Mercoledì scorso era la festa, oggi è il lavoro il punto focale dell'Udienza generale del mercoledì di Papa Francesco. Il ciclo di riflessioni sulle tre dimensioni che scandiscono il "ritmo" della vita famigliare - festa, lavoro, preghiera, tutti elementi "complementari" tra loro - segna dunque una nuova tappa con questa catechesi pronunciata di fronte a centinaia di fedeli e pellegrini riuniti in Aula Paolo VI, non per ripararsi dalla calura di agosto, bensì da un insolito diluvio di fine estate.
A loro Bergoglio parla di lavoro quale dimensione 'sacra' per la famiglia, dove i genitori con il loro esempio educano i figli a lavorare "per il bene della famiglia e della società", ma 'sacra' anche per la stessa persona umana, esprimendone la "dignità" al punto che la mancanza di occupazione "danneggia lo spirito". “Io mi rattristo - afferma infatti a braccio il Santo Padre - quando vedo che non c’è lavoro, che c’è gente senza lavoro, che non trova lavoro e che non ha la dignità di portare il pane a casa. E mi rallegro tanto quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per il lavoro, per trovare posti di lavoro e per cercare che tutti abbiano un lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignità a una famiglia. E dobbiamo pregare perché non manchi il lavoro in una famiglia”.
"Lavorare – ripeto, in mille forme – è proprio della persona umana", soggiunge il Papa. "Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò si dice che il lavoro è sacro. E perciò la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un 'mercato' divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale". Il lavoro, - rimarca - "è necessario per mantenere la famiglia, per crescere i figli, per assicurare ai propri cari una vita dignitosa. Di una persona seria, onesta, la cosa che più bella che si può dire: 'È un lavoratore, proprio uno che lavora, è uno che nella comunità non vive alle spalle degli altri. Ci sono tanti argentini oggi, ho visto, e dirò come diciamo noi: ‘No vive de arriba’, capito? E in effetti il lavoro, nelle sue mille forme, a partire da quello casalingo, ha anche cura del bene comune". Per questo San Paolo ammonisce i cristiani: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi».
"Ma è una bella ricetta per dimagrire questa, eh? Non lavori, non mangi!". "No - sottolinea il Papa - l'Apostolo si riferisce esplicitamente al falso spiritualismo di alcuni che, di fatto, vivono alle spalle dei loro fratelli e sorelle 'senza far nulla'". Invece, "l’impegno del lavoro e la vita dello spirito, nella concezione cristiana, non sono affatto in contrasto tra loro". "Preghiera e lavoro - afferma Francesco - possono e devono stare insieme in armonia, come insegna San Benedetto. La mancanza di lavoro danneggia anche lo spirito, come la mancanza di preghiera danneggia anche l’attività pratica".
Al pari della festa, dunque, il lavoro è anch'esso parte del disegno del Creatore. Lo testimonia il libro della Genesi in cui Dio affida "alla cura e al lavoro dell’uomo" la terra "casa-giardino". "Non è romanticismo, è rivelazione di Dio; e noi abbiamo la responsabilità di comprenderla e assimilarla fino in fondo", spiega il Pontefice, citando uno dei passaggi chiave del’Enciclica Laudato Si’: "La bellezza della terra e la dignità del lavoro sono fatte per essere congiunte". "La terra diviene bella quando è lavorata dall’uomo, vanno insieme tutte e due", aggiunge.
In quest'ottica ne consegue che "quando il lavoro si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita", provoca un "avvilimento dell’anima" che, a sua volta, "contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo...". "La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta", e i danni colpiscono soprattutto le famiglie più povere. Infatti, osserva Bergoglio, "la moderna organizzazione del lavoro mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro". Ma di quale produttività si parla? E per chi? "La cosiddetta 'città intelligente' è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani", rileva il Vescovo di Roma, "a volte chi progetta è interessato alla gestione di forza-lavoro individuale, da assemblare e utilizzare o scartare secondo la convenienza economica".
Perciò "la famiglia è un grande banco di prova" e "quando l’organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!", ammonisce il Papa. "Le famiglie cristiane ricevono da questa congiuntura una grande sfida e una grande missione - soggiunge -. Esse portano in campo i fondamentali della creazione di Dio: l’identità e il legame dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo".
La perdita di questi fondamentali "è una faccenda molto seria", e "nella casa comune ci sono già fin troppe crepe!". "Il compito non è facile" - ammette Papa Francesco -, a volte "può sembrare alle associazioni delle famiglie di essere come Davide di fronte a Golia… ma sappiamo come è andata a finire quella sfida! Ci vogliono fede e scaltrezza". "Dio - è quindi il suo auspicio finale - ci conceda di accogliere con gioia e speranza la sua chiamata, in questo momento difficile della nostra storia. La chiamata al lavoro per dare dignità a se stesso e alla propria famiglia".
Per leggere il testo completo della catechesi si può cliccare qui.