avviene con il Giovane Ricco, cui Gesù dice: “seguimi!”; quasi a sottintendere: “Sono Io che ti manco…”. Non gli chiede di “cambiare vita”, quanto piuttosto di “vivere con Lui perché è questo che cambia veramente la vita reale”. La risposta alla mancanza è la chiamata di Dio a partecipare attivamente alla Sua missione.
Nella sequela di Cristo, emergono però molteplici tentazioni, a partire dal domandarsi se sia “veramente Cristo che manca al cuore dell’uomo”. Quest’ultima è una tentazione che si può vincere se si fa “riferimento al Padre”. Pietro, tuttavia, sebbene rinneghi Cristo, non potrà rinnegare il suo desiderio di pienezza.
La chiave di tutto, infatti, è proprio nella mancanza, nella nostalgia che il Padre prova per i propri figli e che supera di gran lunga la vicendevole nostalgia dei figli per il Padre. Il segno di questa mancanza è proprio nella persona del Figlio che il Padre viene a donare all’umanità.
L’agonia di Gesù in croce è invece nella non corrispondenza tra il desiderio inespresso dell’uomo per Lui e il desiderio manifesto di Cristo per l’uomo.
“La ferita che proviamo non deriva dunque da qualcosa di negativo ma da una bellezza e da una letizia che ci mancavano”, ha proseguito padre Lepori.
E la Resurrezione è proprio la festa del nostro ritrovamento da parte di Colui al quale manchiamo e che mancava a noi. “Soprattutto l’ultimo dei perduti ha nel cuore di Dio uno spazio infinito di attesa, di desiderio, un abisso di amore misericordioso che arde di abbracciare, baciare, chi è perduto”, ha commentato Lepori.
In effetti, ha osservato il padre cistercense, il verbo “adorare” deriva da “ad os”, ovvero “dalla bocca” e richiama il “bacio”. L’adorazione cristiana, quindi, è proprio “lo starci all’abbraccio e al bacio di un Dio a cui si ritorna”.
Se il mondo imparasse “dall’abbraccio di Dio ad andare verso tutti, e accogliere tutti”, nascerebbero “una cultura nuova”, un “mondo nuovo” e una “soluzione diversa dei mille e tragici problemi del mondo di oggi”, ha sottolineato Lepori verso la conclusione dell’incontro.