L’amore. Un sentimento pervasivo, onnipresente, che assume mille “travestimenti” diversi: dalla tenerezza del nucleo familiare al trasporto passionale dell’innamoramento, dalla vocazione altruistica del volontariato al carattere disinteressato dell’amicizia, dall’afflato mistico dell’amore sacrale all’offerta sacrificale del martire… Un sentimento in grado di esaltarci con la sua presenza o di deprimerci con la sua assenza. Foriero di tenere attese o di cedimenti nostalgici. Un sentimento che nasce con la vita stessa. Iscritto nelle leggi della natura e nel DNA dei nostri cromosomi.
Gli scienziati provano a decodificarne la matrice biologica fotografando con tecniche computerizzate gli strati del cervello. E scoprono che l’amore si manifesta con effervescenze di luce che irradiano le aree della materia cerebrale. I poeti quelle “effervescenze” le conoscono da sempre, perché da sempre scansionano le scaturigini del sentimento con strumenti non meno potenti: la sensibilità e la creatività dell’intuizione artistica.
Verrebbe da pensare che, dopo circa tremila anni di esercizi stilistici e creativi, la poesia possa aver esaurito (od essere prossima a esaurire) i suoi argomenti. Ma Goethe ci avverte che, anche se “tutto” è stato già detto in merito all’amore, i poeti devono comunque andare avanti per la loro strada, senza lasciarsi impressionare. Forse perché quel “tutto” non può mai essere esaustivo dell’esistenza, capace di riproporsi in una miriade di sfumature inedite, illimitate come gli astri dell’universo.
In effetti l’amore, come tutte le esperienze che caratterizzano la nostra specie, vive le alternanze connesse alla ciclicità della vita. E questo accade sia a livello individuale che a livello collettivo; nella vicenda di una singola persona, o negli inevitabili corsi e ricorsi della storia.
Se dovessimo domandarci qual è oggi lo stato di salute dell’amore, probabilmente la risposta non sarebbe confortante. La società secolarizzata ha, via via, confinato anche questo sentimento nel lussureggiante ipermercato degli oggetti in vendita. Gossip, consigli per la sessualità, tecnologie riproduttive, flirt sui social network: sono queste le analogie correnti con l’amore cui viene identificato nei mezzi di comunicazione di massa. Se ne parla troppo. E quasi sempre in modo fuorviante.
Ma qui interviene un’altra legge dell’esistenza. Ogni qual volta una verità di fondo viene calpestata e compressa al di là di un certo limite, ecco che scatta la reazione inversa. Nell’ambito dell’emozione individuale, come nel campo delle logiche sociali. È un meccanismo che ha determinato il fallimento di tutti i totalitarismi che si sono avvicendati nella storia. Perché minacciavano istanze di fondo: la libertà, l’amore, l’anelito religioso…
Questa “reazione inversa”, in un mondo caduto in ostaggio del materialismo economico, s’identifica oggi nella figura di papa Francesco. Un uomo, un pontefice, che mette in discussione la “cultura dello scarto”, frutto malato dell’ideologia del nostro tempo. E milioni di persone, nel mondo, lo ascoltano, lo seguono, vedono in lui una possibilità di riscatto.
“Siate rivoluzionari, andate controcorrente!”, raccomandò papa Francesco ai volontari della GMG di Rio de Janeiro. “Ribellatevi a questa ‘cultura del provvisorio’ che, in fondo, crede che voi non siate capaci di amare veramente”.
Sono parole, quelle di Francesco, in cui si avverte la radicalità dell’amore come deterrente al degrado etico dei nostri tempi. E la poesia? In sintonia con le argomentazioni suddette, abbiamo il piacere di presentare un autore che, della radicalità dell’amore, ha fatto il centro della sua ispirazione. Giuseppe Maria De Lillo è un giovane uomo impegnato nel sociale che rivela una originale capacità di espressione semantica (“ammutinare il cuore”, “ruggiscono di tenerezza”…) che asseconda la naturale musicalità dei versi.
La sua arte della parola non registra momenti di ripiegamento o smarrimento, ma, al contrario, rappresenta una sfida alle contrarietà della vita per conquistare una più alta coscienza di noi stessi. Emblematica la poesia che pubblichiamo in apertura, composta di pochi versi ma capace di lasciare un segno nella sua incisiva proposta di “manifesto” esistenziale e inno alla vita.
UN AMORE RADICALE
Rinunciare a ricercare
un amore radicale
è
disertare la vita
ammutinare il cuore
e in un deserto
ammainare le stelle…
*
Una cosa è certa: se per un imprevedibile “incidente” della natura, dovesse scomparire dalla nostra sfera percettiva la capacità d’avvertire il sentimento d’amore, la vita non sarebbe più la stessa. Anzi, nemmeno esisterebbe, visto che anch’essa nasce dall’amore. Ma naturalmente questo non è possibile e, per quanto vessato, tradito e umiliato, l’amore riafferma in ogni istante la sua presenza come sorgente di vita.
OCCHI PIENI D’AMORE
Occhi
pieni d’amore
di vero amore
rossi più della neve
ruggiscono di tenerezza
narrano d’infinito
e ti trafiggono di pace
Perché anche in mezzo
agli sconvolgimenti
del mondo
L’amore sta
L’amore non retrocede
L’amore resta
e grida ai venti
e al mare in tempesta:
non avere paura
io
sono e sarò con te…
*
E per concludere, una poesia che poggia su una metafora assolutamente attuale. Harrods è un grande magazzino della Londra più ricca ed esclusiva, diventato una sorta di icona del lusso. Sarebbe facile farne l’occasione di una normale contestazione etico-culturale. Ma lo sguardo del poeta è molto più profondo. De Lillo arriva a intravedere, anche nel superficiale consumismo, una sorta di anelito al “di più” che connota la natura umana (“Harrods è come la vita: / una meraviglia scintillante / inafferrabile ed incontenibile”). Traccia inequivocabile del richiamo verso l’assoluto sedimentato nelle profondità del nostro inconscio.
COME FOTOGRAFARE HARRODS?
Come fotografare Harrods senza
l’amara consapevolezza
di perderti qualcosa?
come descriverlo
senza omettere quasi tutto?
Harrods è come la vita:
una meraviglia scintillante
inafferrabile ed incontenibile
Tanto più l’assapori
tanto più cogli il gusto
di quanto ne perdi
scivola via
magnifica e seducente
da ogni parte…
come il suo sguardo
a bruciapelo
di striscio
dolce e malinconico
come una
scheggia d’esistenza
che ti trapassa
sfugge
e va oltre…
allora senti
che una vita
non ti basta
perché l’anima
non si accontenta
e vuole tutto
in maniera spropositata
in maniera sproporzionata
allora capisci che
questa vita non ti basta
perché
la vita reclama
ed esige
l’infinito
***
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